sabato 29 dicembre 2018

THE BUDDIES GO MARCHING IN!!!

Il contesto del campionato scozzese è storicamente dominato dalla squadre di Glasgow, con sporadiche ed ormai datate interferenze di Aberdeen, Dundee United e delle due compagini di Edimburgo.
Nell'epoca di una calcio globalizzato dove il potere economico la fa da padrone, la posizione del Celtic è diventata una vera e propria egemonia, favorita dalla possibilità di acquisire giocatori fuori portata per gli altri club, nonché dai problemi finanziari che hanno ridimensionato al momento i Rangers.
Il fascino del calcio scozzese ricade molte volte nelle imprese compiute da qualche occasionale sparring partner, soprattutto nelle coppe nazionali, con i classici e meravigliosi Giant Killing.
Un piccolo club come il St.Mirren si è reso protagonista di una magnifica cavalcata in Coppa di Scozia nel 1987, quando nel magico contesto di Hampden Park ha sollevato l'ambito trofeo battendo in finale il Dundee United.
Tale indimenticabile ed al momento mai ripetuto trionfo viene nobilitato dal fatto che l'undici dei Buddies è composto interamente da giocatori scozzesi, agli ordini della figura paterna di Alex Smith.



Alcuni di loro sono delle vere e proprie leggende del club, come il portiere Israel Campbell Money, più di 400 presenze accumulate in 15 anni di costante militanza con i Buddies (preferiamo questo soprannome a Saints), comprese 8 storiche presenze nelle coppe europee. Al suo attivo anche due reti su rigore in campionato messe a segno contro Cowdenbeath e Clydebank.

domenica 23 dicembre 2018

L'ALA CON GLI OCCHIALI

In un sport vigoroso come il calcio fa specie pensare a come un giocatore possa scendere in campo con gli occhiali, strumento oltretutto limitativo durante la corsa e controproducente, ad esempio, nel momento di colpire la palla di testa.
In anni più o meno recenti viene alla mente la figura di Edgar Davids, il quale, per questioni di salute, ma, soprattutto, per questioni pubblicitarie ha indossato avveniristici quanto modaioli occhiali neri.
Scavando nella memoria non si può non ricordare l'italiano Annibale Frossi, attaccante campione olimpico nel 1934, sempre caratterizzato dai piccoli occhiali in campo.
Nella stessa epoca nell'attacco della Svizzera spiccava la figura di Leopold Kielholz, centravanti dal grande fiuto del gol facilmente riconoscibile per l'inseparabile occhiale di ordinanza.
In anni dopo la rudezza degli interventi era maggiormente tollerata e dove le lenti a contatto erano ancora e scomode, va elogiato il coraggio di chi indossasse il supporto visivo anche nel contesto di vere e proprie battaglie sportive.
Circa vent'anni dopo in Belgio inizia a farsi notare un ala destra dal dribbling secco e dall'ottima tecnica, il tutto senza mai separarsi dagli occhiali.
A giovare delle qualità di Joseph Armand "Jef" Jurion sono soprattutto i tifosi dell'Anderlecht, i quali non possono dimenticare le sue giocate ed i 10 titoli nazionali ai quali contribuisce.


Il suo rapporto con i Paars-wit inizia molto presto, nel 1954 a 17 anni, dopo essersi messo in mostra nel Ruisbroek come un ala dalle notevoli qualità specifiche del ruolo.

sabato 15 dicembre 2018

NON SOLO MOACIR BARBOSA....


" La sentenza più pesante in Brasile è trent’anni, ma la mia prigionia ne è durata cinquanta"  (Moacir Barbosa)

"Me la dai sui piedi, triangolo alle spalle di Bigode,a questo punto Augusto non può uscire sempre, deve zonare, vediamo gliinserimenti. Oppure, se devo fare uno contro uno con lui, me lo mangio" (Alcides Ghiggia).

Le due dichiarazione soprariportate, inerenti al celebre Maracanazo, riassumono in buona sostanza chi è stato etichettato come responsabile di quella che è stata una vera e propria tragedia sociale per il Brasile.
Non senza un'evidente componente di razzismo, la colpa del fallimento è stata data ai giocatori di colore della rosa brasiliana, con il portiere Moacir Bardosa messo alla gogna come l'uomo che "ha fatto perdere il Brasile".
Allo stesso modo, ma con meno eco mediatico, anche il terzino sinistro João Ferreira "Bigode" è stato meschinamente tacciato quale colpevole nell'azione di gol di Ghiggia, indipendentemente dal valore assoluto del difensore del Flamengo e dalla qualità dell'azione uruguagia.


Analogamente all'estremo difensore del Vasco Da Gama anni di ottime prestazioni e la stima di tutto l'ambiente calcistico sembrano finire in un perpetuo dimenticatoio, mettendo la parola fine alla sua carriera in nazionale e gettando nell'oblio quella nella squadra di club.

domenica 2 dicembre 2018

GOL OLIMPICO AL MONDIALE

Uno dei gol più spettacolari è indubbiamente quello segnato direttamente da corner, passato alla storia come il Gol Olimpico dopo che, nel 1924, l'argentino Cesáreo Onzari lo realizzò contro l'Uruguay, fresco vincitore del torneo Olimpico.
Per realizzare una simile prodezza occorre essere in possesso di un piede estremamente sensibile, laddove l'imprevedibilità del gesto e della relativa traiettoria debbono almeno in parte trovare la lasciva collaborazione del portiere avversario.
In Italia Massimo Palanca è ancora oggi ricordato per la sua abilità nel segnare ben 13 gol direttamente da corner, grazie ad un piede sinistro piccolo e fatato che avrebbe probabilmente meritato ben altra carriera.
In anni più recenti un altro sinistro magico, quello del Chino Alvaro Recoba, ha più volte beffato gli estremi difensori avversari dalla bandierina, inserendo il nome del lunatico uruguaiano accanto a quelli di altri possessori di piedi ugualmente sensibili (SebastianVeron, Roberto Baggio e David Beckham tra gli altri). protagonisti almeno una volta dal gol da corner.
Viene da chiedersi se un simile gesto, particolare ed insolito, possa essere stato proposto anche in un campionato del mondo, contesto massimo per vedere il proprio nome tramandato ai posteri con un'aurea di leggenda.
La risposta la quesito è sì, anche se al momento solamente una volta abbiamo avuto un Gol Olimpico al Mondiale: a segnarlo è stato nel 1962 il colombiano Marcos Coll, centrocampista sconosciuto ai più, ma che da quel momento è diventato per tutti El Olimpico.



La partita è in questione è URSS-Colombia, valevole per la seconda giornata del Gruppo 1 terminata con un pirotecnico 4-4, con la compagine sovietica fino al 68° minuto in vantaggio per 4-1.