venerdì 29 maggio 2015

LUCA CESARINI, UN ITALIANO SUI CAMPI D'ASIA E BRASILE

"Ciao, mi sono imbattuto nel tuo articolo del 2014 sulle squadre arabe e ho trovato il mio nome. Ho giocato in Giordania finché non è scoppiata la guerra in Siria e l'ambasciata ci ha suggerito di tornare in Italia. Grazie per l'articolo. Luca".

Poche e semplici righe quelle che ci sono arrivate mercoledì 20 maggio, a scriverle Luca Cesarini che riferendosi ad un nostro articolo del 2014 le mille e una squadra ha voluto ringraziarci per la piccola menzione che gli abbiamo tributato.
Luca è stato un discreto centrocampista che ha girato dal Brasile alle Filippine, passando per Thailandia e Giordania. Ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda sulle sue esperienze e ve ne riportiamo il risultato qui sotto.

martedì 26 maggio 2015

MAI SENTITO PARLARE DELLA COSTA RICA?

La recente performance della Costa Rica al Mondiale brasiliano ha riacceso l’interesse e la curiosità nei confronti del movimento calcistico del paese centroamericano, per qualche anno trascurato e lontano dalle cronache.
L’eliminazione ai rigori dei Ticos ai quarti di finale contro l’Olanda ha fatto gridare un po’ a tutti al miracolo, tenuto conto che gli uomini di Jorge Luis Pinto si sono resi protagonisti di un grande torneo, battendo nel girone squadre più blasonate come Italia ed Uruguay.
Quello che più ha sorpreso è stato l’acume tattico della squadra costaricana, coniugato ad una tecnica di base notevole, che rende più di un giocatore adatto anche al complesso calcio europeo.
La squadra di Jorge Luis Pinto tiene il campo in maniera perfetta e più di un osservatore si rende conto che la scuola costaricana è tutt’altro che arretrata.

venerdì 22 maggio 2015

UN CAGLIARI NON ALLA DE...RIVA

Sembra abbastanza fuori luogo in questo periodo storico parlare delle gioie che ha regalato il Cagliari ai suoi tifosi. E' notizia di qualche giorno fa la ridiscesa della squadra sarda in serie B, un fatto che non accadeva dalla stagione 1999/2000 quando poi i rossoblu tornarono nella massima serie 4 anni più tardi senza più lasciarla fino appunto ai giorni nostri.
Proviamo oggi a dare un piccolo sorriso a tutti gli appassionati cagliaritani facendo un notevole salto nel passato fino ad arrivare alla stagione 1970/1971, anno in cui la società sarda prese parte alla Coppa Campioni.


Cagliari e Coppa Campioni è un binomio che nella storia del calcio è esistito solo in questa sporadica stagione.

martedì 19 maggio 2015

MALEDETTO MARACANAZO

A partire dal 17 luglio 1950 la volontà di tutto il Brasile è quella di dimenticare quanto è avvenuto la sera prima, quando la squadra verdeoro viene battuta al Maracanà dall'Uruguay, vedendosi privata di quel titolo Mondiale che sentiva ormai suo.
Dopo il triplice fischio finale in tutta la nazione sudamericana si assiste a scene di scoramento e disperazione, con addirittura alcuni suicidi tra gli affranti tifosi.
Nel corso degli anni la nazionale brasiliana vincerà cinque titoli Mondiali, ma la ferita di quello che viene rinominato "Maracanazo" non viene mai totalmente rimarginata.
Ne sa qualcosa il portiere Moacir Barbosa, uno dei più forti portieri del periodo, che fino al giorno della sua morte viene insultato e deriso, in quanto ritenuto il principale colpevole della disfatta.

venerdì 15 maggio 2015

UNA SERATINA AL PIZJUAN

L'Andalusia, la famosissima regione a sud della Spagna, è spesso e volentieri ricordata per le sue meraviglie culturali e per le sue spiagge, facendone una delle mete più gettonate dei turisti di tutta Europa.
L'8 luglio del 1982 una delle due città principali, Siviglia, divenne famosa anche per una partita, per molti la più bella di sempre dopo Italia-Germania 4-3 del 1970.
Protagonisti sempre i teutonici, questa volta contrapposti alla Francia, nella seconda semifinale che metteva in palio la finalissima del Mundial da disputarsi contro l'Italia, vittoriosa nel pomeriggio contro l'ostica Polonia guidata da Lato e Boniek.
Alle ore 21 lo stadio Ramon Sanchez Pizjuan era gremito da 70.000 spettatori, tutti col cuore in gola per la partita che metteva di fronte due scuole di calcio completamente differenti; da una parte il gioco fisico tedesco e dell'altra quello più tecnico francese.

