Se pensiamo nelle varie competizioni a quante squadre hanno partecipato, probabilmente staremmo qui per giorni interi. Nell'arco del tempo, le varie coppe e campionati, si sono evolute; basti pensare al mondiale del 1930 che vantava solamente 7 squadre o alla vecchia Coppa Campioni che fino alla fine degli anni '90 aveva una formula con scontri ad eliminazione diretta.
In questo campo, non fa eccezione quella che volgarmente qualcuno chiama "la coppa campioni sudamericana", ma che per i più raffinati (e corretti) porta il nome di Copa Libertadores.
La Copa Libertadores nasce nel 1960 con il nome di Copa Campeones de America per far sì che anche il Sudamerica abbia la sua Coppa Campioni.
Come per l'Europa, anche a tale manifestazione, partecipano le squadre che hanno vinto il proprio campionato.
Nella prima edizione però accederanno solamente 7 squadre, visto che le vincitrici dei campionati ecuadoregno, peruviano e venezuelano, non saranno ammesse alla manifestazione.
La formula era alquanto bizzarra: i paraguayani dell'Olimpia Asuncion vennero direttamente ammessi alla semifinale, mentre le altre 6 compagini se la dovranno vedere in 3 partite di andata e ritorno.
Olimpia Asuncion |
Nonostante le poche squadre partecipanti, il torneo è comunque pregno di giocatori forti. I paraguayani presentano molti giocatori che parteciparono al mondiale svedese, tra i tanti il terzino Edelmiro Arevalo, autentica bandiera del Decano ed il centrocampista Juan Vicente Lezcano.
Ma procediamo con ordine. La prima partita della Libertadores si giocò il 19 aprile 1960 all'Estadio Centenario di Montevideo dove i padroni di casa del Penarol, vennero opposti ai campioni boliviani del Jorge Wilstermann. Questi ultimi si presentarono con la formazione forse più debole del torneo. Il giocatore simbolo era Maximo Alcocer, attaccante all'epoca 27enne che realizzò uno storico gol per i boliviani al Centenario. Peccato che tale rete arrivò sul 4-0 per il Penarol che vinse poi la partita 7-1. Protagonista della sfida fu Alberto Spencer che realizzò 4 gol. Spencer era l'autentico faro dell'attacco dei Carboneros. In maglia giallonera realizzò 113 gol in 166 partite, vincendo per 7 volte il campionato uruguayano.
Ma il forte attaccante ecuadoregno non era l'unica stella della fortissima compagine uruguayana. Tra i pali Luis Maidana, il difensore William Martinez, 7 anni passati al Penarol ed altrettanti trofei vinti, il forte centrocampista Luis Cubilla, autentico metronomo e l'attaccante Carlos Borges che ebbe il merito di realizzare il primo gol della manifestazione.
Il ritorno all'Hernando Siles di La Paz, si risolverà in un poco interessante 1-1, con gli ospiti che abbastanza a sorpresa, schiereranno la formazione titolare.
Alberto Spencer |
La seconda delle tre sfide vide opposti gli argentini del San Lorenzo, ai brasiliani del Bahia. I brasiliani partecipano alla manifestazione senza aver vinto il titolo, che al tempo ancora non esisteva (nacque nel 1971). Il Tricolor de Aço vinse quello che allora era il più importante trofeo brasiliano: la Taça Brasil.
Gli argentini si presentarono alla Libertadores con uno dei bomber più prolifici di tutto il Sudamerica: Josè Francisco Sanfilippo, capace di 192 gol in 232 partite con la maglia del Ciclon e 21 centri in 29 partite con la Seleccion argentina. Nella gara di andata al Palacio Ducò di Buenos Aires, il centrattacco rossoblù non si fece attendere, realizzando il gol del 3-0, che di fatto spezzò i sogni del Bahia.
Nel ritorno all'Estadio Fonte Nova, la partita si risolse in uno spettacolare 3-2 per i brasiliani. A segno Carlitos, altro attaccante dal gol facile ed una vita spesa al Bahia.
Per gli ospiti, manco a dirlo, doppietta di Sanfilippo e semifinale guadagnata.
Josè Francisco Sanfilippo |
L'ultima battaglia vide opposti i campioni cileni dell'Universidad de Chile, ai colleghi colombiani del Millonarios.
Fu una vera e propria catastrofe sportiva per la U. I cileni si presentarono con una difesa molto giovane, eccezion fata per Sergio Navarro, 9 nove anni alla U de Chile. L'altro centrale era Hugo Villanueva, appena una stagione alle spalle in maglia blu. Sulle fasce agivano Carlos Contreras (23 anni) e Luis Eyzaguirre (20). L'esperienza di Ernesto Alvarez a centrocampo non fu sufficiente a contenere la furia dei colombiani. Per di più, l'attacco formato da Carlos Campos (quasi 200 gol con il club di Santiago) e Leonel Sanchez, non realizzò nemmeno un gol.
Il Millonarios si impose con un roboante 6-0 che gli permise di giocare il ritorno in casa con assoluta tranquillità. Tra le file dei Los Embajadores va di sicuro menzionato Francisco Zuluaga, 31enne difensore di grande solidità. Zuluaga militò nel club biancoblu per 15 anni, vincendo per 7 volte il titolo colombiano. Un'autentica bandiera che ebbe anche la soddisfazione di allenare il club di Bogotá nella stagione 1968/1969.
