venerdì 30 giugno 2017

LA ROSA DEL PARON

L'Argentina è da sempre uno dei punti di riferimento del calcio nostrano, diventando in molte occasioni "terra di conquista" in termini di giocatori da ingaggiare.
Sono quasi cent'anni che i nostri dirigenti guardano al calcio albiceleste in certa di talenti o presunti tali, sfruttando anche la forte presenza di immigrati italiani nella società argentina.
Nel corso degli anni sono arrivati grandi campioni, giocatori normali e qualche proverbiale bidone, il più delle volte presi sulla fiducia, fino a la figura degli osservatori ed il fenomeno dello scouting non sono diventati un'utile prassi.
Senza possibilità di vedere sul campo un giocatore era necessario fidarsi delle recensione provenienti da oltreoceano, il più delle volte esagerate per non dire false.
Viene da se che talvolta di vero non c'era neanche il ruolo stesso del calciatore: capitava infatti che modesti difensori venissero spacciati come prolifici attaccanti o superbi centrocampisti, con il solo scopo di ingolosire l'ignaro acquirente.
In questo clima di incertezza e di mal riposta fiducia nel 1954 la Sampdoria acquista dal Rosario Central un presunto formidabile attaccante, rivelatosi però tutt'altro che prolifico.
Ignara di avere a disposizione un raffinato centrocampista, la società blucerchiata si libera dopo due stagioni del giocatore, mandandolo al Padova.
Ed è proprio qua che Humberto Rosa incontra un allenatore che gli cambierà la carriera, Nereo Rocco.


Per meglio chiarire il concetto occorre ritornare nella Rosario degli anni '50 dove un giovanissimo Rosa, detto Coco, si mette in mostra con la maglia delle Canallas, mettendo sin da subito in mostra doti tecniche di alto livello.

mercoledì 28 giugno 2017

DAL KICK AND RUN AL TIKI TAKA

Estratto dal libro "Dal Kick and Run al Tiki Taka" di Danilo Crepaldi





La storia della maledizione di GUTTMAN é una di quelle storie che rendono incredibilmente bello il gioco del calcio e che per questo anche se poco ha a che fare con la tattica vale pena di essere messa nera su bianco. Al posto del tecnico ungherese venne assunto il cileno FERNANDO RIERA che ereditò da GUTTMAN la possibilità di giocarsi un'altra finale di coppa intercontinentale.
Di fronte alle aquile di Lisbona il fortissimo SANTOS di PELÈ (altra squadra che si schierava con il 4-2-4) che vincendo entrambe le partite fece sua la coppa. Nella stagione successiva i rossi di Lisbona conquistarono la terza finale di coppa dei campioni consecutiva. A Wembley fu il MILAN di NEREO ROCCO a contendergliela. Nel primo tempo i "benfiquisti" passarono in vantaggio grazie ad una perla di EUSEBIO, la maledizione sembrava non far paura, ma nella ripresa una doppietta di ALTAFINI favorita dall'infortunio di COLUNA regalarono la coppa ai rossoneri.
Passò un'anno e lo squadrone portoghese si ripresentò, regolarmente, in finale di coppa campioni. Si giocò a Milano contro l'INTER di HELENIO HERRERA. L'anatema di BELA GUTTMAN si presentò puntuale sotto forma di temporale. Un diluvio che limitò le giocate di EUSEBIO e compagni. Nonostante fosse, molto probabilmente più forte dell'INTER, il BENFICA, dovette arrendersi ad un diagonale di JAIR favorito da un erroraccio del portiere COSTA PEREIRA.
