Dopo aver parlato con famigliari, calciatori ed amici Danilo Crepaldi è pronto a pubblicare un'interessantissima biografia sul grande Vujadin Boškov (Pallone entra quando Dio vuole - Vita, miracoli e aforisimi di Vujadin Boškov).
Ne proponiamo un paio di estratti, ringraziando l'autore per la disponibilità.
Parlò a Takac, a Pantelic, a Stanic e a tutti gli altri.
Individuò i problemi di spogliatoio e li risolse così come risolse quelli fra
Zarko Nikolic e Ivica Brzic.
I due erano i difensori centrali del Vojvodina erano due
ottimi giocatori, ma pur allenandosi entrambi al meglio non riuscivano a
rendere.
I due non andavano d'accordo e bisticciavano di continuo mandando su
tutte le furie il tecnico Stankovic che rispondeva urlando ed arrabiandosi
chiedendo a Vujadin di mandar via uno dei due. Vujke osservava la situazione in
silenzio, valutando il modo per risolverla arrivando alla conclusione che i due
avrebbero dovuto diventare amici.
In un giorno di Giugno del 1965, in un clima afoso convocò
entrambi i giocatori nel suo studio.
Li lasciò seduti li per più di mezz'ora
facendoli arrovellare sul motivo della convocazione. Il clima era caldo ed i
due ben presto cominciarono a sudare le camicie bianche che portavano li si
appiccicavano alle pelle e ben presto cominciarono a dare segni di nervosismo.
Fu in quel momento che Vujadin, in giacca e cravatta fece il suo ingresso.
"Buongiorno ragazzi come va?"
"Bene Mister grazie" risposero i due
all'unisono
"Vi chiederete perchè vi ho convocati qui?"
Vujke non attese la loro risposta e continuò nel suo
discorso
"Siete qui perchè voi siete due grandi giocatori...ma
per la Vojvodina siete un problema...ed oggi io devo risolvere questo
problema".
I due guardarono per terra certi che avrebbero ricevuto una,
sacrosanta, punizione per il comportamento avuto durante la stagione. Brzic, in
particolare, provò vergogna dato che a volerlo a Novi Sad era stato proprio
Vujke.
"Allora adesso la stagione è finita e voi due andrete
in vacanza insieme per una settimana a Dubrovnik a spese del club..ora
andate".
I due si guardarono stupiti ed annuirono e per la prima
volta da quando giocavano insieme si scambiarono uno sguardo di stupita intesa.
La stagione successiva diventarono uno dei punti di forza della Vojvodina e
soprattutto amici inseparabili.
Quando Stane chiese a Vujadin se aveva punito i due
giocatori, egli rispose: "Più di quel che pensi, gli ho obbligati a
diventare amici".
Nel principato, tuttavia, i blucerchiati trovarono l'inferno
ed anche i quasi 10.000 tifosi blucerchiati giunti a Monte Carlo a seguito
della squadra sembravano ammutoliti. Vierchowod arrancava su Weah e Diaz
sembrava avere 10 anni di meno. La Sampdoria barcollava e ad un minuto dal
duplice fischio che avrebbe sancito la fine del primo tempo incassò il gol del
vantaggio monegasco firmato George Weah.
Vujadin rientrò nello spogliatoio come una furia, si fermò
sulla soglia per calmare i nervi e parlottò con Pezzotti.
"Noi in difficoltà e io sa già cosa
fare".
Nel frattempo nello spogliatoio doriano non volava una
mosca, un silenzio che pesava come un macigno e quando iniziò a parlare ai
giocatori sembrò togliersi un peso dalle spalle.
"Va bene, ragazzi noi ora stiamo perdendo 1-0 ma
questo non è neanche primo tempo...c'è ancora partita di Genova e 45 minuti
qua. Io vi dico che ora più facile perchè noi attaccare sotto nostri tifosi.
Sono venuti qua in tanti e voi farete loro felici. Perchè noi siamo Sampdoria e
oggi qui Sampdoria non può perdere!".
Danilo Crepaldi