Impossibile non ricordare la figura imponente di un biondo
"vichingo" militante nell'Atalanta negli anni'80 e '90, alto 1.90,
dai capelli lunghi e biondi e dalla barba anch'essa lunga.
Per stazza e per aspetto fisico egli canalizzò l'attenzione e la curiosità di molti, non
avvezzi a capigliature non standard e non ancora pronti alle future treccine di
Ruud Gullit.
Chi crede, però, che Glenn Peter Stromberg vada ricordato
solo per il particolare look negli anni'80, sbaglia davvero di grosso.
Cresciuto calcisticamente in Svezia, sua terra d'origine,
muove i primi passi nel Göteborg.
Qua ha la fortuna di imbattersi in Sven-Göran Eriksson, che, intuendone le straordinarie capacità, lo impone titolare, nonostante Stromberg non sia neanche maggiorenne. Indipendentemente dalla giovane età si dimostra subito uno dei centrocampisti più interessanti di Europa, coniugando senso tattico e tecnica ad una dirompente forza fisica. Mostra, altresì, anche una discreta confidenza con il gol, caratteristica che lo accompagnerà per tutta la carriera.
Seppur definibile come mediano, riesce ad imporsi anche come
interno, disimpegnandosi con abilità nei diversi ruoli di centrocampo,
risultando decisivo sia in fase di costruzione della manovra, che in quella di
contenimento. Inoltre la proverbiale stazza lo rende insidioso negli
inserimenti nell'area avversaria, così come mastino insuperabile nel ruolo di
"rubapalloni".
Grazie al suo indispensabile contributo, il Göteborg riesce
nell'impresa di raggiungere il "triplete" nella stagione 1981/1982,
vincendo Campionato, Coppa Nazionale e Coppa Uefa.
La squadra è di ottimo livello ed annovera tra le sue file
altri due futuri protagonisti del campionato italiano, Glenn Hysen (Fiorentina)
e Dan Corneliusson (Como), oltre a vari giocatori protagonisti con la nazionale
svedese.
L'affermazione in Europa lo porta alla ribalta, mettendolo sul
taccuino di molti osservatori dei principali club continentali.
Anche a causa di alcuni problemi economici, la squadra
svedese lo cede ai portoghesi del Benfica nel gennaio del 1983, allenata
proprio da Eriksson, che fa carte false per portare con se il forte
centrocampista.
Nonostante le difficoltà iniziali, Stromberg dimostra ancora
una volta la sua forte personalità, imponendosi come faro della squadra lusitana.
In una squadra di grandissimo livello, riesce a vincere due
campionati ed una coppa del Portogallo.
Il Benfica disputerà anche la finale di Coppa Uefa 1982/1983 contro l'Anderlecht,
partita però, alla quale il biondo centrocampista non prenderà parte. Durante
tale competizione affronterà la Roma, eliminandola nei quarti, riuscendo ad
espugnare l'Olimpico nella partita di andata.
Il Benfica risulta essere una formazione di ottimo livello, che
fornisce numerosi giocatori all'emergente nazionale.
Nonostante le vittorie e le positive prestazioni, ci sono
comunque risvolti non totalmente positivi. Il centrocampista svedese disputa
solo 32 partite complessive, impreziosite comunque da ben 10 gol.
Anche con la nazionale svedese ha un impatto dirompente,
dando un assaggio delle sue potenzialità proprio contro l'Italia nel girone di
qualificazione al successivo europeo. Nella prima partita in Svezia, l'Italia
viene sconfitta per 2-0 e Stromberg raddoppia al 56°. Nella partita di ritorno,
a Napoli, la Svezia si impone per 3-0 e Stromberg è autore di una doppietta.
Al termine della seconda stagione in Portogallo, sembra
giunto il tempo di una nuova esperienza ed in molti attendono la chiamata da un
altro top team europeo. Ed in effetti sono tante le squadre blasonate che
bussano alla porta del Benfica per ottenere le prestazioni dello svedese, che
oltre ad essere bravo, risulta essere un vincente.
Nell'estate del 1984 Glenn Peter Stromberg passa
all'Atalanta, creando un rapporto fantastico ed indissolubile, che lo porterà a
terminare la carriere in terra orobica dopo 8 stagioni.
A Bergamo diventa un simbolo, ancora ricordato e celebrato
dai tifosi orobici.
La sua forte personalità ed il suo spirito combattente lo
portano ad essere nominato capitano ben presto, impreziosendo ancora di più le
imprese compiute dall'Atalanta durante quegli anni.
