mercoledì 6 marzo 2019

A "EL PRINCIPE" NON SI ANNULLANO I GOL!

Pochi giocatori come Enzo Francescoli incarnano in pieno il concetto di classe, meraviglioso trequartista in grado di ammaliare tutti per il tocco di palla e le meravigliose veroniche con le quali conserva il controllo della stessa.
All'inizio della carriera El Principe era anche un portentoso realizzatore, salvo poi trasformarsi in un magnifico costruttore di gioco, preferendo il ricamo raffinato e l'assist alla stoccata personale.
Nei primi anni'80 è solito decidere le partite con una singola giocata, fosse essa un'azione di gioco o un calcio piazzato, fondamentale nel quale il suo magico destro gli permette di eccellere.
Curioso quello che succede nelle finale di Copa America 1983 tra Uruguay e Brasile, quando segna due volte, ma in modo differente la prima rete della contesa.


La Celeste e la Seleçao si presentano all'atto finale senza aver incantato per risultati e qualità di gioco: la squadra allenata da Omar Borràs ha passato il girone con difficoltà ai danni del Cile ed ha avuto la meglio sul Perù in semifinale non senza affanni. Non meglio ha fatto la squadra di Carlos Alberto Parreira, passata solo per la differenza reti dopo il girone inziale e solo dopo il sorteggio nella durissima semifinale contro il Paraguay.
L'atto finale, previsto con partite di andata e ritorno, ha inizio il 27 ottobre 1983 all'Estadio Centenario di Montevideo, con Francescoli e Carlo "Pato" Aguilera a guidare l'attacco uruguaiano contro un Brasile dal potenziale offensivo di tutto livello, composto da Roberto Dinamite, Renato Gaucho ed Eder.
A responsabilizzare maggiormente El Principe vi è l'assenza per infortunio del bomber Fernando Morena per infortunio; l'assenza non è sicuramente di poco conto, se considerazione che ancora oggi El Potrillo è il miglior realizzatore di tutti i tempi del campionato uruguaiano.
Al 41° minuto il particolare episodio che apre le marcature: Francescoli imbecca al limite dell'area di rigore un compagno, il quale viene fallosamente atterrato, facendo arrivare in qualche modo comunque la palla nuovamente a El Principe il quale con un accurato piatto destro batte l'estremo difensore Émerson Leão.
Incredibilmente l'arbitro paraguaiano Hector Ortiz annulla la marcatura, comandando un calcio di punizione a favore dell'Uruguay, ignorando la possibilità di concedere un evidente vantaggio nel proseguimento dell'azione.
Le protesta uruguaiane sono veementi, con lo stesso Francescoli che dopo l'iniziale esultanza corre a chiedere spiegazione al confuso direttore di gara (arriva dalla parte opposta anche un inferocito Rodolfo "El Pantera"Rodríguez).
Non ottenuta giustizia, El Principe depone il pallone nel punto prestabilito e con estremo acume capisce che si trova troppo vicino all'area di rigore per poter scavalcare la barriera, optando per una perfetta conclusione sul palo coperto dal portiere, il quale nulla può sull'angolatissima conclusione.




Lo stadio esplode in una fragorosa esultanza, liberatoria dopo che la precedente realizzazione era stata annullata, strozzando letteralmente in gola il grido di gioia.
A dieci minuti dalla fine il raddoppio di Victor Hugo Diogo chiude i conti rimandando il tutto alla sfida di otto giorni dopo all'Estadio Fonte Nova di Salvador da Bahia, dove un gol di uno scatenato Aguilera pareggia quello iniziale di Jorginho, permettendo alla Celeste di vincere il trofeo per dodicesima volta.
Per Francescoli, votato senza troppi dubbi miglior giocatore della competizione,è il primo di tre trionfi nella competizione, ma indubbiamente quello dove la sua classe è stata più decisiva, non solo nell'intricato episodio del gol citato.




Il Pallone d'Oro Sudamericano assegnato da El Mundo del 1984 conferma ulteriormente  la suo nomea di campione, aprendo di fatto al suo trasferimento in Europa, formalizzatosi due anni dopo con il passaggio all'RC Parigi.
Anche nel vecchio continente farà vedere sprazzi di classe assoluta e quello stile di gioco che affascinerà più di uno spettatore, compreso un giovane Zinendine Zidane.
In quella gara contro il Brasile, un grande Principe ha dimostrato che se decide di segnare non c'è arbitro che tenga




Giovanni Fasani


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