Nell'estate del 1961 la Juventus, fresca vincitrice del campionato, decide di ampliare il proprio parco attaccanti con uno dei nomi più in voga del panorama europeo, lo svedese Rune Börjesson, stella della relativa nazionale e cannoniere dell'Örgryte.
I numeri realizzativi del ventiquattrenne svedese sono di tutto rispetto e si quantificano in 50 reti in 64 partite di campionato (con due titoli di capocannoniere conquistati), impreziosito da ben 17 gol messi a segno in 20 partite con la rappresentativa della Svezia.
In patria e sempre con la maglia dell'Örgryte ha incantato tutti in coppia con Agne Simonsson, altro asso messosi in luce al Mondiale del 1958 e già emigrato in Spagna per giocare con il Real Madrid e con la Real Sociedad nella stagione in questione.
A Göteborg sono convinti che tra i due ci sia addirittura telepatia, per la straordinaria intesa che dimostrano in campo, facendo letteralmente l'uno la fortuna dell'altro.
Al contrario di Simonsson, Börjesson non ha preso parte al Mondiale giocato in casa, ma ha esordito nel medesimo anno in una partita contro la Norvegia: a conferma della sua grande capacità realizzativa, ha impiegato solo 2 minuti per sbloccare la partita, segnando il primo delle sue diciassette marcature con la maglia Blågult.
Obiettivo di tutti i calciatori è però quello di sbarcare in Italia o in Spagna, dove i relativi club offrono lauti guadagni e la possibilità di competere ai più alti livelli: per questo motivo quando la Juve gli propone un contratto non ci pensa due volte ad accettare.
La stagione 1961/1962 è però difficile per Madama, incappata in una stagione di grande difficoltà, culminata con un deludente dodicesimo posto: la guida tecnica, affidata inizialmente allo svedese Gunnar Gren, passa dopo la seconda giornata a Július Korostelev, senza che la situazione porti a miglioramenti tangibili.
L'allontanamento del connazionale Gren chiude di fatto ogni possibilità di essere impiegato a Börjesson, con la conseguenza che lo stesso venga ceduto in prestito al Palermo a novembre, nell'ambito dell'accordo che porta il portiere Roberto Anzolin in bianconero.
Senza mai essere sceso in campo in partite ufficiali, l'attaccante di Göteborg si ritrova catapultato in un nuova realtà, in un squadra appena promossa dalla serie B e rinforzata tra gli altri, dal cannoniere turco Metin Oktay, autentica leggenda del Galatasaray.
Nello spezzone di stagione giocato in Rosanero segna 3 gol in 15 partite, prendendo parte senza segnare alla storica vittoria della formazione siciliana al Comunale di Torino per 2-4.
Pur non avendo impressionato ottiene la conferma dal presidente Casimiro Vizzini, che gli affianca il forte connazionale Lennart Skoglund, giunta però al capolinea di una sontuosa carriera.
Il Palermo retrocede al termine della stagione, con i soli 7 gol di Börjesson che non riescono ad evitare un desolante ultimo posto, non evitato altresì da ben tra cambi di guida tecnica.
Uno dei gol segnati dall'attaccante svedese ha però i connotati della rivincita, probabilmente l'unica soddisfazione quantomeno personale della stagione: il 9 dicembre la compagine palermitana impatta per 1-1 contro la Juventus in casa, con Börjesson a segnare il gol dell'ex dopo appena 3 minuti, battendo, ironia della sorte, proprio Anzolin.
Sette gol sembrano davvero pochi, ma nel contesto di una squadra che ne segna solo 18 in 34 partite assumono una rilevanza diversa, tenuto conto anche delle sole 23 partite disputate e del fatto che Skoglund sia sceso in campo solo in 6 occasioni senza brillare.
La sua avventura italiana termina però nel 1963, con l'Örgryte che è ben disposto a riabbracciare il suo cannoniere, venendo ripagato da 33 gol fino al 1968, quando la sua permanenza nel calcio che conta termina a soli 31 anni.
Nel periodo in questione torna a fare meraviglia con l'amico e partner offensivo Agne Simonsson, con il quale sembra che la naturale e spettacolare intesa non si sia mai esaurita, a dispetto delle comuni poco soddisfacenti esperienze in altre campionati.
Di lui in Italia non resta una traccia particolarmente evidente, ma chissà se la dirigenza juventina si è pentita quel pomeriggio del 9 dicembre 1962, senza nulla togliere alle doti ed alla carriera del grande Roberto Anzolin.....
Giovanni Fasani
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