giovedì 10 maggio 2018

A MURALHA

Fino alla fine degli anni'90 si è sempre diffidato del valore dei portieri brasiliani, esasperandone a tal punto la pochezza da ritenere che la grande Seleçao abbia sempre giocato "senza il portiere".
Tale superficiale analisi verte sul fatto che la scuola calcistica brasiliana abbia una marcata matrice offensiva, tralasciando in tal senso la formazione di validi difensori e di conseguenza di solidi estremi difensori.
Con molto probabilità siamo di fronte ad un luogo comune, nato a seguito del Maracanazo del 1950, addebitato da stampa e pubblico a Moacir Barbosa, grande portiere caduto però in disgrazia calcistica proprio a seguito del gol decisivo di Alcides Ghiggia.
Si è inoltre spesso ironizzato sulle deficienze di portieri quali Felix o Valdir Peres, ritenuti più o meno con ragione quali comprimari in squadre composte da indimenticabili campioni.
Solo con l'avvento di Claudio Taffarel appunto negli anni'90 si è assistito ad un cambio di ottica in tal senso, successivamente confermato dalla positiva generazione di ottimi portieri che il calcio verdeoro ha poi prodotto, grazie a profili quali Dida, Julio Cesar per poi arrivare ai contemporanei Allison o Ederson.
Ricordo a tal proposito lo stupore di un grande conoscitore di calcio come Josè Altafini, che si disse sorpreso di come dal Brasile potessero anche nascere portieri di livello mondiale.
Dopo tale rapido excursus occorre considerare le possibili eccezioni a quella che è obiettivamente una visione parziale e soggettiva legata ai risultati più evidenti e penalizzata fortemente dalla mancanza di validi riferimenti visivi.
In tale contesto non si può non considerare la figura di Oberdan Cattani, portiere talmente forte da essere soprannominato A Muralha (la Muraglia), ma al tempo stesso sottovalutato per non aver mai giocato un Mondiale, oltretutto per colpe non sue.


Siamo a tutti gli effetti di fronte ad una leggenda del Palmeiras, avendo vestito la casacca del Verdão dal 1940 al 1954, periodo nel quale si è contraddistinto per grandi parate e per la spiccata personalità.
La sua storia è comune a tanti immigrati italiani della sua generazione, nati in Brasile a seguito della decisione della famiglia di trasferirsi in Sudamerica a cercare fortuna.
Quest'ultima volta loro le spalle nel 1929 quando viene a mancare il capofamiglia, lasciando in gravi difficoltà la madre ed i sette figli nati dal matrimonio; inutile dire come ci sia poco tempo per studio e gioco, essendo ognuno dei componenti chiamato a contribuire come possibile al sostentamento del nucleo.
Oberdan mette però in mostra doti atletiche fuori dal comune, che gli permettono di eccellere in termini di resistenza fisica, potenza, ma anche agilità.
A soli 17 anni sembra però destinato ad un'esistenza lavorativa misera, quando come in una trama da film avviene il suo reclutamento presso il Palestra Italia (primo nome del Palmeiras): convinto a fare un provino viene immediatamente scelto dalla staff tecnico, sorpreso per le sue doti atletiche e per la sicurezza con la quale effettua ogni tipo di intervento.
A tal proposito risulta utile l'esperienza fatta con le squadra locali della natia Sorocaba, dove affina maggiormente la tecnica specifica e migliore il posizionamento tra i pali.
Nel 1940 può dire addio al lavoro da camionista venendo tesserato per la seconda squadra del Palestra Italia, mettendosi talmente in mostra da entrare stabilmente nella compagine principale l'anno successivo, esordendo in un match contro il Santos.


 
Oltre al successo sportivo arriva anche la sicurezza economica, dal momento che al primo anno tra i pali del Verdão arriva a guadagnare quattro volte quello che percepiva come autista.
Cattani diventa un vero e proprio punto di forza della squadra, tanto da sembrare quasi imbattibile, sorprendendo pubblico ed avversari con interventi impensabili per l'epoca in questione; in particolare eccelle nell'abilità di bloccare il pallone con una sola mano, strabiliante vezzo che lo rende famoso in patria e che denota la grande sicurezza nei propri mezzi.
Il giovane portiere diventa in effetti un personaggio anche al di fuori del campo, finendo per essere uno dei primi testimonial pubblicitari, come dimostra la foto di seguito scattata per una nota marca di schiuma da barba.

 
Il fisico statuario e la somiglianza con il famoso attore Clark Gable lo rendono perfetto per il ruolo e l'eco delle sue gesta sul terreno di gioco amplificano la portata del suo nome, conosciuto in tutto il territorio paulista.
Il fortissimo numero uno vive da protagonista anche il cambio di nome della squadra, la quale nel 1942 diventa Palmeiras in luogo di Palestra Italia, essendo vietata dal governo brasiliano qualsiasi allusione all'Italia fascista, costringendo di fatto il club a rinunciare al suo storico e significativo appellativo.
La settimana dopo il forzato cambio del nome, il Palmeires scende in campo contro il San Paolo a San Paolo portando una grande bandiera brasiliana, con in prima fila proprio Oberdan Cattani.