martedì 12 maggio 2015

SORPRESA AZZURRA DELL'EST

Il contributo che il calcio cecoslovacco ha dato alla causa del calcio europeo è molto significativo, tenuto conto dei giocatori cresciuti e delle squadre proposte.
Come sappiamo, dal 1993 non ha più senso parlare di Cecoslovacchia essendo tale nazione divisa ormai in due distinti stati, la Repubblica Ceca e la Slovacchia.
Prima di questa attesa scissione, lo stato dell’Europa centrale si distingue per un'ottima scuola calcistica che fa suoi i dettami tipici della scuola danubiana, adattandoli e miscelandoli in modo da ottenere buoni risultati dagli anni ’30 (finale Mondiale del 1934) fino agli ultimi anni della sua esistenza.
A livello di club possiamo ricordare le vittorie di Slavia Praga e Sparta Praga nelle Mitropa Cup, unici successi di matrice ceca peraltro ottenuti negli anni 20/30.

venerdì 8 maggio 2015

IL VERO RE MAROCCHINO

Il 9 novembre 1985 è sicuramente una data che tutto il popolo calcistico marocchino ricorderà con tremendo dispiacere.
Si sta giocando la semifinale della CAF Champions League tra il FAR Rabat, squadra marocchina e lo Zamalek, una delle più famose compagini d'Egitto.
Ad un certo momento lo stadio della capitale marocchina ammutolisce; a terra c'è Mohamed Timoumi, prolifico fantasista maghrebino che a seguito di uno scontro di gioco col poco sportivo Gamal rimedia la rottura dei legamenti della caviglia.


Alla disperazione dei sostenitori della squadra delle forze armate, si unisce un popolo intero ed il perché è abbastanza facile da intuire: di lì a 8 mesi avrà luogo il mondiale messicano del 1986.
E' una tremenda mazzata per la poco quotata nazionale rossoverde che dovrà (forse) fare a meno del suo punto di riferimento, sia in mezzo al campo che fuori. Già, perché nonostante i soli 26 anni Timoumi è già un indiscusso leader, quello che tutta la nazione vede come il trascinatore, il giocatore in grado di portare i compagni alla vittoria.
Una vittoria che alla fine arriverà in quella Champions League perché i suoi compagni giocheranno anche per lui vincendo la doppia sfida finale contro gli zairesi del Bilima.
E nulla gli impedirà, proprio in quell'anno, di essere premiato con il Pallone d'Oro africano, trofeo vinto per distacco proprio grazie alle brillanti prestazioni col club e con la nazionale, trascinata in centroamerica a suon di fantasia.


Timoumi non era solo un giocatore di calcio, era un vero e proprio eroe nazionale ed a tal proposito, per lui, si mobilitò anche il Re Hassan II che, appresa l'incresciosa notizia, ordinò ad un uno dei suoi medici più fidati (Moulay Driss, colonnello dell'esercito) di operare personalmente il fuoriclasse marocchino.
Oltre al danno fisico anche quello economico, visto che il piede fatato col numero 10 guadagnava appena il doppio del salario medio marocchino (circa 3.000 franchi francesi dell'epoca) che garantiva a lui ed alla sua famiglia (mamma e 5 tra fratelli e sorelle, il papà morì prematuramente) una dignitosa vita. A seguito dell'infortunio lo stipendio si ridusse sensibilmente per un breve periodo.
Ufficialmente non era neanche considerato un calciatore, dal momento che è stato assunto dalla segreteria delle forze armate reali, anche se quell'ufficio lui non lo aveva mai visto.
Una delle diavolerie della dittatura di Hassan II che aveva un debole per il calcio e per la classe di Mohamed, ignaro o quasi di essere sfruttato da una viscida dittatura.
Nel frattempo le cure del Dottor Driss funzionano ed a tempo record Timoumi può unirsi ai compagni destinazione Messico.


Inserita nel girone F, la squadra allenata dal brasiliano Faria sorprende tutti pareggiando a reti bianche prima con la Polonia e poi con l'Inghilterra.
Timoumi non segna, ma trascina i compagni nella sorprendente vittoria per 3-1 sul Portogallo che qualifica i maghrebini come primi nel girone.
Non ancora ristabilitosi a pieno dall'infortunio, Mohamed è di gran lunga il migliore in campo dispensando giocate d'alta classe.


