Sin da quando è divenuto possibile tesserare calciatori stranieri, il campionato italiano ha guardato al Brasile come una sorta di terra di conquista, in virtú del grande fascino che la nazione sudamericana trasmette a livello calcistico.
Tanti sono i giocatori che ammaliati dal blasone e dai soldi delle nostre squadre hanno abbandonato il loro meraviglioso paese per rendere il nostro torneo maggiormente tecnico, salvo pentirsene a seguito degli effetti della "Saudade".
Quando pensiamo al tipico giocatore brasiliano non possiamo che riferirci a centrocampisti dai piedi fatati o ad attaccanti dal grande spunto e dalla classe sopraffina. Il più delle volte i dirigenti dei club italiani hanno prediletto tali caratteristiche, portando a casa qualche campione ed anche qualche clamoroso "bidone".
Solo negli anni recenti si è capito che il Brasile è in grado di crescere anche ottimi difensori e qualche valido portiere, smentendo la teoria che il calcio brasileiro sia solamente vocato alla fase offensiva e che nella loro mentalità valga il principio di fare un gol più degli altri.
Tuttavia nel 1982 i dirigenti dell'Udinese hanno la lungimirante intuizione di acquistare dal Fluminense un libero di grande classe, consegnandogli idealmente la chiavi della difesa, in un ruolo storicamente designato per i giocatori italiani.
Con l'arrivo di Edino Nazareth Filho in arte Edinho, la squadra friulana si assicura un eccelso giocatore, quasi per caso finito nel reparto difensivo, essendo dotato di tecnica purissima e di un magico destro.
Nato a Rio de Janeiro nel 1955 si mette ben presto in luce nelle giovanili della "Tricolor Carioca" diventandone un elemento imprescindibile già a 18 anni, dimostrandosi elemento completissimo in grado di comandare al meglio l'intero reparto e di impostare il gioco con personalità ed acume.
Da subito si segnala per un piede destro sensibilissimo, con il quale riesce spesso a trovare il gol e grazie al quale affina una straordinaria abilità nel battere i calci piazzati.
Pur giocando da libero o da centrale difensivo nell'interpretazione brasiliana, si dimostra molto prolifico in zona gol, proprio in virtù di una potenza e di una precisione al tiro degna di un attaccante.
A tal proposito è proprio lui a sbloccare una finale di campionato carioca contro il Gremio, regalando l'ennesimo trionfo ai tifosi della "Flu".
Le sue caratteristiche vengono notate anche dallo staff della nazionale che inizia a convocarlo nel 1977 ed un anno dopo decide di portarlo in Argentina per disputare il Campionato del Mondo.
Il Brasile termina il torneo al quarto posto ed Edinho gioca titolare le prime due gare, per poi venire accantonato in luogo di Rodrigues Neto, al quale subentra poi a partita in corso nello 0-0 contro l'Argentina, Nonostante l'utilizzo a singhiozzo desta una buona impressione e le avvisaglie di una sua rapida crescita sono notate da più di un osservatore.
Sempre con la nazionale verde-oro prende parte al Mundialito del 1980, giocato dalle squadre in grado di vincere un Mondiale nella loro storia, ad eccezione dell'Inghilterra che non vi prende parte per dissidi con la giunta militare dell'Uruguay, paese ospitante.
La squadra brasiliana perde in finale proprio contro i padroni di casa per 2-1 e per il difensore carioca è un'altra positiva vetrina.
Il 1982 si rivela un anno fondamentale per la sua carriera, in quanto ha la possibilità di partecipare al suo secondo Mondiale e, come detto, di trasferirsi in Italia.
La compagine brasiliana si presenta in Spagna come una delle favorite ed ancora oggi tale "Seleçao" è considerata una delle più forti di sempre, addirittura la più forte per alcuni.
Grazie a fuoriclasse come Falcao, Zico e Junior il Brasile domina il girone di qualificazione, salvo poi arrendersi all'Italia ed alla tripletta di Paolo Rossi.
Ad Edinho vengono concessi solo quindici minuti nella gara vinta per 4-0 contro la Nuova Zelanda, non consentendogli di dare il suo contributo ad una difesa particolarmente svagata.
A giugno come anticipato decide che è arrivato il momento di varcare l'oceano ed accetta l'offerta dell'Udinese, dopo aver vinto 3 Campionati Carioca ed aver giocato 88 partite con la maglia del Fluminense.
Il suo ambientamento è abbastanza rapido ed a parte qualche logico sbandamento si conferma affidabile libero di una squadra che termina il campionato al sesto posto.
