giovedì 5 maggio 2016

SVEZIA 1958

Il Mondiale del 1958 è storicamente e generalmente ricordato per essere stato il torneo nel quale è esploso agli occhi di tutto il mondo il talento di Pelè.
Trascinato dal giovanissimo O’Rey e da una squadra tecnicamente sublime, la Seleção domina letteralmente la competizione, consegnando alla storia una pagina ancora oggi indelebile di sbalorditiva capacità calcistica.
La squadra allenata da Vicente Feola canalizza quindi su di se tutte le attenzioni ed i ricordi degli appassionati, lasciando così nell’ombra i secondi classificati del suddetto Mondiale.
Ad arrendersi ad un Brasile quasi imbattibile è infatti la Svezia padrone di casa, compagine di ottimo livello ed in assoluto una delle squadra tatticamente e tecnicamente più forti del periodo.
 
 
La squadra svedese è allenata dall’inglese George Raynor, ex centrocampista di buon livello, tornato sulla panchina dei Gialloblu nel 1956 dopo la prima esperienza durata 8 anni (dal 1946 al 1954).

In Svezia gode di grandissima considerazione per aver condotto la nazionale al successo nelle Olimpiadi del 1948, per il terzo posto al Mondiale del 1950 e per il medesimo risultato ottenuto alle Olimpiadi del 1952.
Il raggiungimento di tali traguardi fa ben pensare per il Mondiale da giocarsi in casa, potendo contare su di una squadra esperta ed arrivata in termini di generazione all'ultimo grande torneo, con concrete possibilità di essere protagonista.
Quella che ha disposizione il tecnico di Wombwell nel 1958 è una squadra in grado di combinare al meglio la consueta fisicità del calcio nordico con valori tecnici di alto livello.
A questo si aggiunge la grande esperienza internazionale ed un collaudato sistema di gioco, implementato al meglio nei tornei disputati sotta la guida dell’allenatore inglese.
In porta troviamo l’esperto Kalle Svensson, titolare inamovibile in grado di trasmettere al reparto tutta la sua sicurezza.
Davanti a lui l'allenatore britannico schiera una difesa a quattro, formata da elementi corpulenti e disciplinati dal punto di vista tattico.
Come terzini troviamo Orvar Bergmark sulla corsia di destra e Sven Axbom su quella di sinistra, ai quali viene affidato il compito di presidiare la fascia di competenza con funzioni prevalentemente di contenimento.
Bergmark vivrà qualche anno dopo una non positiva esperienza con la maglia della Roma, dove giocherà per pochi mesi, al termine dei quali farà ritorno all'Örebro.
Al centro del reparto domina la fisicità di Sigvard "Sigge" Parling e di Bengt Gustavsson, ai quali spetta il compito di presidiare la zona centrale del pacchetto arretrato.
Gustavsson in particolare ha sviluppato un grande senso della posizione, anche per la sua esperienza in corso con la maglia dell'Atalanta, della quale è diventato il leader difensivo.
Così come nel club orobico, anche in nazionale tende ad arretrare rispetto ai compagni di reparto, per coprire la posizione di libero.
Il quartetto difensivo fonda la sua stabilità sull'esperienza (l'età media è di 30 anni) e sul grande affiatamento sviluppato negli anni nel contesto della nazionale maggiore.
A centrocampo Raynor schiera un elemento centrale, identificato in Reino Börjesson, con la mansione di collegare al meglio i reparti e "coprire le spalle" al duo incaricato di sviluppare al meglio il complesso gioco di squadra.
Ogni pallone passa infatti dai piedi raffinati di Nils Liedholm e di Gunnar Gren, i veri e propri leader della squadra, sia per età (36 e 38 anni), sia per importanza nell'economia del gioco svedese.
La comune esperienza al Milan ne ha reso perfetta l'intesa ed in campo i due sembrano trovarsi ad occhi chiusi.