Il Marocco intero è in visibilio, la nazione ha ritrovato il suo figliol prodigo ed una squadra unita e sorprendentemente temibile.
Re Hassan II in un eccesso di gioia contatterà personalmente i giocatori via telefono: "Il Marocco è fiero di voi: potete chiedermi tutto ciò che volete".
La bella avventura si interromperà negli ottavi di finale, dove un gol di Matthaus al minuto 87, qualificherà i tedeschi.
Ma per Timoumi il mondiale messicano è stata un'importante vetrina che gli consentirà di vestire la maglia del Real Murcia prima e del Lokeren poi.
Disse di lui il tecnico Faria: "Se Timoumi lascerà il Marocco lo farà per un grande club". Già cercato in precedenza da club quali Siviglia e Brest, Mohamed dovette rimanere in Marocco alla corte di Re Hassan.


Le esperienze in Spagna e Belgio non furono soddisfacenti come ci si poteva aspettare e nel 1989 fece ritorno in patria all'Olympique Khourigba; quella patria in cui è cresciuto, ha sudato e ha dovuto sottostare ad un regime con cui nulla aveva che spartire; a lui interessava solo giocare a calcio e possibilmente rendere felice in primis la propria famiglia ed un intero popolo.
Quel popolo che il 9 novembre 1985 si è bloccato per lui, ma che l'11 giugno 1986, in quel di Guadalajara, ha gioito per le giocate del suo giocatore più rappresentativo.
Un calciatore in grado di unire un popolo in uno dei momenti meno splendenti del Regno Occidentale.


Matteo Maggio

martedì 5 maggio 2015

LIBERO DI CALCIARE

Sin da quando è divenuto possibile tesserare calciatori stranieri, il campionato italiano ha guardato al Brasile come una sorta di terra di conquista, in virtú del grande fascino che la nazione sudamericana trasmette a livello calcistico.
Tanti sono i giocatori che ammaliati dal blasone e dai soldi delle nostre squadre hanno abbandonato il loro meraviglioso paese per rendere il nostro torneo maggiormente tecnico, salvo pentirsene a seguito degli effetti della "Saudade".
Quando pensiamo al tipico giocatore brasiliano non possiamo che riferirci a centrocampisti dai piedi fatati o ad attaccanti dal grande spunto e dalla classe sopraffina. Il più delle volte i dirigenti dei club italiani hanno prediletto tali caratteristiche, portando a casa qualche campione ed anche qualche clamoroso "bidone".
Solo negli anni recenti si è capito che il Brasile è in grado di crescere anche ottimi difensori e qualche valido portiere, smentendo la teoria che il calcio brasileiro sia solamente vocato alla fase offensiva e che nella loro mentalità valga il principio di fare un gol più degli altri.
Tuttavia nel 1982 i dirigenti dell'Udinese hanno la lungimirante intuizione di acquistare dal Fluminense un libero di grande classe, consegnandogli idealmente la chiavi della difesa, in un ruolo storicamente designato per i giocatori italiani.
Con l'arrivo di Edino Nazareth Filho in arte Edinho, la squadra friulana si assicura un eccelso giocatore, quasi per caso finito nel reparto difensivo, essendo dotato di tecnica purissima e di un magico destro.


Nato a Rio de Janeiro nel 1955 si mette ben presto in luce nelle giovanili della "Tricolor Carioca" diventandone un elemento imprescindibile già a 18 anni, dimostrandosi elemento completissimo in grado di comandare al meglio l'intero reparto e di impostare il gioco con personalità ed acume.
Da subito si segnala per un piede destro sensibilissimo, con il quale riesce spesso a trovare il gol e grazie al quale affina una straordinaria abilità nel battere i calci piazzati.
Pur giocando da libero o da centrale difensivo nell'interpretazione brasiliana, si dimostra molto prolifico in zona gol, proprio in virtù di una potenza e di una precisione al tiro degna di un attaccante.
A tal proposito è proprio lui a sbloccare una finale di campionato carioca contro il Gremio, regalando l'ennesimo trionfo ai tifosi della "Flu".
Le sue caratteristiche vengono notate anche dallo staff della nazionale che inizia a convocarlo nel 1977 ed un anno dopo decide di portarlo in Argentina per disputare il Campionato del Mondo.
Il Brasile termina il torneo al quarto posto ed Edinho gioca titolare le prime due gare, per poi venire accantonato in luogo di Rodrigues Neto, al quale subentra poi a partita in corso nello 0-0 contro l'Argentina, Nonostante l'utilizzo a singhiozzo desta una buona impressione e le avvisaglie di una sua rapida crescita sono notate da più di un osservatore.
Sempre con la nazionale verde-oro prende parte al Mundialito del 1980, giocato dalle squadre in grado di vincere un Mondiale nella loro storia, ad eccezione dell'Inghilterra che non vi prende parte per dissidi con la giunta militare dell'Uruguay, paese ospitante.
La squadra brasiliana perde in finale proprio contro i padroni di casa per 2-1 e per il difensore carioca è un'altra positiva vetrina.
Il 1982 si rivela un anno fondamentale per la sua carriera, in quanto ha la possibilità di partecipare al suo secondo Mondiale e, come detto, di trasferirsi in Italia.
La compagine brasiliana si presenta in Spagna come una delle favorite ed ancora oggi tale "Seleçao" è considerata una delle più forti di sempre, addirittura la più forte per alcuni.
Grazie a fuoriclasse come Falcao, Zico e Junior il Brasile domina il girone di qualificazione, salvo poi arrendersi all'Italia ed alla tripletta di Paolo Rossi.
Ad Edinho vengono concessi solo quindici minuti nella gara vinta per 4-0 contro la Nuova Zelanda, non consentendogli di dare il suo contributo ad una difesa particolarmente svagata.
A giugno come anticipato decide che è arrivato il momento di varcare l'oceano ed accetta l'offerta dell'Udinese, dopo aver vinto 3 Campionati Carioca ed aver giocato 88 partite con la maglia del Fluminense.


