mercoledì 29 novembre 2017

TU QUOQUE ROBERTO, FILI MI!

Il classico "gol dell'ex" è il massimo smacco che una tifoseria possa subire, in particolar modo quando a segnarlo è una bandiera del club o, quantomeno, un idolo assoluto della stessa.
La storia del calcio è colma di calciatori che, insensibili ad ogni precedente appartenenza, decidono di dare un doppio dolore agli ex tifosi, pugnalandoli emotivamente con la beffa di un gol.
Ai nostri giorni si è sviluppata la tendenza a non esultare, cercando così di esprimere una certo rispetto per la vecchia maglia, quasi a comunicare di non provare gioia nella realizzazione, ma di aver segnato solo per obblighi professionali.
I pro e i contro di tale atteggiamento sono stati più volti discussi, considerando che precedentemente non vi era tale "rispettosa" tendenza ed il gol veniva festeggiato come tutti gli altri.
Un esempio lampante è rappresentato da un pesantissimo gol dell'ex, realizzato da Roberto Pruzzo il 30 giugno 1989 contro la SUA Roma, determinante addirittura per risolvere uno spareggio.

Nell'estate dell'anno si era materializzato infatti l'addio dell' O Rei di Crocefieschi alla maglia giallorossa, attraverso il suo passaggio alla Fiorentina.

domenica 26 novembre 2017

"MISS" MAURO RAMOS

Uno dei luoghi comuni sul calcio brasiliano riguarda la forte tendenza a considerare esclusivamente la fase offensiva a discapito di quella difensiva, portando a pensare che nella nazione dell'Ordem e Progresso non possano nascere difensori validi.
Recentemente tale adagio è stato concretamente smentito dall'apparire nell'orizzonte calcistico di valenti centrali difensivi di origine brasiliana, alcuni dei quali considerati tra i migliori interpreti del ruolo.
Precedentemente al calcio del 2000 le squadre brasiliane e la leggendaria Seleçao sembravano davvero scendere in campo con il solo scopo di segnare una rete in più dell'avversario, puntando quindi fortemente sulla eccelsa tecnica di base e sul continuo possesso palla, quale prevalente forma di opposizione agli avversari.
Ad un'analisi più attenta non possono sfuggire le figure di grandi difensori che nel corso del tempo hanno rappresentato una piacevole eccezione a tale offensiva impostazione.
Precursore della futura generazione di forti difensori brasiliani è sicuramente Mauro Ramos, centrale talmente elegante ed efficace da rappresentare ancora oggi un parametro di riferimento.


Il suo nome potrebbe benissimo ben figurare vicino ai mitici Caudillos del calcio sudamericano, dei quali fanno parte campioni quali Josè Nasazzi, Elias Figueroa e Daniel Passarella.

domenica 19 novembre 2017

CAMILLO JERUSALEM

Un personaggio come Hugo Meisl non può che essere indicato come uno degli allenatori più importanti del XIX secolo, principalmente per quanto lui fatto alla guida della nazionale austriaca.
E' proprio grazie alla sua conduzione tecnica che nasce il Wunderteam ("squadra delle meraviglie") all'inizio degli anni'30, capace di dominare a livello continentale di rappresentare un modello da emulare per le altre rappresentative.
La sua improvvisa morte nel 1937 priva la rappresentativa del suo storico allenatore, in momento nel quale le vicende politiche stanno fortemente minando l'esistenza stessa dell'Austria quale nazione.
Meisl non può così assistere all'annessione della sua nazione alla Germania nazista (Anschluss), che comporta, oltre che le evidenti conseguenze di carattere sociale, anche l'imposizione per i giocatori austriaci di andare a rinforzare la nazionale tedesca.
C'è chi si rifiuta decisamente di giocare per i dominatori tedeschi, come Matthias Sindelar, probabilmente il più forte giocatore austriaco di tutti i tempi, il quale non fa mistero della sua avversione al nazismo arrivando a disertare anche la convocazione per il Mondiale del 1938.
Il famigerato Carta Velina morirà in circostanze mai chiarite nel 1939, pagando probabilmente tale diniego ed un atteggiamento ostile nei confronti del nazismo e delle più o meno velate intimidazioni volte ad inserirlo nella nazionale tedesca.
Accanto alla sua simbolica figura vi è un altro calciatore che decide di voltare le spalle al Reich, creando meno trambusto mediatico, ma, al tempo stesso, rappresentando dal punto di vista tecnico una grave perdita per la nazionale.
Parliamo di Camillo Jerusalem squisita mezzala sinistra in grado davvero di poter fare la differenza in un quel magnifico calcio degli anni'30.