Si può ben dire che l'asso svedese lega il suo nome alle più
importanti partite in campo europeo della compagine nerazzurra.
Dopo due stagioni molto positive arriva, però, quella
più dolorosa, ovvero quella del 1986/1987, al termine della quale l'Atalanta
retrocede in serie B. Retrocessione che arriva anche alla luce della sconfitta
subita nell'ultima giornata a Firenze per 1-0, con gol arrivato all'89°.
Fatto ancora più curioso è lo straordinario cammino in coppa
Italia, che porta la squadra alla finale con il Napoli. La superiorità della
squadra partenopea è palese, tanto da imporsi 3-0 a Napoli e 0-1 a Bergamo. Essendo il Napoli
fresco vincitore del Campionato , l'Atalanta è ammessa a partecipare alla Coppa
delle Coppe 1987/1988
Nell'estate del 1987 quando tutti si aspettano un passaggio
ad una big del calcio italiano, in primis la Juventus, Stromberg spiazza tutti,
decidendo di giocare in Serie B, pronto a guidare la squadra ad una pronta
promozione in Serie A.
La successiva stagione è positiva e l'Atalanta si guadagna
subito il ritorno nella massima serie, garantendosi il quarto posto utile al
termine di un avvincente duello con il Catanzaro.
In modo inaspettato la squadra avanza turno dopo turno in
Coppa delle Coppe, arrivando addirittura in semifinale contro il Malines,
eliminando lo Sporting Lisbona nei quarti.
Nel doppio scontro con i belgi l'Atalanta vende cara la
pelle, inchinandosi, però, con un doppio 1-2. Stromberg gioca alla grande e da
valoroso capitano entrambe le partite, trovando anche il gol all'andata,
pareggiando quello iniziale di Ohana.
Nella successiva stagione l'Atalanta ottiene un validissimo
6° posto che la qualifica per la Coppa Uefa. La squadra, allenata con sapienza
da Emiliano Mondonico, è estremamente pratica e collaudata, avendo in Stromberg
uno dei centrocampisti più forti del campionato.
La stagione 1989/1990 vede ancora la squadra bergamasca
protagonista, ottenendo un ottimo 7° posto in campionato, risultato utile per
approdare nuovamente in Coppa Uefa. La squadra ha grande voglia di rifarsi dopo
l'eliminazione contro lo Spartak Mosca avvenuta l'anno precedente.
Nell'anno dei mondiali in Italia ed in quello dei
trent'anni, le sirene dei top club continuano ad attrarre Stromberg, che,
nonostante tutto, da ancora fiducia al progetto orobico, continuando
l'avventura ed il percorso europeo.
Durante il Mondiale, la Svezia non riesce ad imporsi in un
girone che la vede opposta a Brasile, Scozia e Costarica. La squadra scandinava
perde tutte le partite, chiudendo mestamente il girone con zero punti.
Stromberg lascia il segno nella seconda partita, segnando la rete dell'1-2 nella
sconfitta con la Scozia.
Collezionerà 52 presenze con la nazionale, approdando solo
nel 1990 alla fase finale di una competizione per nazioni, pagando la poca
competitività del calcio svedese negli anni'90.
La stagione post mondiale vede l'Atalanta arrancare in
campionato, chiuso al 10° posto, rimandando dopo due anni consecutivi, la
qualificazione europea. Proprio fuori dall'Italia la squadra regala le più
grandi emozioni, raggiungendo i quarti di finale, dove viene eliminata dei
futuri vincitori dell'Inter.
Con questa stagione termina il percorso europeo
dell'Atalanta di Stromberg. terminando un ciclo al momento irripetibile per la
formazione orobica. Nell'ultima stagione, confermando la sua straordinaria
capacità tattica, il "capitano vichingo" gioca anche da libero,
lasciando un segno indelebile nei tifosi neroazzurri.
In estrema sintesi stiamo parlando di uno dei più forti
centrocampisti degli anni'90 che solo la sorte e la lealtà verso la
maglia atalantina non gli hanno permesso una ben più ricca e vincente carriera.
Appare evidente come nei club di livello, Stromberg ha
sempre vinto il campionato, creando qualche rimpianto su cosa avrebbe potuto
fare, magari in Italia, nel contesto di una grande squadra.
Tuttavia la sua capacità di trascinare i bergamaschi al top
del calcio europeo merita una menzione speciale, regalando pagine di grande
calcio. Contesto del quale il "vichingo biondo" fa parte con merito.
Giovanni Fasani
Fonti delle foto: the local, serbenfiquista, forzahellasverona,
resport, il mucchio.
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