"Sekulic si innamorò immediatamente del talento di Vujadin. Lo vedeva come un giocatore sicuro, disciplinato, sempre pronto a sottomettersi agli interessi della squadra. Un giocatore che qualsiasi allenatore avrebbe voluto allenare.
Fu subito benvoluto anche dai compagni di squadra poichè rispettavano il suo altruismo, la sua serietà e il giusto approccio all'agonismo. In molti all'interno del mondo Vojvodina iniziarono a parlare del giovane Vujadin Boskov, in molti li prospettavano una carriera luminosa. Quello che nessuno sospettava era che "Vujke" si stesse allenando di nascosto, all'insaputa dei genitori.
All'inizio del 1947, il Vojvodina, fu invitato ad un torneo giovanile, in quel di Spalato, nella Jugoslavia croata. Sekulic vedeva quella competizione come un importante vetrina per i suoi giocatori e fu stupito quando "Vuja" li disse che lui non avrebbe proprio potuto partecipare.
"Come non puoi partecipare?"
"Mister, vede è una storia lunga, deve sapere che..."
Parlarono per ore, Vujadin li confidò tutto: il dolore per la morte di Aca, il rifiuto di suo papà verso il calcio che a suo dire li aveva portato via un figlio, il fatto che frequentasse gli allenamenti di nascosto... Vujadin aveva aperto il suo cuore e lo aveva fatto con colui che sarebbe diventato il suo padre calcistico.
"Non ti preoccupare "Vujke" parlerò io ai tuoi genitori e vedrai che tutto si risolverà..."
Vujadin lo guardò fiducioso e li fece cenno di si con la testa.
Alcuni giorni dopo Branislav "Bane" Sekulic si presentò, a Begec, a casa dei Boskov a capo di una delegazione di dirigenti del Vojvodina. La sua intenzione era quella di convincere papà Bosko a concedere l'assenso a suo figlio di frequentare gli allenamenti.
"Che cosa? Calcio? Non se ne parla nemmeno! Questa serpe mi ha già morso una volta, la seconda volta, giuro, non lo farà" gridò furioso Bosko, l dopo aver sentito le ragioni della visita della delegazione del Vojvodina.
Bane Sekulić, era preparato a quella reazione; era una persona calma con un buon tatto ed un ottima diplomazia e non si diede per vinto. Pur sapendo che di fronte a sè aveva un padre al quale il calcio aveva arrecato un immenso dolore, continuò a persuaderlo in maniera diplomatica.
"Io la capisco, so perchè parla così. Tuttavia, la prego, ceda un po’, sarebbe davvero un gran peccato se Vujadin non continuasse ad allenarsi in calcio"
Ma davanti a lui continuava a trovarsi il volto duro di Bosko. Sembrava che niente potesse fargli cambiare idea.
"No, no e no! Nella mia casa con il calcio labbiamo finito per sempre!"
Dopo aver udito queste parole molti si sarebbero scoraggiati ed avrebbero rinunciato. Ma pur consapevole del rischio che tutto potresse trasformarsi in un serio scontro, l’autorevole Bane Sekulić non si diede per vinto. In un silenzio mortale, si è sentì solo la sua voce:
"Mi assumo tutta la responsabilità. Le prometto di avere cura di Vujadin come se fosse mio figlio"
Per un momento tutti rimasero in silenzio. Le premurose parole di Bane Sekulić sembravano aver disarmato il vecchio Bosko, il quale, dopo una lunga esitazione, con fatica guardando "Vujke" negli occhi sussurrò tra i denti :
"E va bene, che vada. Non so perchè, ma Le credo. Ma sappiate voi tutti, che Vujadin potrà giocare a calcio solo se sarà bravo a scuola. Se non lo sarà, niente da fare!"
Quel giorno fu molto importante non solo per la carriera calcistica, ma per la vita intera di Vujadin Boskov."
Danilo Crepaldi