Arriviamo al 1967-68 quando il BENFICA scese nuovamente in campo a Wembley per disputare la sua quinta finale di Coppa Campioni contro il MANCHESTER UNITED di GEORGE BEST. E, anche questa volta, niente da fare i "Red Devils" s'imposero per 4-1 dopo i tempi supplementari. A questo punto tifosi e dirigenti iniziarono a preoccuparsi e chiesero perdono al loro ex tecnico arrivando ad offrirgli anche dei soldi. La risposta di BELA fu, tuttavia, perentoria: "L'incantesimo non può essere spezzato"
Nel 1981 il tecnico magiaro morì e qualcuno ipotizzò che l'incantesimo, forse, se ne era andato con lui. Nella stagione successiva, il BENFICA, arrivò in finale di Coppa UEFA con l'ANDERLECHT. Nella finale di andata, disputata in quel di Bruxelles, fu la squadra belga ad imporsi con il minimo scarto (1-0) lasciando aperti i giochi per il ritorno. I tifosi portoghesi prima della partita portarono delle offerte sulla tomba del loro ex allenatore ma lo spirito di BELA GUTTMAN si materializzò nel destro di LOZANO che dopo due minuti pareggiò il vantaggio "benfiquista" di SHAU in uno stadio La Luz vestito a festa. A nulla valse l'assedio finale a cui il BENFICA sottopose la difesa belga. La maledizione aveva colpito ancora!.
Nel 1988 le aquile di Lisbona giunsero, di nuovo, all'atto finale della massima competizione europea trovandosi davanti gli olandesi del PSV EINDHOVEN. I tifosi pensarono bene di rivolgersi ad uno sciamano; il quale assolti i suoi riti dichiarò che la maledizione era stata spezzata per buona pace di tutti.
La partita fu brutta e noiosa e si concluse con uno scialbo 0-0. Si andò ai rigori dove fu decisivo l'errore di VELOSO che si fece parare il suo penalty dal portiere VAN BREUKLEN. Lo sciamano, dal canto suo, non fu pagato, e fu etichettato come un ciarlatano.
Anni dopo VAN BREUKLEN dichiarò che in occasione del rigore decisivo avesse avvertito una presenza che gli indicò dove avrebbe tirato VELOSO...che fosse il fantasma di BELA GUTTMAN?. Due anni dopo fu il tecnico svedese ERIKSSON a condurre il BENFICA in finale di coppa campioni ad attenderlo, sul rettangolo di gioco del Prater di Vienna, il MILAN di ARRIGO SACCHI (di cui parleremo più avanti) e qui lo spirito di BELA GUTTMAN s'incarnò in FRANKIJE RIJKAARD che, a metá secondo tempo, superò il portiere SILVINO regalando il trofeo ai rossoneri.
A nulla valse la statua inalazata allo stadio La Luz in onore del tecnico ed alcune sedute spiritiche compiute dai tifosi per cercare di mettersi in contatto con lo spirito del defunto tecnico. Passarono poi circa vent'anni e nel 2013 fu il difensore IVANOVIC del CHELSEA a far rivivere lo spirito dell'allenatore ungherese regalando l'Europa League ai "blues" di Londra.
Un anno dopo furono i guantoni del portiere portoghese del SIVIGLIA, BETO a beffare ai calci di rigore i "benfiquisti" in occasione, ancora una volta, della finale di Europa League.
La maledizione, o anatema che dir si voglia, dovrebbe concludersi nel 2062 ma il calcio, si sa, é pieno di sorprese. Ma torniamo alla tattica tema principale di questo libro. Mentre il 4-2-4 spopolava in Portogallo; in Brasile, futura patria del "futebol bailado", alcuni...






