venerdì 29 marzo 2019

IL GARRINCHA GEORGIANO

Il calcio sovietico vive un momento di grande espansione all'inizio degli anni'60, quando la parziale apertura verso il contesto internazionale e la vittoria della nazionale nel primo Campionato Europeo del 1960 accendono i riflettori su un poco conosciuto movimento calcistico.
Quest'ultimo sembra poco avvezzo ad esaltare il talento individuale, preferendo lo sviluppo di una manovra di squadra con compiti ben precisi per i componenti.
Solo l'imponente figura del portiere Lev Jašin sembra elevarsi dalla generale normalità, essendo l'estremo difensore della Dinamo Mosca un vero e proprio fenomeno, ancora oggi termine di paragone di eccellenza per tutti i numeri uno.

L'unicità della mansione ed i prodigi che il Ragno Nero compie rendono facile la sua identificazione, per cui appare difficile parlare in tal caso di un'eccezione alla comune prassi.

A Tbilisi invece si esibisce un'ala sinistra dotato di un dribbling irresistibile e dalla spavalda tendenza a puntare con efficacia il diretto avversario: il suo nome è Mikheil Meskhi, ma per tutti diventa da subito il Garrincha Georgiano.




Ci mette poco a mettersi in mostra nelle scuole calcistiche di Tbilisi, con l'esperienza all'FShm come vetrina per convincere la Dinamo Tbilisi ad investire sulle sue capacità.
All'inizio la dirigenza biancoblu diffida del suo fisico gracile e della sua scarsa altezza (non raggiungerà mai i 170 centimetri), ma cambia decisamente idea quando lo vede all'opera con il pallone tra i piedi.
Nessuno si sorprende quando nel 1954  soli diciassette anni fa il suo esordio in prima squadra, essendo stato sempre considerato un predestinato, da parte di un tecnica e di un'inventiva strabilianti e difficilmente riscontrabili.
Appare subito evidente come il meglio di sé lo dia nell'uno contro uno, arrivando a creare vere e proprie tecniche di dribbling che lo rendono ben presto noto al grande pubblico.




Il video dimostra come la sua azione sia un insieme di velocità, tecnica, finte e quella giusta dose di strafottenza che solo chi sa di essere un talento speciale può dimostrare, fermo restando la giovanile tendenza ad abusare dello stesso e all'estraniarsi dal contesto del match.
All'Inizio c'è chi lo ritiene inutilmente fumoso e chi non ne apprezza più di tanto l'incedere in giocate personali, preferendo di gran lunga la concretezza che i calciatori sovietici sono soliti offrire.
La svolta arriva nel 1959 quando arriva la sua prima convocazione con la nazionale maggiore, universale riconoscimento che le sue qualità hanno raggiunto la piena maturazione.
A conferma di tale evoluzione l'anno dopo è tra i 22 che partono per la Francia per disputare le fase finale del primo Campionato Europeo per nazioni, dopo che l''URSS aveva brillantemente battuto l'Ungheria, qualificandosi all'ultimo turno pur senza scendere in campo contro la Spagna: il regime di Francisco Franco non intende infatti andare in Unione Sovietica per la disputa della partita, decidendo di ritirarsi lasciando la qualificazione agli uomini di Gavriil Kachalin.