Il suo ambientamento è abbastanza rapido ed a parte qualche logico sbandamento si conferma affidabile libero di una squadra che termina il campionato al sesto posto.
In breve fa suoi i dettami tattici del calcio italiano e si concede sempre meno sbavature o amnesie, nonostante da buon brasiliano ami partecipare al gioco e qualche volta sganciarsi in avanti come un centrocampista a tutti gli effetti.
Di lui colpiscono il senso tattico e la personalità, caratteristica quest'ultima che gli permette di essere eletto rigorista: dei sette gol da lui segnati ben cinque arrivano proprio dagli undici metri. In tale fondamentale si distingue per una rincorsa lenta e per la freddezza nel guardare il portiere fino all'ultimo, per poi spiazzarlo con tiri molto precisi.
Ma la dote che lo caratterizza maggiormente è l'abilità sui calci di punizione, dei quali si rivela un autentico esperto.
La sua specialità è la classica punizione a scavalcare la barriera, con il pallone che va ad infilarsi dolcemente all'incrocio dei pali. La sua facilità di calcio lo porta a cercare la porta anche da distanze più proibitive, grazie a tiri potenti ma comunque sempre dotati di grande effetto "a parabola".
Nell'estate del 1983 ha un ruolo significativo nel convincere uno dei più forti giocatori al mondo a vestire la casacca dell'Udinese: pare che siano state le buone parole spese da Edinho sulla città di Udine a convincere Zico ad accettare l'offerta della squadra bianconera, la quale, a dire il vero, elargisce un ottimo stipendio per completare l'accordo.
In tal modo la società friulana costruisce su di un asse totalmente brasiliano l'intera squadra, garantendosi una qualità tecnica di primissimo livello.
Inoltre i due calciatori rendono ogni punizione un serio pericolo per gli avversari, essendo entrambi due autentici specialisti.
Il pubblico dello stadio Friuli ha la possibilità in più di un'occasione di godere di un grande spettacolo, anche se la squadra termina la stagione al nono posto.
La presenza di Zico è un valore aggiunto assoluto per l'undici friulano, ma alcuni problemi fisici e giudiziari inducono il fuoriclasse brasiliano a tornare in patria, lasciando un Udinese molto meno competitiva, in grado di raggiungere solo un deludente dodicesimo posto.
La stagione successiva il livello della squadra è il medesimo, nonostante Edinho continui a sfornare notevoli prestazioni, impreziosite dalle consuete realizzazioni.
Il 1986 è un anno importante per il libero brasiliano, in quanto ha l'opportunità di partecipare al suo terzo Mondiale, ponendosi come baluardo difensivo di una delle squadre favorite alla vigilia.
Il Brasile passa il girone a punteggio pieno ed agli ottavi dà una dimostrazione del suo immenso potenziale, battendo per 4-0 la Polonia. In tale partita va in rete anche Edinho, grazie ad un suo proverbiale inserimento finalizzato con classe e freddezza.
Come raccontato in un nostro precedente articolo, l'avventura della nazionale verde-oro si arresta ai quarti contro la Francia, quando i calci di rigore sorridono ai transalpini dopo una partita piena di emozioni.
Nel frattempo in Italia è sempre il calcio scommesse a tenere banco e l'Udinese ne viene direttamente coinvolta, subendo inizialmente la retrocessione a tavolino. Il ricorso consente alla squadra del neo presidente Pozzo di restare nella massima serie, ma le viene inflitta una penalizzazione di 9 punti.
Al termine della stagione la squadra friulana retrocede, nonostante un apprezzabile campionato e per Edinho arriva il momento di abbandonare l'Italia, rifiutandosi di giocare nella serie cadetta.
Nonostante non manchino proposte da altre società europee decide di tornare in Brasile, in una sorte di "saudade" con effetto ritardato.
In patria gioca una stagione nel Flamengo, per poi passare nuovamente al Fluminense nella stagione successiva. Chiude la carriera nel 1990 giocando per un anno nel Gremio, dove vince un Campionato Gaucho ed una Coppa del Brasile.
Nella sua seconda esperienza brasiliana risente leggermente delle fatiche accumulate in Italia e gioca saltuariamente, dimostrandosi solo in parte il grande giocatore di Udine.