L'intento è quello di prendere le distanza dalla malelingue che vorrebbero la squadra vicina alla terribile politica dell'asse nazifascista, volendo rimarcare la propria identità di realtà puramente brasiliana.
Per la cronaca la partita, passata alla storia come l'Arrancada Heróica, viene vinta proprio dal Palmeiras per 3-1, dopo che il Santos ha abbondonato il campo a seguito di un rigore concesso nel secondo tempo.
La vittoria conferisce al Verdão il titolo paulista del 1942, il primo nella carriera del ventitreenne estremo difensore, il quale replicherà il successo in altre tre occasioni, ergendosi come sempre a grande protagonista.
Ai successi a livello regionale si aggiungeranno nel tempo due Taça Cidade de San Paolo ed un torneo Rio-San Paolo, competizioni molto ambite all'epoca per la grande rivalità esistente tra le squadra protagoniste.
Finalmente nel 1944 anche la nazionale si accorge del suo talento, non potendo più trascurare la risonanza che il suo nome ha raggiunto in quel periodo.
La possibilità di mettersi in luce con la Seleçao arriva con Campeonato Sudamericano in Cile, concluso con il secondo posto alle spalle dell'Argentina, prima nel girone finale grazie alla vittoria per 3-0 nello scontro diretto (tripletta del Tucho Mendez).
La possibilità di rappresentare il suo paese lo riempie di orgoglio e gli applausi ricevuti con la nazionale anche lontano da San Paolo confermano come sia ormai un beniamino a livello in tutto il Sudamerica.
La seconda Guerra Mondiale e le tragiche conseguenze della stessa non consentono la disputa del Mondiale del 1946, durante il quale Cattani sarebbe stato sicuramente titolare.
Nello stesso anno si disputa il Campeonato Sudamericano in Argentina, che vede però tra i pali della Seleçao Ari de Souza, preferito per scelta tecnica dall'allenatore Flávio Costa
Quando finalmente la Coppa Rimet viene rimessa in palio nel 1950, il portiere del Palmeiras trova sulla sua strada Moacir Barbosa, ritenuto a maggioranza come meritevole del posto da titolare, alle luce anche dell'ottimo Campeonato Sudamericano disputato nel 1949.
Nonostante una forma fisica sempre impeccabile ed i soli 31 anni, Cattani non viene più preso in considerazione per la nazionale, disputando solamente 9 partite dal 1944 al 1945, anno della sua ultima apparizione.


Incredibilmente anche nel Palmeiras la sua titolarità viene messa in discussione nel 1951, nonostante l'anno prima sia stato protagonista nella vittoria del campionato paulista, l'ultimo da lui vinto in carriera.
Per sfruttare la grande voglia di calcio dopo gli orrori della guerra, Jules Rimet decide di organizzare un Mondiale per club, invitandovi quello che ritiene essere il meglio del calcio internazionale alla luce dei risultati degli ultimi anni.
Palmeiras, Vasco da Gama e Nacional per il Sudamerica affrontano le compagine europee di Juventus, Austria Vienna, Nizza, Stella Rossa e Sporting CP, in un formato che ricalca in pieno quello del Mondiale per nazionali.
Cattani difende i pali del Verdao come sempre al meglio nelle prime due partite, subendo un solo gol contro la Stella Rossa e contribuendo al meglio al doppio successo ottenuto.
Nel terzo match contro la Juventus incappa però in una giornata storta, naufragando con tutta la squadra sotto i colpi di Giampiero Boniperti, Karl Hansen e Karl Præst, mattatori nel 4-0 finale.
La clamorosa débâcle induce il tecnico Ventura Cambon a sostituire Cattani con Fábio Crippa, il quale giocherà per tutto il resto del torneo, concluso con la vittoria dello stesso ottenuta nella doppia finale proprio contro la Juventus.
Per A Muralha è un duro colpo dopo anni di titolarità e nonostante il successo ottenuto patisce la forte concorrenza interna di Crippa, di nove anni più giovane e dalla società visto come il futuro per i pali del Palmeiras.
Già deluso per lo scarso utilizzo ottenuto negli ultimi anni, nel 1954 apprende con sorpresa come il suo contratto non sarà rinnovato, mettendo fine di fatto ad un rapporto apparentemente indissolubile.
Per dimostrare di essere ancora nel massimo della forma accetta l'offerta del Clube Atletico Juventus, dove gioca una buona stagione, finendo per smentire chi lo riteneva ormai finito all'ala dei 36 anni.
Il suo cuore è legato però al Verdao, tanto da decidere di interrompere la carriera per entrare nel settore giovanile dell'amato club per poi regalarsi il ruolo di ambasciatore dello stesso fino al 2014, quando morirà a 94 anni.

 

Il suo nome è nella storia del Palmeiras, in virtù di un modo spettacolare quanto redditizio di stare tra i pali, imponendosi inoltre come grande personaggio ed autentico quanto fiero brasiliano, al di là di maldicenze e voci di popolo.
Il destino l'ha privato della gioia di giocare e magari vincere il primo Mondiale per la nazionale, ma a San Paolo e non solo a Muralha è a tutti gli effetti una leggenda.





Giovanni Fasani



(Fonti: www.palmeiras.com)

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