Era la metà dell' ultimo
decennio del '900, il Genoa, come succedeva da un po’ d' anni a quella parte,
aveva fallito i suoi obbiettivi stagionali che parlavano di ritorno in Serie A.
Genova era avvolta da una cappa di caldo
insopportabile e tutti correvano, appena potevano, a refrigerarsi nelle acque
del mar Ligure che non saranno state blu come quelle dei Caraibi ma che da
sempre riuscivano a regalare allegria e fresco a turisti ed indigeni.
Non
tutti, però, erano sulle spiagge; gli ultras del Genoa erano a Pegli incuranti
del calore che il sole buttava loro addosso appiccicandogli sciarpe e maglie
rossoblu alla pelle. Erano arrabbiati non tanto per la mancata promozione
quanto per la vendita agli odiati cugini blucerchiati dell'
"aereoplanino" Vincenzo Montella idolo del tifo del Grifone. Vittime
della protesta il presidente Spinelli e la sua dirigenza, rei di aver ancora
una volta illuso e tradito il popolo genoano il cui pensiero andava ancora ai
tempi gloriosi di Aguilera e Skuhravy, che, nonostante fossero ancora recenti, apparivano
lontani anni luce proprio come i nove scudetti di cui il Genoa si fregiava.
Spinelli aveva pochi soldi e poche idee per calmare i tifosi e l' esperimento
che aveva portato Alexi Lalas a Padova, due anni prima, aveva garantito un buon
giocatore più soldi e pubblicità per il club veneto...Decise quindi di buttarsi
anche lui sull' esotico mercato statunitense ingaggiando un bomber a stelle e
strisce: Roy Lassiter. Roy era un giocatore di colore che in quel momento nelle
file del Tampa Bay stava segnando grappoli di gol. Negli States era considerato
il futuro dell' ancora acerbo calcio statunitense; colui che avrebbe dato
gloria alla nazionale di Washington D.C.