In breve fa suoi i dettami tattici del calcio italiano e si concede sempre meno sbavature o amnesie, nonostante da buon brasiliano ami partecipare al gioco e qualche volta sganciarsi in avanti come un centrocampista a tutti gli effetti.
Di lui colpiscono il senso tattico e la personalità, caratteristica quest'ultima che gli permette di essere eletto rigorista: dei sette gol da lui segnati ben cinque arrivano proprio dagli undici metri. In tale fondamentale si distingue per una rincorsa lenta e per la freddezza nel guardare il portiere fino all'ultimo, per poi spiazzarlo con tiri molto precisi.
Ma la dote che lo caratterizza maggiormente è l'abilità sui calci di punizione, dei quali si rivela un autentico esperto.
La sua specialità è la classica punizione a scavalcare la barriera, con il pallone che va ad infilarsi dolcemente all'incrocio dei pali. La sua facilità di calcio lo porta a cercare la porta anche da distanze più proibitive, grazie a tiri potenti ma comunque sempre dotati di grande effetto "a parabola".
Nell'estate del 1983 ha un ruolo significativo nel convincere uno dei più forti giocatori al mondo a vestire la casacca dell'Udinese: pare che siano state le buone parole spese da Edinho sulla città di Udine a convincere Zico ad accettare l'offerta della squadra bianconera, la quale, a dire il vero, elargisce un ottimo stipendio per completare l'accordo.
In tal modo la società friulana costruisce su di un asse totalmente brasiliano l'intera squadra, garantendosi una qualità tecnica di primissimo livello.
Inoltre i due calciatori rendono ogni punizione un serio pericolo per gli avversari, essendo entrambi due autentici specialisti.
Il pubblico dello stadio Friuli ha la possibilità in più di un'occasione di godere di un grande spettacolo, anche se la squadra termina la stagione al nono posto.
La presenza di Zico è un valore aggiunto assoluto per l'undici friulano, ma alcuni problemi fisici e giudiziari inducono il fuoriclasse brasiliano a tornare in patria, lasciando un Udinese molto meno competitiva, in grado di raggiungere solo un deludente dodicesimo posto.
La stagione successiva il livello della squadra è il medesimo, nonostante Edinho continui a sfornare notevoli prestazioni, impreziosite dalle consuete realizzazioni.
Il 1986 è un anno importante per il libero brasiliano, in quanto ha l'opportunità di partecipare al suo terzo Mondiale, ponendosi come baluardo difensivo di una delle squadre favorite alla vigilia.
Il Brasile passa il girone a punteggio pieno ed agli ottavi dà una dimostrazione del suo immenso potenziale, battendo per 4-0 la Polonia. In tale partita va in rete anche Edinho, grazie ad un suo proverbiale inserimento finalizzato con classe e freddezza.
Come raccontato in un nostro precedente articolo, l'avventura della nazionale verde-oro si arresta ai quarti contro la Francia, quando i calci di rigore sorridono ai transalpini dopo una partita piena di emozioni.
Nel frattempo in Italia è sempre il calcio scommesse a tenere banco e l'Udinese ne viene direttamente coinvolta, subendo inizialmente la retrocessione a tavolino. Il ricorso consente alla squadra del neo presidente Pozzo di restare nella massima serie, ma le viene inflitta una penalizzazione di 9 punti.
Al termine della stagione la squadra friulana retrocede, nonostante un apprezzabile campionato e per Edinho arriva il momento di abbandonare l'Italia, rifiutandosi di giocare nella serie cadetta.
Nonostante non manchino proposte da altre società europee decide di tornare in Brasile, in una sorte di "saudade" con effetto ritardato.
In patria gioca una stagione nel Flamengo, per poi passare nuovamente al Fluminense nella stagione successiva. Chiude la carriera nel 1990 giocando per un anno nel Gremio, dove vince un Campionato Gaucho ed una Coppa del Brasile.
Nella sua seconda esperienza brasiliana risente leggermente delle fatiche accumulate in Italia e gioca saltuariamente, dimostrandosi solo in parte il grande giocatore di Udine.
Indubbiamente non si può affermare che sia un fuoriclasse, ma Edinho rientra con merito tra i migliori interpreti della funzione di libero, ruolo che in quei tempi ha reso immortali autentiche leggende
La sua capacità di coniugare abilità difensiva con doti tecniche elevate lo rendono uno dei difensori simbolo di un calcio che è andato a sparire.
Ai nostri giorni la funzione del "libero battitore" è per varie ragioni sparita, ma un calciatore come Edinho sarebbe comunque apprezzabile ed indubbiamente sarebbe "libero di calciare".
Giovanni Fasani