Scozia, Croazia e Grecia sono solo tre delle nazioni dove il locale campionato è praticamente territorio di conquista solo per una squadra. Celtic, Dinamo Zagabria ed Olympiakos dominano ormai la scena da anni relegando le rivali ai semplici piazzamenti per le Coppe Europee.
Da qualche anno non fa eccezione Israele, con il Maccabi Tel Aviv assoluto protagonista per via della maggiore disponibilità economica che gli permette sempre di avere una rosa nettamente superiore alle altre.
Suona quindi strano che la stagione 2015/2016 non abbia consegnato neanche un trofeo alla società gialloblu: eliminata nel girone della Toto Cup prima, secondo posto in posto in campionato poi e per ultima la cocente sconfitta di ieri sera nella finale della State Cup vinta 1-0 dal Maccabi Haifa. Un vero e proprio fallimento dalle parti del Bloomfield Stadium.
Sommando tutti i trofei in queste tre competizioni, il Maccabi ha conquistato la bellezza di 48 allori nell'arco della propria storia.
Vederlo trionfare a livello europeo è invece pura utopia, ma nonostante ciò la compagine capitolina fu campione continentale per due volte.
Successe nel 1969 e nel 1971. "Ma come?" direte voi. "Nel 1969 la Coppa Campioni l'ha vinta il Milan e due anni dopo trionfò per la prima volta l'Ajax. Com'è possibile?"
Semplice: bisogna fare un excursus storico e ricordare che sino al 1993 la federazione calcistica israeliana non faceva parte della UEFA, ma della AFC, l'Asian Football Confederation, con l'aggiunta di un paio di partecipazioni alle qualificazioni mondiali nella zona oceanica.
Il Maccabi vinse quindi due Champions League asiatiche, o meglio, due Asian Champion Club Tournaments per dirla col termine di allora.
Nella prima occasione le squadre al via erano dieci. Fatto salvo per la vittoria 5-0 contro il Kowloon Motor Bus (squadra di Hong Kong), il girone degli israeliani fu tutt'altro che entusiasmante: vittoria di misura (3-2) contro i giapponesi del Toyo Kogyo (l'attuale Sanfrecce Hiroshima) e due pareggi, prima contro i malesi del Perak (1-1) e poi le reti bianche contro gli iraniani del Persepolis. Nonostante tutto il Maccabi vinse il proprio girone grazie alla miglior differenza reti nei confronti del Toyo Kogyo.
In semifinale i gialloblu cambiarono marcia ed affondarono con un roboante 6-1 gli indiani del Mysore State.
La finale del 30 gennaio in programma a Bangkok incoronò campioni i ragazzi allenati da Yossef Merimovich (ex bomber del club) grazie ad un gol del letale Dror Bar-Nur (nella foto in alto) nel secondo tempo supplementare.
Due anni più tardi le squadre al via erano solamente otto, ma sin da subito si capì che il Maccabi, ora allenato da Israel Halivner (altro ex giocatore dei gialloblu), aveva un tasso tecnico decisamente superiore. Doppio 4-1 agli indiani del Punjab e ai tailandesi del Bangkok Bank, 1-0 al Perak e vittoria 2-0 a tavolino contro gli iracheni dell'Aliyat Al-Shorta.
Dopo la semifinale vinta comodamente 2-0 contro i coreani del ROK Army, ci fu ancora l'Aliyat Al-Shorta sulla strada degli israeliani.
Ma quella partita non si giocò mai: per protesta contro lo strapotere politico israeliano i giocatori iracheni entrarono in campo sventolando vessilli raffiguranti bandiere irachene e palestinesi. Il tutto durò pochi minuti ed alla fine nessuno dei giocatori dell'Aliyat rientrò sul rettangolo verde per giocare la partita.
A seguito di questo curioso - ma non sporadico - episodio, la federazione asiatica decise di consegnare il secondo ed ultimo titolo continentale alla squadra di Tel Aviv.
Matteo Maggio
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