martedì 18 marzo 2014

NIENTE DI GREAVES

Facendo finta di partecipare ad un quiz televisivo potremmo incappare nella seguente domanda: " Quale giocatore ha segnato più gol nella storia della First Division inglese?".
Sono sicuro che pensandoci attentamente verrebbero in mente nomi altisonanti, andando a parere tra i più forti e prolifici attaccanti anglosassoni della storia del calcio.
Sono però altrettanto certo che la risposta giusta la darebbero in pochi, fatto sicuramente strano se si considera il valore del giocatore in questione.
Per varie ragioni tale formidabile centravanti è uscito dalla memoria calcistica recente, nonostante i numeri realizzati lo annoverino tra i più grandi realizzatori di ogni epoca.
Dopo questo preambolo è venuto il momento di svelarne anche il nome: Jimmy Greaves.


Autentico "Enfant Prodige" del mondo del calcio, ha un impatto devastante con la realtà professionistica, iniziando la carriera con la maglia del Chelsea. Segna subito all'esordio ad appena 17 anni e nelle successive stagioni scrive la storia del club londinese.
Autentico "centravanti d'area" dimostra un fiuto per il gol innato ed una completezza tecnica sbalorditiva.
Nella stagione 1958/1959 è subito capocannoniere con 33 gol, migliorandosi ulteriormente in quella 1960/1961 dove mette a segno 41 reti in 40 partite. I tifosi del Chlesea ricorderanno per sempre una sua strepitosa tripletta al Manchester United nel novembre 1960.
Gioca con continuità anche con la nazionale, dove puntualmente segna all'esordio contro il Perù.
Nel 1961 vanta già124 gol in 157 partite di campionato e si impone come autentico fenomeno, considerando che ha appena 21 anni.


Nonostante le decine di realizzazioni da lui garantite, i "Blues" retrocedono in Second Division, liberando di fatto Greaves, che ha la possibilità di approdare in un club di livello superiore.
Le maggiori squadre europee si mettono in fila per garantirsi le prestazioni della giovane punta e dopo una lunga trattativa la spunta il Milan.
Sull'esperienza italiana del centravanti inglese si potrebbero scrivere pagine e pagine, considerando sia gli aspetti tecnici, sia quelli extracalcistici.


Viene fortemente voluto dal direttore tecnico Dipo Viani, che riesce a creare una copia potenzialmente micidiale con un altro fenomeno del periodo, Josè Altafini.
Greaves lascia l'Inghilterra tra tanti dubbi e, a detta di tanti, contro la sua volontà. Inoltre parte da Londra con l'angoscia per la perdita di un figlio, evento che lo segna indiscutibilmente, specie per come affronta l'avventura nella città milanese.
Nonostante ciò esordisce in un'amichevole contro il Botafogo, segnando una doppietta ed entrando subito nei cuori dei tifosi milanisti.
Purtroppo per lui, non riesce ad entrare nelle simpatie dell'allora allenatore rossonero, Nereo Rocco.
Il "Paron" ne intuisce subito le straordinarie qualità e lo impone ovviamente titolare, ma non ne tollera lo stile di vita fuori dal campo.
Greaves è avvezzo alla vita mondana e non disdegna qualche bevuta di troppo, non adeguandosi alle regole dell'allenatore e comportandosi come si comportava nella patria natia. Si narra anche di sue presunte "scappatelle" dal ritiro, che mandano letteralmente in bestia l'allenatore triestino.
Inoltre mal digerisce i rigidi dettami tattici del calcio italiano, essendo abituato ad essere il riferimento dei compagni e prendendo l'area di rigore come suo habitat esclusivo, escludendosi di fatto dalla manovra.
In alcune partite Rocco lo prova anche da attaccante esterno, ma la sua anarchia tattica lo porta a non rispettare tale dettame, tanto da tornare ben presto in posizione centrale.
Segna le sue prime reti contro l'Udinese ed è decisivo anche nel derby vinto contro l'Inter.
Nel Milan gioca solamente 10 partite realizzando altrettanti gol, in una stagione complicata dove i risultati arrivano con difficoltà. Le sue intemperanze non vengono più tollerate dalla dirigenza milanista, che decide di cederlo al Tottenham dopo l'ennesimo litigio con il tecnico prima del match con la Juventus nell'inverno del 1961.
Tale decisione porta benefici ad entrambe le parti: il Milan conquista lo scudetto dopo una strepitosa rimonta e Greaves inizia la parte più bella e vincente della sua carriera.