Marino Klinger e Ruben Pizarro matarono i cileni, realizzando due doppiette.
Francisco Zuluaga |
Si arriva quindi alle due semifinali, dove i colombiani resisteranno solo nel match del Campin, per poi capitolare sotto la manita dell'Olimpia nel match del Ferreira di Asuncion. Protagonista della contesa fu Luis Doldan che realizzò una doppietta nel 5-1 finale. Il Millo venne quindi riportato sulla terra dopo l'indigestione cilena.
La semifinale tra San Lorenzo e Penarol è di certo più entusiasmante. In primis perché si sa, tra argentini ed uruguayani non è mai corso buon sangue; in seconda battuta perché la sfida si deciderà alla terza partita, in quanto le prime edizioni non prevedevano il gol doppio in trasferta. In caso di pareggio nelle due sfide (qualsiasi sia il numero di gol), si dovrà giocare un'ulteriore sfida.
Nella prima sfida, giocata al Centenario, sarà il Penarol a passare dopo appena 2 minuti con Carlos Alberto Linazza. Ma il San Lorenzo avrà il merito di impattare il risultato al minuto 18, grazie al gol di Norberto Boggio, attaccante molto prolifico cresciuto nel Banfield e sempre nel giro della nazionale.
Nel ritorno del Ducò, un brutto 0-0 rimandò la qualificazione nuovamente al Centenario. La sfida è decisiva e non possono che farla da padrone i due attaccanti simbolo degli anni '60 delle rispettive compagini. Per il San Lorenzo andrà a segno Sanfilippo all'86° pareggiando il gol di Spencer del 61°. Lo stesso attaccante ecuadoregno avrà il merito di mandare il Manya in finale, realizzando il gol definitivo 2-1 all'89°.
Una formazione del Penarol del 1960 |
La finale di andata si gioca il 12 giugno al Centenario davanti a circa 45.000 spettatori. Entrambe le squadre scenderanno sul terreno di gioco con lo stesso modulo, il 4-2-4, con i due attaccanti di fascia che daranno a turno una mano ai due centrocampisti centrali. Gli uruguayani schiereranno in mezzo al campo William Aguerre e Luis Cubilla pronti a contenere le furie di Melgarejo e Doldan, mentre, dalla parte opposta, saranno Pascual Rojas e Vicente Rodríguez a cercare di fermare le avanzate offensive di Spencer e Borges.
La partita sarà molto tesa e tirata, al minuto 52 Juan Lezcano lascerà in 10 l'Olimpia (espulsione molto contestata dai propri compagni) e verrà decisa al 79° minuto da Spencer. Al termine del match, il segretario della confederazione sudamericana, Lydio Quevedo (paraguayano) dichiarò che l'arbitro (il cileno Carlos Robles) aveva diretto la gara in maniera pessima insieme ai suoi collaboratori, fischiando falli inesistenti e senza mai avere in pugno totalmente la partita. Ma non è che il primo atto della contesa finale, che vedrà il suo seguito esattamente una settimana dopo all'Estadio de Puerto Sajonia di Asuncion.
Il Penarol scenderà in campo con la medesima formazione della gara di andata, eccezion fatta per Josè Mario Griecco in sostituzione dell'attaccante Jupiter Crescio; resterà invariato anche il 4-2-4, modulo confermato anche dalla formazione paraguayana. Questi ultimi, però, cambieranno qualche giocatore in difesa: Rojas verrà arretrato al centro della difesa formando con Peralta un'inedita coppia. A centrocampo verrà inserito Eligio Echague, mentre il reparto d'attacco vedrà i soliti Doldan e Melgarejo supportati da Recalde e Cabral.
La mossa dei paraguayani si rivelerà azzeccata e la difesa terrà botta alle ripartenze giallonere. Il match viene sbloccato al minuto 28 grazie a Hipolito Recalde, abile nel colpire il pallone da fuori area ed insaccare nell'angolino basso.
Nell'intervallo, l'allenatore dei Carboneros, Roberto Scarone, lascerà tutti a bocca aperta sostituendo Spencer con Juan Eduardo Hohberg. Lo stesso tecnico, al termine dei 90 minuti, ammise che il cambio fu la vera svolta della partita.
Il gol del pareggio aurinegro arriverà per merito di Luis Cubilla, bravo a sfruttare un cross di Borges, ottimamente insaccato di testa alle spalle di Arias all'83°.
La partita terminerà quindi 1-1 tra la gioia giallonera e lo sconforto del popolo paraguayano di fede Decano.
Fatto curioso: la coppa non venne mai consegnata sul campo al Penarol. Fonti mai totalmente attendibili, sostenevano che il trofeo fu consegnato alla squadra di Montevideo la stessa notte. Una delegazione della federazione si recò nella capitale uruguayana da Asuncion a bordo di un aereo militare, la voce girò presto in città e si formarono autentiche folle di gente; nessuno però riuscì a vedere la Copa dal vivo, nemmeno un giornalista. E di quella coppa, la prima storica Libertadores, purtroppo, non si hanno fotografie.
Matteo Maggio