sabato 29 aprile 2017

CI PENSA BORGONOVO!

Abbiamo ancora tutti negli occhi la grande lezione di umanità ed attaccamento alla vita che Stefano Borgonovo ci ha offerto durante la sua terribile malattia.
A ricordarci la portata morale dell'uomo resta la fondazione da lui creata per raccogliere fondi contro la terribile SLA, malattia che l'ha condotto alla morte nel 2013.
Durante la sua carriera l'attaccante nativo di Giussano è stato ovunque apprezzato, sia come professionista modello, sia come prolifico attaccante.
Nel 1986 il centravanti lombardo viene acquistato dal Milan che lo lascia maturare nel Como, sua squadra di appartenenza, dove si mette in luce per talento e qualità atletiche.
Nel 1988 va in prestito alla Fiorentina, dove fa letteralmente sfracelli in coppia con un altro eccelso talento del tempo, Roberto Baggio.
Grazie agli assist del Divin Codino arriva a segnare 14 gol in campionato, guadagnandosi la chiamata alla base dal club rossonero, intento in quegli anni a formare un vero e proprio squadrone, dando concretezza al concetto di panchina lunga.


Sulla base di tale principio non è facile trovar spazio soprattutto in attacco, dove l'ingombrante presenza del fenomenale Van Basten riduce di molto gli spazi disponibili per gli altri attaccanti.

martedì 25 aprile 2017

IL PRIMO SCUDETTO DEL FUFFO

Tra gli allenatori maggiormente innovativi del calcio italiano un posto di riguardo lo merita il grande Fulvio Bernardini, nemico per antonomasia di quel catenaccio che da sempre contraddistingue lo stile di gioco all'italiana.
Fedele sostenitore del modulo WM, il celebre Fuffo ha plasmato più di una squadra secondo i propri dettami, ottenendo anche inaspettati quanto storici successi.
Leggendario è lo scudetto conquistato nella stagione 1955/1956 sulla panchina della Fiorentina, ottenuto contro pronostico e marchiato fortemente dalle sue intuizioni tattiche e dalla sua fine psicologia.



Arrivato sulla panchina viola nel 1953 l'allenatore romano inizia il suo paziente lavoro di costruzione della squadra secondo i propri dettami tecnico/tattici, arrivando nell'estate del 1955 alla quadratura del cerchio.

lunedì 17 aprile 2017

LA SFORTUNA DI ROB DE WIT

Ci sono calciatori in grado di eseguire qualsiasi giocata con la più grande naturalezza possibile, come se un ipotetico dio del calcio abbia messo una mano sulla loro spalla per conferirgli speciali abilità.
Quando guardiamo le giocate di questi campioni restiamo sbalorditi dalla semplicità con la quale si muovono, dalla grazia con la quale giocano il pallone e dalla perizia con la quale lo calciano.
In questi casi si parla di "classe innata" e, aihmè, caratterizza un numero molto limitato di soggetti, davvero fortunati nell'aver quel "qualcosa in più" che i normali calciatori non potranno avere neanche dopo anni di allenamenti.
Se poi tale talento viene coltivato in un ambiente calcistico florido ed all'avanguardia, il risultato non può che essere quello di ottenere giocatori di livello assoluto, cioè quelli che rendono il gioco del calcio una vera e propria arte.
Il contesto olandese è in tale senso perfetto, essendo la scuola Orange attenta al minimo dettaglio e formativa al massimo dal punto di vista dei fondamentali tecnici.
E' proprio nei Paesi Bassi che una giovane ala sinistra muove i primi passi nel mondo del calcio, mettendo in mostra doti da potenziale campione.
Ma purtroppo il destino non è stato dalla parte di Rob de Wit


Sin dagli esordi nell'Utrecht si distingue per la sua classe cristallina, tanto che i dirigenti della squadra rosso-bianca si rendono immediatamente conto di essere di fronte ad un giocatore che nasce davvero una volta in un secolo.

sabato 8 aprile 2017

SEVERINO VARELA, LA BOINA FANTASMA

Abituati a come siamo ad ogni tipo di look stravagante, come potremmo reagire alla vista di un giocatore con il basco?
Ai nostri giorni sembra davvero fuori luogo un giocatore con un qualsiasi berretto, a meno di comprovate ragioni di sicurezza, come nei casi di Petr Cech e Christian Chivu.
Se invece ci riferiamo al magnifico contesto del calcio anni '30/40 non è così insolito fare la conoscenza di personaggi talmente vezzosi ed eleganti da portare un berretto anche nelle fasi più concitate di gioco.
Tale espediente diventa un particolare atto a contraddistinguere un determinato giocatore anche dopo molti anni, magari guardando qualche vecchia foto ingiallita.
A Montevideo, i tifosi del River Plate e quelli del Peñarol, diventano avvezzi nell'ammirare le gesta di un formidabile attaccante, solito scendere in campo con un basco, in spagnolo Boina.
Il particolare caratterizza il giocatore per tutta la carriera, ma ancora di più a renderlo immortale contribuiscono le tante reti e le squisite qualità tecniche.
Passato allo storia come Boina Fantasma, Severino Varela è più concretamente uno degli attaccanti più forti del panorama sudamericano della sua epoca.


Perfettamente a suo agio nella capitale uruguagia, dove lavora e gioca, il piccolo attaccante mette in mostra subito eccezionali doti di realizzatore.