Con gli Spurs vince subito la FA Cup e si guadagna un posto per il Mondiale di Cile 1962.
L'avventura inglese termina già ai quarti e Greaves riesce a segnare solo un gol nella vittoria per 3-1 contro l'Argentina.
Il 1963 è l'anno di grazia per il centravanti inglese, che vince la classifica marcatori e ottiene con il club la prima vittoria internazionale, conquistando la Coppa delle Coppe. Ovviamente
il Tottenham viene trascinato dal suo portentoso attaccante, che risulta miglior marcatore anche in tale manifestazione con 6 reti, 2 delle quali segnate in finale contro l'Atletico Madrid.


Greaves segna il primo ed il quarto gol e si guadagna quel riconoscimento internazionale che fino a quel momento gli era mancato.
Tale successo si va ad aggiungere all'iniziale vittoria della Charity Shield.
Al termine della stagione ottiene il terzo posto nella classifica del Pallone d'Oro, alle spalle di Jashin e Rivera.
Dopo tre stagioni ricche di gol, ma prive di successi ed il titolo di miglior realizzatore nel 1965, arriva la grande occasione per tutti i calciatori inglesi: Il Mondiale del 1966 che l'Inghilterra gioca da paese ospitante.
Come tutti sappiamo, quest'ultima riesce nell'impresa di laurearsi campione del mondo, ma per Greaves si rivela un'esperienza non positiva.
Parte titolare nelle prime tre partite, facendosi male nell'ultima contro la Francia. Nonostante si ristabilisca presto, non viene più considerato dal commissario tecnico Ramsey, che gli preferisce Hurst.
I maligni insinuano che Graves non abbia celebrato la vittoria finale contro la Germania, non sentendo sua tale vittoria, in aperta polemica con le scelte tecniche dell'allenatore.
Nel 1967 reagisce alla grande a tale situazione ed a tutte le polemiche, portando il Tottenham a vincere nuovamente la Coppa d'Inghilterra e garantendogli un ottimo terzo posto finale.
Le successive stagioni non sono così positive, anche se nella stagione 1967/1968 ottiene il suo ultimo trofeo, portando a casa nuovamente il Charity Shield.
Nel frattempo chiude anche la sua militanza nella nazionale inglese, partecipando all'Europeo del 1968. Termina con un significativo bilancio di 44 reti in 57 partite.
Si toglie infine un'ultima soddisfazione diventando capocannoniere del campionato 1968/1969, portando a 6 i successi in carriera in questa classifica.
Gioca un ultima stagione con gli Spurs prima di approdare in un altra squadra di Londra, Il West Ham. 
Ovviamente lascia a White Hart Lane un ricordo indelebile, condito da 220 realizzazioni in poco più di 300 presenze.


Con gli hammers gioca una sola stagione, quella1970/1971, segnando 13 gol in 38 partite.
Al termine della stessa decide di ritarsi, lasciando ai posteri un'eredità di ben 357 reti in 516 partite in campionato.


Non è facile da dirsi se con un carattere più conciliante o una maggior adattabilità avrebbe vinto di più, magari quel titolo nazionale che manca nel suo comunque ottimo palmares.
Potrebbe, in effetti, nascere il rimpianto di cosa avrebbe potuto fare nel Milan, che da lì a poco avrebbe dominato anche in Europa. Probabilmente in molti potrebbero pensare che le imbeccate di Gianni Rivera avrebbero potuto permettergli di accrescere maggiormente il suo bottino di gol realizzati.
L'opinione di chi scrive è quella che un giocatore del genere va apprezzato per quello che ha fatto, soprattutto quando si parla di un attaccante dalla media gol come quella in questione.
Forse è meglio ricordarlo così, come un giocatore che ha sempre vissuto per il gol, incurante degli schemi ed inguaribilmente egocentrico dal punto di vista tattico.

Giovanni Fasani



Fonti: chelseafc, magliarossonera, myfootballfacts

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