Danilo Crepaldi

mercoledì 21 giugno 2017

PRESENTAZIONE SORTEGGI EUROPA LEAGUE E CHAMPIONS LEAGUE 2017/2018

È incominciata ufficialmente, con i sorteggi dei preliminari di EUROPA LEAGUE e CHAMPIONS LEAGUE, la stagione calcistica 2017/18.
Molti i club ai nastri di partenza e se per la maggior parte si tratta di piccole squadre i grandi nomi non mancano ed anche le sfide a grande effetto. Al preliminare di EUROPA LEAGUE troviamo società blasonate quali: DINAMO BUCAREST, RANGERS GLASGOW, STELLA ROSSA BELGRADO ma anche VOJVODINA (uno degli ultimi campioni della Jugoslavia unita), DINAMO MINSK, gli ungheresi del VIDEOTON autori di una grande cavalcata europea in Coppa UEFA nela stagione 1985/86 in cui si arresero solamente in finale di fronte al Real Madrid, FK SARAJEVO, SLOVAN BRATISLAVA e LECH POZNAN. Fra le sfide più interessanti spicca sicuramente quella fra il BEITAR GERUSALEMME ed il VASAS BUDAPEST...squadre con un grande seguito nei due rispettivi paesi ed il ritorno in Europa a sei anni di distanza del RANGERS GLASGOW contro i lussemburghesi del PROGRES.
Nel secondo turno entreranno in scena anche i turchi del GALATASARAY già accoppiati agli svedesi dell' OSTERSUND, l' HAJDUK SPALATO che se la vedrà con la vincente di LEVSKI SOFIA-SUTIJESKA altra sfida interessante del primo turno che mette di fronte bulgari e montenegrini.
Direttamente al secondo turno BRONDBY e UTRECHT. Anche in CHAMPIONS LEAGUE troviamo già al primo turno preliminare alcune ex grandi d' Europa tra cui: L' ex squadra di Ferenc Puskas la HONVED BUDAPEST, il PARTIZAN BELGRADO, il MALMO, Il CELTIC GLASGOW ed il ROSENBORG.
Da non sottovalutare anche i polacchi del LEGIA VARSAVIA, il COPENAGHEN, l' APOEL NICOSIA ed il SALISBURGO.
Fra le sfide spicca sicuramente PARTIZAN BELGRADO- BUDUCNOST ovvero le squadre rappresentanti degli ultimi due "pezzi" della Jugoslavia unita in una partita che, a livello europeo, fino al 2009 non era possibile in quanto le due società militavano nello stesso campionato. Un " derby" che potrebbe riaccendere vecchie e mai del tutto cicatrizzate ferite figlie della guerra e di una convivenza a tratti forzata.
Da non perdere anche HAPOEL BEER SHEVA- HONVED con la squadra ungherese chiamata al confronti con i giustizieri dell' INTER nell' ultima EUROPA LEAGUE.
Da seguire anche ZRIJNSKI- MARIBOR altro derby dell' ex Jugoslavia che mette di fronte bosniaci e sloveni in un match che promette scintille.
Ma la partita davvero da non perdere è quella, a patto che i nordirlandesi del LINFIELD eliminino i modesti sanmarinesi del LA FIORITA guidati da DAMIANO TOMMASI, fra il CELTIC e lo stesso LINFIELD. Questo perchè i Nordirlandesi sono praticamente il RANGERS dell' Irlanda del Nord di cui condividono idee politiche e religiose infatti anche loro sono protestanti e cercano di non accogliere fra le loro file giocatori cattolici. I tifosi gemellati con quelli di Ibrox Park sono l' emanazione del nazionalismo nordirlandese mentre i tifosi del Celtic rappresentano i cattolici e l' EIRE più che uno Scozia- Irlanda del Nord il match rappresenta un EIRE- IRLANDA DEL NORD...l' ennesimo scontro fra protestanti e cattolici insomma un "Old Firm" in miniatura ma non per questo meno a rischio d' incidenti.
Fra l' altro la gara d' andata, FIORITA permettendo, si dovrebbe giocare a Belfast il 12 Luglio, non, di certo, un ottima idea visto che è l' anniversarioil 12 luglio della battaglia del Boyne e delle marce orangiste. Servirà a nulla magari, ma fossi la UEFA un pensiero allo spostamento della data lo farei. Una partita insomma che va oltre al calcio...



Danilo Crepaldi

domenica 18 giugno 2017

BOMBER D'ISRAELE

Seppur seguito con spasmodico entusiasmo nei confini nazionali, il calcio israeliano ha storicamente incontrato difficoltà a trovare una degna collocazione nel panorama calcistico internazionale.
A livello di nazionale la rappresentativa Biancoblu ha toccato il suo apice nel 1970, quando ha raggiunto per la prima ed ultima volta la fase finale di un Mondiale, così come raccontato in un nostro articolo.
Il nostro blog ha anche parlato del grande Eli Ohana, giocatore dalla tecnica squisita, protagonista anche in Europa, soprattutto con la maglia del KV Mechelen (o Malines nella dizione francese).
Probabilmente risulterà ai più sconosciuto colui che detiene il record di gol segnati nel campionato, vale a dire Alon Mizrahi.



Tale primato lo ottiene giocano per 17 anni nelle principali squadre della Ligat ha'Al, cambiando a tal proposito ben 9 club nel suddetto periodo.

mercoledì 14 giugno 2017

PER QUEL BAMBINO A CUI E' STATA RUBATA L'INFANZIA. LA VITA E LA SPERANZA


Seguendo le notizie, riguardanti bambini che vengono mandati a morire in guerre assurde e a lavorare per il continuo benestare di ricchi signori, notizie che arrivano violente, secche e che a noi paiono quasi normali e vengono inascoltate dalle nostre orecchie distratte da valori fatti di luccichio effimero e di parole vuote, vacue ed insensate; io voglio dire BASTA. Dico VERGOGNA, VERGOGNA e mille volte VERGOGNA! e VERGOGNA anche per me che scrivo impotente soggiogato dal mio apparente status di uomo libero che affronta la vita con un falso senso di serenitá. Vergogna per te che leggi queste parole patetiche, disperate e vacue. Vacue perché rimbalzeranno dagli occhi alla mente e, senza sfiorarne, la coscienza, si perderanno nell'oceano infinito dei pensieri incompiuti.