Indubbiamente non si può affermare che sia un fuoriclasse, ma Edinho rientra con merito tra i migliori interpreti della funzione di libero, ruolo che in quei tempi ha reso immortali autentiche leggende
La sua capacità di coniugare abilità difensiva con doti tecniche elevate lo rendono uno dei difensori simbolo di un calcio che è andato a sparire.
Ai nostri giorni la funzione del "libero battitore" è per varie ragioni sparita, ma un calciatore come Edinho sarebbe comunque apprezzabile ed indubbiamente sarebbe "libero di calciare".


Giovanni Fasani

venerdì 1 maggio 2015

STRANI MOVIMENTI SU FIRENZE

Qualche mese fa è balzata alle cronache la partita tra Sampdoria e Genoa valevole per il 24° turno della serie A 2014/2015; o meglio, la non partita visto che l'arbitro Rocchi ha optato per rispedire tutti negli spogliatoi. Causa di tutto ciò la forte pioggia abbattutasi sulla città ligure; non ci sarebbe nulla di strano a rinviare una partita per pioggia, tranne il fatto che era prevista e si sarebbe potuto rimediare stendendo i teloni 24 ore prima.
Ancora più strano (e non di certo prevedibile) il motivo per cui si rinviò Fiorentina-Pistoiese del 27 ottobre 1954.
La partita, valevole per il campionato riserve, venne bruscamente interrotta a causa di una ventina di oggetti volanti improvvisamente materializzatisi nei pressi del campo da gioco.


Tale partita era valevole per il campionato riserve, ma l'allenatore viola Fulvio Bernardini decise di scendere in campo con due schieramenti: nel primo tempo i titolari, nella ripresa chi aveva avuto meno spazio; la Pistoiese, dal canto suo, era una squadra che militava nell'odierna Lega Dilettanti.
Poco dopo l'inizio della ripresa iniziò a veleggiare un mormorio tra gli spalti e l'arbitro non potè che interrompere la contesa.
Circa 20 oggetti delle forme più strane aleggiarono sullo stadio e su tutta Firenze; i giocatori ed il pubblico rimasero basiti davanti a tale clamoroso evento.
All'improvviso tutto diventò irreale con le persone accorse allo stadio che si bloccarono letteralmente per circa un quarto d'ora, totalmente incredule davanti ad un simile quanto singolare evento.
Ad "allietare" ulteriormente l'ambiente iniziò a cadere sul campo una specie di neve appiccicosa che va lentamente squagliandosi al contatto con le mani.
Una persona tra gli spalti riuscì a "prelevarne" un campione per farlo analizzare dalla facoltà di chimica dell'università di Firenze.
Secondo alcuni biologi si trattò di una alquanto strana ragnatela provocata da alcuni aracnoidi migratori, secondo altri sarebbero residui chimici di alcune lavorazioni tessili delle industrie fiorentine; una terza corrente di pensiero sostenne che la strana sostanza altro non era che frammenti di una paglia antiradar usata da alcuni aerei nel decennio a cavallo tra gli anni 50 e 60.


Nessuna delle tre ipotesi fu mai confermata; di certo si tratta di una delle sospensioni calcistiche più comiche che l'intera storia ricordi.
All'epoca i fatti furono raccontati da La Nazione, lo storico giornale di Firenze che raccolse numerose testimonianze il giorno dopo.
In un pomeriggio che si preannunciava di normale routine, accadde uno dei più curiosi fatti che l'umanità non è riuscita ancora a districare.
Ciò che passò quasi inosservato quel giorno fu il punteggio finale: 6-2 a favore dei viola che avevano però chiuso il primo tempo sul 2-2.

Matteo Maggio