 
Liedholm, conosciuto come il Barone, è anche capitano della squadra ed il primo riferimento per tutti i compagni per la costruzione della manovra.
Gren, soprannominato il Professore per la sapienza tattica, è un giocatore prezioso ed intelligente, abile a riciclare al meglio qualsiasi pallone ed a riproporlo con estrema maestria ai compagni più avanzati
I due eccellono nella precisione dei passaggi e nel senso della posizione e sopperiscono ad una mobilità ormai ridotta con uno strepitoso senso tattico, unito ad una tecnica sopraffina.
Le geometrie tessute dai due sono manna dal cielo per i due esterni offensivi, Kurt Hamrin e Lennart Skoglund.
Il primo è un attaccante esterno piccolo ed imprevedibile, dotato di grande senso del gol e di grande velocità.
Soprannominato l'Uccellino si mette in luce come un efficace realizzatore, nonostante il suo raggio d'azione sia spesso decentrato rispetto alla porta.
Da anni in Italia, a 24 anni è uno dei prospetti migliori del calcio europeo, riuscendo a confermarsi negli anni seguenti con la maglia di Milan e Fiorentina.
Il secondo è un autentico giocoliere, in grado di determinare il risultato di una partita con una sola giocata (così come raccontato in un nostro precedente articolo).
Il carattere particolare ne ha storicamente frenato la completa esplosione, ma alla rassegna del 1958 si presenta al massimo della forma psicofisica.
Punta di riferimento è Agne Simonsson, completo attaccante dai numeri realizzativi notevoli ed apparso in gran forma alla vigilia del Mondiale.
Durante le Olimpiadi del 1948 la squadra aveva beneficiato delle prestazioni del possente Gunnar Nordahl, chiamatosi fuori dal contesto della nazionale al termine della suddetta competizione.
Simonsson, pur non essendo paragonabile in termine di cifre e di fisico  con il celebre Pompiere, rappresenta il terminale offensivo ideale al quale recapitare i succulenti palloni provenienti dalle due mezzali e dai due registi.
Con queste scelte la squadra ospitante inizia il suo cammino nel Mondiale nel Girone C, opposta a Messico, Ungheria e Galles.
Nel match d'esordio contro i centroamericani una doppietta di Simonsson ed un rigore di Liedholm consegnano i tre punti all'undici svedese.


Quattro giorni più tardi i magiari vengono battuti per 2-1, grazie ad una bella doppietta di uno scatenato Hamrin.
L'ultima partita con il Galles termina con un utile 0-0, che consente alla Svezia di ottenere il primo posto nel raggruppamento ed ai gallesi si qualificarsi per i quarti di finale.
La squadra di Raynor si gioca l'accesso alla semifinale contro l'URSS, che può schierare tra i pali il leggendario portiere Lev Jascin.
Le parate del Ragno Nero non possono nulla di fronte ad una Svezia altamente ispirata, che al termine del match prevale per 2-0, grazie ai gol di Hamrin e Simonsson nella ripresa.


In semifinale ad attendere Liedholm e compagni c'è la Germania Ovest campione uscente, trascinata come sempre dal talento di Helmut Rahn, Uwe Seeler e dal grande Fritz Walter.
La partita è estremamente equilibrata e vede i tedeschi andare in vantaggio al 24' con Hans Schäfer al quale risponde Skoglund dopo appena 8 minuti.
La Svezia guadagna la finale negli ultimi minuti di gioco, quando le reti di Gren e di Hamrin fissano il risultato sul definitivo 3-1 finale.
Il giorno dopo alcuni giocatori svedesi si fanno rasare i capelli a zero, come pegno per l'aver guadagnato la finale contro il Brasile.
Due giorni prima della partita devono essere decisi i colori delle maglie, avendo entrambe le squadre la casacca gialla. Si rende necessario un sorteggio che sorride alla Svezia, lasciando al Brasile una meno famosa maglia blu.
Come anticipato la finale vede la netta supremazia di Pelè e compagni, nonostante il vantaggio iniziale di Liedholom dopo 3 minuti. La superiorità brasiliana è evidente ed il gol di Simonsson serve solo a rendere meno pesante il passivo, fissando il risultato sul 2-5 finale.
Non c'è comunque onta nella sconfitta, dal momento che è maturata contro una delle squadre più forti del mondo ed al cospetto di uno dei giocatori ritenuto da molti il più forte di sempre.
Quella che resta ai posteri è il ricordo di un'ottima Svezia, anch'essa da inserire nelle migliori squadre della storia dei Mondiali.


Giovanni Fasani
 

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