Come anticipato la nazionale sovietica si aggiudica il torneo, battendo in finale  la Jugoslavia, con Meskhi che si mette in mostra accanto ai bomber Valentin Ivanov e Viktor Ponedel'nik, al talentuoso di Slava Metreveli, ai leader Lev Jasin e Igor Netto e al coriaceo Vladimir Kesarev.
Insieme a loro il concetto di collettivo trova una significativa applicazione, ma sono molti a notare il piccolo numero undici sovietico, particolarmente inspirato ed in grado di fare ammattire il malcapitato terzino destro; la sua presenza trova concretezza non solamente attraverso gli assist che può fornire, ma anche nella necessità avversaria di raddoppiare la marcatura su di lui, sacrificando in tal senso un uomo e concedendo superiorità numerica in un'altra zona del campo.
La stampa internazionale attende al varco la rappresentativa sovietica per il successivo Mondiale da disputarsi in terra cilena, non potendo visionare i relativi giocatori vista la decisione del governo sovietico di vietare la partecipazione alle competizione europee per club.
La squadra, sempre affidata a Kachalin non sembra solida come due anni prima, passando il girone iniziale battendo Jugoslavia e Uruguay, ma incappando in un pirotecnico pareggio per 4-4 contro la Colombia, dopo essere stati in vantaggio per 4-1: Meskhi  è come al solito un fattor sulla corsia sinistra, ma insieme ai compagni incappa in una brutta giornata nei quarti di finale, dove i padroni di casa eliminano la rappresentativa sovietica.
L'ala sinistra della Dinami Tbilisi non riesce nuovamente a segnare nella fase finale di una competizione per nazionali, mancanza che non riuscirà a colmare nel proseguimento della sua carriera: le due reti messe a segno contro la Norvegia durante le qualificazioni rappresentano le uniche segnate in una competizione ufficiale.
Va precisato in tal senso come molte volte lo scopo dei suo assoli è quello di trovare la rete in prima persona, come dimostrano le 54 reti realizzate in campionato realizzate in 284 partite con la Dinami Tbilisi.
Quest'ultima non è esattamente una delle nobili del calcio sovietico, non avendo mai trionfato nel massimo campionato nazionale, finendo sempre dietro alle grandi del calcio moscovita, nonostante abbia usufruito nel dopoguerra della simpatica del capo della polizia segreta Lavrentij Berja.
Nel 1964 però la squadra allenata proprio da Gavril Kachalin si impone nella Pervaja Gruppa A, battendo nello spareggio finale la Torpedo Mosca per 4-1 dopo i supplementari, con Meskhi che segna il gol del 3-1 dopo la doppietta di Ilia Datunashvili.




Con l'aggiunta degli ottimi Metreveli e Vladimir Barkaja il reparto offensivo della Dinamo raggiunge il suo apice qualitativo, giocando un ruolo fondamentale per l'ottenimento dell'agognato quanto meritato successo.
Dalla stagione successiva la squadra non riesce più a confermarsi al vertice, con Meskhi sempre pronto ad incantare con il suo gioco di gambe e la sua tecnica, ma senza risultati tangibili.
Anche in nazionale il commissario tecnico Nikolaj Morozov crede in un differente progetto, convocando solamente Murtaz Khurtsilava, Giorgi Sich'inava e Metreveli della Dinamo Tbilisi, rinunciando quindi a Meskhi. Quest'ultimo rientrerà nel giro delle convocazioni successivamente, fino al 1969, quando dopo 35 partite e 4 gol terminerà il suo rapporto con la nazionale.
Nonostante abbia solo 32 anni il peso della fatica e dei tanti calci presi si fanno sentire sul suo minuto fisico, andando ad inficiare su quella rapidità e quelle finte improvvise che ne hanno fatto un incubo per tutte le difese.
Neanche il passaggio al Lokomotivi Tbilisi nel 1970 riesce a ritemprarlo, inducendolo a terminare la carriera nello stesso anno, dopo solo 4 partite disputate.
Ancora oggi è ricordato come uno dei migliori giocatori del periodo sovietico, ricevendo postuma anche l'elezione a giocatore georgiano del secolo.
La sua morte, avvenuta a solo 54 anni nel 1991, colpisce tutta Europa ed in particolare la Georgia, da pochi giorni diventata indipendente dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
A permanente memoria gli viene intitolato lo stadio del Lokomotivi Tbilisi, costruito nel 1998 e per sempre legato al nome di Mikheil Meskhi, il Garrincha Goergiano.






Giovanni Fasani



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