martedì 24 marzo 2020

IL CENTRAVANTI PIU' FORTE DELLA GUERRA

Le due tremende Guerre Mondiali sono state spartiacque non solo a livello umano e sociale, ma anche a livello calcistico, spezzando o limitando carriere che avrebbero potuto essere fulgide per non dire leggendarie.
C'è chi dalla guerra ha ricevuto privazioni, soprusi e menomazioni tali da non riuscire più a riprendersi, come se il conflitto a livello personale non fosse mai davvero terminato.
Allo stesso modo c'è anche chi non ha voluto piegarsi agli ostacoli del fato, combattendo con tutte le proprie forze per ritagliarsi il proprio spazio nell'ambito scelto prima di veder la sua vita rivoltata dalla bellica pazzia: da questo punto di vista la figura di Willy Tröger sarebbe da tramandare i posteri.


Classe 1928 e nativo di Zwickau, in quella che diventerà poi Germania Est,  a soli 16 anni si trova tristemente inviato sul fronte, in una guerra che l'apparato nazista sta drammaticamente e testardamente perdendo. Il giovanissimo Willy paga il suo dazio perdendo la mano destra a causa di una granata: al rientro in una patria non ancor definita sembra destinato a riempire il lungo elenco dei mutilati, non sapendo ancora bene come possa ricostruirsi una vita.

martedì 17 marzo 2020

IL TURCO BUONO MA NON TROPPO

Non sempre una stazza imponente ed una potenza esagerata sono sinonimo di cattiveria o indole violenta, come dimostrano i casi denominati come i "giganti buoni".
Nel calcio il caso più acclarato è quello del gallese John Charles, grande attaccante in grado di sovrastare letteralmente i difensori avversari impossibilitati a contenere una fisicità dirompente, ma al tempo stesso grande gentleman in campo, tanto da arrivare  a fermare l'azione qualora avesse fatto male ad uno di essi.
Nel campionato italiano qualche anno prima dell'arrivo della punta del Leeds un altro imponente attaccante stupisce tutti per un carattere mite ed un fare da bonaccione, celati dietro i 191 centimetri di altezza ed una struttura fisica massiccia.
Nel 1950 arriva alla Lazio dal Beşiktaş il centravanti Şükrü Mustapha Gülesin, allenato in patria anche da Giuseppe Meazza, accompagnato dalla nomea di gran realizzatore, ma anche da quella di personaggio particolare.

 
A dire il vero a Roma rimane solamente il tempo di firmare il contratto, venendo mandato immediatamente in prestito al Palermo, dove da subito sorprende tutti per alcune sue peculiari caratteristiche.
La prima che balza all'occhio è il suo insaziabile appetito a tavola, con mangiate che diventano ben presto fonte di battute e di ilarità generale tra gli appassionati.
La seconda riguarda il suo comportamento in campo, davvero lontano rispetto a quello dell'ariete offensivo che la dirigenza e la tifoseria rosanero si sarebbe aspettata: Gülesin sembra quasi evitare i contrasti e quanto questo accade sembra patire il contatto anche con avversari più minuti, chiedendo scusa all'occasione e terminando talvolta a terra con comiche cadute. A quel punto si rialza e per primo ride dell'accaduto, ma viene da sé che un centravanti di sfondamento non può permettersi indugi, inutile cavalleria e, soprattutto, impacciati ruzzoloni contro avversari con un fisico grosso quasi la metà.
A sopperire a tale pacato temperamento arriva in un suo soccorso una capacità di calcio notevole, soprattutto sui calci piazzati dove mette in mostra una potenza ed una precisione che ne fanno un autentico specialista.
In particolare si dimostra uno specialista nel segnare gol direttamente dal calcio angolo, grazie alla capacità di imprimere traiettoria a rientrare tese e potenti al pallone: tra mito e realtà pare siano 32 le reti segnate in carriera direttamente dalla bandierina.
La forza del suo tiro è tale che nella sfida contro il Padova nel novembre del 1950 il portiere Enzo Romano decide di spostarsi onde evitare di essere impattato da un suo calcio di rigore.
Malgrado le perplessità della vigilia riesce ad emergere nella squadra siciliana, mettendo a segno 13 reti in 28 partite, bottino che gli vale il rientro alla Lazio, anche in virtù di una mai chiarita aggressione subita proprio nel capoluogo palermitano: l'attaccante di Istanbul racconta di essere stato pedinato e successivamente picchiato con un bastone da tre ignoti, senza però chiarirne i motivi.
Il rientro a Roma è ovviamente la soluzione migliore, con la formazione capitolina che punta a farne il centravanti di riferimento, contando sui numeri realizzati e su quel fisico che sembra essere l'ideale per sfondare le difese avversarie.











Il tecnico Giuseppe Bigogno capisce subito che il suo modo di interpretare il ruolo è diverso, con lo scontro fisico che continua a non essere esattamente la sua specialità.