domenica 11 giugno 2017

IL COLOSSO DIARRA

L'evoluzione progressiva del calcio ha comportato un implemento delle caratteristiche dei singoli giocatori, ai quali viene chiesto di essere multitasking, ossia di saper fare più cose in modo ottimale, senza trascurare l'iniziale impostazione del ruolo
Ad esempio ad un centrocampista difensivo vengono richieste prestanza fisica, fiato inesauribile, acume tattico, discrete doti tecniche e come surplus anche un buon feeling con il gol.
Espressa in tale modo sembra che il profilo sia quello di un ipotetico superuomo, assolutamente in grado di eccellere sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Tuttavia ci sono esempi recenti e non di mediani in grado di rispecchiare in pieno tali prerogative, finendo per essere considerati dei veri e propri campioni.
Agli inizi degli anni 2000 un prestante centrocampista maliano incanta tutta Europa per l'efficacia e la capacità di essere nel posto giusto al momento giusto.
A livello assoluto Mahamadou Diarra è stato, almeno per chi scrive, uno dei migliori interpreti di quello che definiamo grossolanamente centrocampista di quantità, diventando un perno fondamentale per le migliori squadre del continente europeo


La natìa Bamako è il primo palcoscenico del giovane Mahamadou che impressiona da subito per il grande fisico e per la sagacia tattica con la quale gestisce ogni fase di gioco.

giovedì 8 giugno 2017

PAT JENNINGS È UN SOGNO CHIAMATO IRLANDA.


Ci sono storie noiose, banali, strumentalizzate che parlano di piccoli giocatori che vogliono apparire grandi; poi ci sono storie di grandi giocatori che nella loro modestia appaiono piccoli anche se in verità sono dei colossi: è questo il caso di Pat Jennings leggendario portiere dell' Irlanda del Nord.
Pat giocava un calcio diverso dal nostro, un calcio che noi non seguiremmo mai, un calcio dove non si poteva mandare la palla direttamente fuori dal campo, e tanto meno trattenerla o farla rimbalzare due volte o fare quattro passi di corsa senza affidarsi all'aiuto di un compagno insomma dopo quattro passi la palla dovevi per forza passarla.
Quel calcio era conosciuto in tutta l' Irlanda con il nome di "calcio gaelico". Ed era il calcio gaelico, quello che tutti i giovani d' Irlanda amavano e seguivano quasi come una religione ed il giovane Pat Jennnings irlandese d' Irlanda non faceva eccezione. Il calcio degli inglesi non gli piaceva perchè per lui, ragazzo di Belfast, era il calcio dei padroni degli invasori venuti un giorno dal mare per conquistare la sua gente. Questo prima che andasse a difendere i pali delle porte del "White Hart Lane" casa del Tottenham e di "Highbury" tempio pagano e dimora dell’Arsenal e soprattutto quelli della porta dell’Irlanda del nord.


Non ha mai rinnegato il calcio gaelico e quando qualcuno gli diceva che era uno sport violento rispondeva: "Io non credo. Dipende dagli occhi con cui lo guardate. Se vi mettete a giudicare il calcio gaelico con lo sguardo che posate sul calcio, vi parrà forse una piccola barbarie. Ma se lo osservate come quando andate al rugby, quel rugby di cui tanto bene parlate, allora il mio calcio gaelico è un soffio, un vento leggero, un minuetto"

domenica 4 giugno 2017

DAL CIAD ALLA CONQUISTA DELLA FRANCIA

La parte nordorientale dell'Africa, tristemente segnata dal conflitto denominato "Guerra del Darfur' è in assoluto una delle più povere del pianeta, dove sopravvivere rappresenta già un enorme successo.
Desertificazione, carestie e scarsità di risorse rendono la vita nei suddetti paesi a dir poco difficile, lasciando ben poco spazio allo sport, nonostante il calcio rappresenti lo sport più popolare.
Se da un lato un paese come il Sudan ha comunque raggiunto traguardi importanti a livello di nazionale (storica la conquista della Coppa d'Africa 1970), dall'altro la stessa cosa non si può dire degli storici nemici del Ciad.
In una nazione dove la speranza di vita è bassissima e dove il reddito pro-capite è esiguo come si può pensare al gioco del calcio?
Mancando strutture ed organizzazione diventa impossibile coltivare i talenti e permettere alle giovani generazioni, già provate da condizioni socio/sanitarie pessime, di praticare e riuscire nello sport più famoso del mondo.
Tuttavia tra mille difficoltà qualcuno è riuscito a imporsi ad alti livelli, diventando calciatore professionista in Francia, paese colono del Ciad fino al 1960.
Nel nostro libro abbiamo parlato di Japhet N'Doram, brillante attaccante del Nantes, ma vale la pena parlare anche di un altro importante talento nativo di N'Djamena, Nabatingue Toko.


Fortissimo fisicamente e molto alto (187 cm), il giovane attaccante ciadiano sembra in grado di controllare e proteggere qualsiasi pallone, dimostrandosi adatto a fungere da totem di riferimento offensivo, ma anche a partire da più lontano sfruttando doti atletiche di altissimo livello.