La usa predisposizione per il gioco del calcio gli permette di entrare a far parte della rosa dell'Austria Vienna nel 1930 a soli 16 anni, dopo che aver dimostrato classe e tecnica a livello amatoriale.

domenica 12 novembre 2017

RUGGERO GRAVA, IL NUOVO GABETTO

Nell'estate del 1948 il presidente del Torino Ferruccio Novo inizia una meticolosa opera di rinnovamento della squadra, andando a tesserare nuovi potenziali campioni da inserire gradualmente nell'undici titolare.
L'operazione è il frutto di una dettagliata ricerca volta a reperire quei talenti degni di poter sostituire i componenti di quello che ancora oggi è ricordato come il Grande Torino.
Il raggio d'azione non è limitato alla sola Italia, ma spazia anche per tutta Europa, essendo la squadra piemontese conosciuta in tutto il continente, dove la sua nomea di Invincibile rappresenta un sogno per ogni calciatore.
Badando poco alle spese e molto più al valore e alla futuribilità dei giocatori, arrivano a disposizione quattro elementi di sicuro valore, inizialmente proponibili come riserve dei fortissimi titolari.
Da Casale arriva a rinforzare il reparto difensivo il terzino sinistro Piero Operto, mentre il reparto di centrocampo viene ampliato dall'acquisto di Rubens Fadini, ventiduenne proveniente dalla Gallaratese.
Per quanto concerne l'attacco le scelte della società vertono tre giocatori provenienti da campionati esteri, a conferma del carattere internazionale della ricerca effettuata.
Dalla Cecoslovacchia e precisamente dallo Slovan Bratislava viene prelevata la mezzala Július Schubert, mentre dalla Francia arrivano due centravanti, il transalpino Émile Bongiorni e l'italiano Revelli Ruggero Grava, nato in Francia da genitori italiani emigrati dal Friuli in cerca di fortuna.



Su di lui si indirizzano particolarmente le speranze dell'allenatore inglese Leslie Lievesley, che in vede in lui quelle specifiche qualità che potrebbero farne il sostituto del grande Guglielmo Gabetto.

domenica 5 novembre 2017

DINO DA COSTA

I magnifici tifosi del Botafogo sono universalmente ammirati ed invidiati per avere avuto la possibilità di bearsi della giocate del grande Garrincha per ben  dodici anni, applaudendo un autentico fuoriclasse dal dribbling incontenibile.
In molti ancora oggi ritengono il piccolo Manè addirittura superiore all'icona Pelè, attribuendogli quella nomea di leggenda che la sregolata vita e la  candida spontaneità hanno alimentato nel tempo.
All'inizio degli anni'50 la prodigiosa ala brasiliana viene affiancata da altri due notevoli giocatori, diversi per caratteristiche, ma con in comune il futuro nel campionato italiano.
La punta centrale è Luis Vinicio, micidiale attaccante protagonista con più squadra nel nostro campionato, dove arriva a realizzare 155 complessivamente.
L'altro componente del tridente è una mezzapunta dalla falcata ampia e dalla tecnica sublime, teoricamente impiegabile come esterno destro, ma praticamente a sua agio in ogni zona del campo.
Stiamo parlando di Dino Da Costa, talento purissimo ritenuto con ragione uno dei giocatori più completi ad aver giocato nel nostro campionato.




Con la maglia bianconera del Botafogo fa il suo esordio nel 1951 a vent'anni, anche se il suo nome viene preso in considerazione per la prima squadra già da qualche anno.