venerdì 24 maggio 2019

KODRO EREDE DI ROMARIO?

Al termine della stagione 1994/1995 il grande Johan Cruijff, alla guida del Barcellona, si trova a dover ricostruire il reparto offensivo dei Blaugrana, con il presupposto di rinverdire i fasti degli anni precedenti, dopo un'annata avara di soddisfazioni
Oltre a Hristo Stoičkov passato al Parma, la sostituzione più difficile alla quale provvedere è quella del Baixinho Romario, convinto da una temporanea saudade a trasferirsi al Flamengo, lasciando libero il ruolo di punta centrale.
Staff tecnico e dirigenza decidono di puntare sul mercato interno, venendo attirati dalle prestazioni del bosniaco Mehmed "Meho" Kodro, attaccante della Real Sociedad vice Pichichi dell'ultima Liga.


Prima di capire se la scelta sia stata felice o meno vale la pena ricordare come il centravanti di Mostar sia approdato nella Liga, soprattutto alla luce del terribile periodo che la zona balcanica si trova tristemente ad attraversare.

domenica 19 maggio 2019

LA MITROPA DI REGUZZONI

A modesto parere di scrive, con l'avvallo di buona parte della letteratura sportiva passata e contemporanea, il nome di Carlo Reguzzoni è sicuramente indicabile come uno dei più sottovalutati della storia calcistica italiana.
Troppo volte si basa la sua valutazione sull'unica partita da lui giocata in nazionale e si perdendo tempo ad imbastire paragoni più o meno calzanti con Gino Colaussi o Raimundo "Mumo" Orsi, storicamente preferiti da Vittorio Pozzo.
Quello che ci dimentica con troppa felicità è il suo primario ruolo nel Bologna che "tremare il mondo fa", con il quale ha segnato 143 reti in serie A e vinto quattro volte il relativo campionato; pur essendo a tutti gli effetti un ala la sua capacità di trovare la rete lo rende un vero pericolo per le difese avversarie, mostrandosi davvero inspirato nell'affrontare compagini straniere.
Nelle due Mitropa Cup vinta dal Bologna nel 1932 e nel 1934 c'è senza ombra di dubbio il suo contributo, soprattutto nella seconda, dove risulta decisivo con ben 10 gol segnati.


Dall'alto della sua tecnica sbalorditiva e della sua intelligenza tattica, Rigoletto, così chiamato per il suo incedere curvo, risulta davvero immarcabile nel 1934, confermando in tal modo il suo feeling con la principale competizione europea del periodo (saranno in totale 18 le sue reti in 23 partite internazionali).

mercoledì 15 maggio 2019

LE VITTORIE DEL TOTO

Nel nostro paese un personaggio come Juan Carlos "Toto" Lorenzo è forse ricordato più per le sua eccentricità e per la sua scaramanzia rispetto alle sue qualità di allenatore.
Grande motivatore e sagace tattico, al tecnico argentino non vengono sempre riconosciuti i meriti della vittoria della Coppa Italia del 1964 con la Roma e la scoperta nell'Internapoli di Giuseppe Wilson e Giorgio Chinaglia, future colonne della Lazio scudettata di Tommaso Maestrelli.
Negli anni'80 la sua pittoresca personalità ha fatto da modello alla figura di Juan Carlo Fulgenzio, improbabile allenatore nel film "Mezzo destro, mezzo sinistro", confermando come l'attenzione italica sia sempre fossilizzata su futili dettagli.
In Argentina, invece, il tecnico di Buenos Aires ha reso ad esempio grandissimo il Boca Juniors, portandolo alla vittoria di due Copa Libertadores ed una Coppa Intercontinentale negli anni'70.




L'edizione del massimo torneo sudamericano del 1977 vede gli Xeneizes imporsi in finale sul Cruzeiro, grazie alla vittoria nello spareggio di Montevideo, dopo che la doppia finale si era conclusa con una vittoria a testa (doppio 1-0 con gol di Veglio per gli argentini e di Nelinho per i brasiliani).

martedì 7 maggio 2019

EL GATO ANDRADA, TRA PARATE E TORMENTI

Negli anni'60 il pubblico del Gigante de Arroyto di Rosario ha l'opportunità di applaudire i balzi di un piccolo portiere sempre vestito di nero, apparentemente poco adatto al ruolo, ma, in realtà, altamente efficace nel respingere anche il tiro più difficile.
Nativo proprio della più grande città della provincia di Santa Fe, Edgardo Norberto Andrada viene ben presto soprannominato El Gato, in virtù di quei riflessi e di quella capacità di volare da un palo all'altro che lo rende accumunabile ad un felino.
Diventato Canalla quasi per caso, dopo essere stato scartato dal San Lorenzo de Almagro, esordisce in prima squadra a 21 come riserva di Juan Carlos Bertoldi, detto El Colorado, mettendoci davvero poco a diventare un idolo.
La sua vita non è fatta solo di parate, ma è contraddistinta di tanti episodi che la rendono avvincente e tormentata, con una coda finale amara e per certi versi tremenda, quasi degna della trama di un film.

L'opinione comune nei primi anni della sua carriera è quella di avere a che fare con un grande talento, istintivo nell'interpretazione del ruolo e coraggioso nell'avventarsi su qualsiasi tipo di pallone.