mercoledì 12 marzo 2014

MARACANA'


Il leggendario stadio Maracanà è stato inaugurato il 24 luglio 1950; era stato costruito con l'obiettivo di ospitare la Coppa del Mondo del 1950, vinta poi dall'Uruguay. Il suo nome originale era "Estadio Municipal", ma nel 1966 ha acquisito il suo nome attuale: "Stadio Màrio Filho" in onore di un noto giornalista e scrittore brasiliano morto a 58 anni, per un attacco cardiaco; la sua attività e la sua professionalità diedero impulso allo sviluppo del giornalismo sportivo in Brasile, e contribuirono alla diffusione della passione per il calcio in patria.
Tuttavia, per il popolo brasiliano e per i tifosi di tutto il mondo, il nome di questo stadio è e resta Maracanà; ma da dove ha origine? Il Maracanà, il cui nome per esteso è Primolius Maracanà (o Ara Aliblu), è un uccello molto diffuso nel Sud America centrale e orientale, per certi versi simile ad un pappagallo; può avere una lunghezza compresa tra i 35 e i 45 cm, una lunga coda ed un piumaggio generalmente verde: fino a poco tempo fa è stato inserito tra le specie vulnerabili (a rischio estinzione), ma sembra che in questi ultimi anni abbia colonizzato nuovamente alcune zone da cui era scomparso in passato. Una di queste zone, dove ancora oggi questa specie di uccello è molto diffusa, è proprio il quartiere di Rio de Janeiro dove sorge lo stadio.


In occasione dei Mondiali di calcio che si svolgeranno a breve, il Maracanà è stato oggetto di una profonda ristrutturazione: la capienza attuale dello stadio è stata drasticamente ridotta a 78.383 posti, tutti a sedere (inizialmente la sua capienza si aggirava tra i 140.000 e i 160.000 posti, con punte di oltre 220.000 spettatori, come in occasione della finale Brasile - Uruguay giocata il 16 luglio 1950); le gradinate dei posti a sedere originali, con una configurazione a due livelli, sono state demolite, lasciando il posto a nuove gradinate. 
I nuovi sedili sono di colore giallo, blu e bianco, creando insieme con il verde del campo i colori nazionali brasiliani. Inoltre le tonalità grigiastre rimandano al colore della facciata principale dello stadio, anch'essa realizzata ex novo. Il tetto dello stadio originale, in calcestruzzo, è stato demolito e sostituito con una membrana di fibra di vetro in teflon; questo nuovo tetto coprirà il 95% dei seggi all'interno dello stadio. Tutti questi lavori, durati all'incirca 5 anni, hanno avuto un costo complessivo di 285 milioni di euro.
Una particolarità di questo stadio è quella di avere 20.000 posti coperti del primo anello (le cosiddette "cadeiras perpetuas") che su idea dell'allora vice presidente della FIFA e presidente della FIGC Ottorino Barassi (che supervisionò i lavori di costruzione) furono venduti in anticipo nel 1948 come abbonamenti speciali per finanziare la costruzione dell'impianto, e che danno tuttora diritto ai possessori degli stessi ad assistere gratuitamente a tutte le partite giocate al Maracanà (comprese quelle della nazionale brasiliana) per 100 anni fino al 16 giugno 2050. Per questo motivo il numero di biglietti venduti per le partite è sempre ridotto di 20.000 unità.
Il Maracanà nel corso della sua storia è stato teatro di eventi indimenticabili, che hanno contribuito a renderlo famoso nel mondo: come non citare, per esempio, il millesimo gol segnato da Pelè? Ebbene, fu realizzato proprio in questo stadio, durante la partita Santos - Vasco da Gama (terminata 2 a 1 a favore del Santos di Pelè, che per la cronaca segnò su rigore il suo storico gol... era il 19 novembre 1969). Tanti sono i campioni che hanno giocato e segnato qui, da Zico a Roberto Rivellino, da Socrates a Romario, Bebeto e tanti altri... ma questo stadio è celebre anche per un altro evento, passato alla storia come un vero e proprio dramma sportivo: si tratta della finale tra Uruguay e Brasile del 1950. Il Maracanà era stato costruito apposta per i Mondiali, il Brasile era la squadra favorita e, una volta conquistata la finale, migliaia di tifosi (cifre confermate storicamente parlano di oltre 220.000 spettatori) si recavano a piedi verso lo stadio convinti di assistere ad una festa. 
E invece fu una tragedia, non solo sportiva: al gol iniziale di Friaca per i brasiliani avvenuto al primo minuto del secondo tempo, che fece esplodere di gioia il Maracanà, rispose al 58-esimo Schiaffino che ammutolì tutti i tifosi. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Al 79-esimo minuto, Ghiggia da una posizione quasi impossibile segnò il gol decisivo, che laureò l'Uruguay campione del mondo.


Quando l'arbitro Reader fischiò la fine, il clima era surreale.
Per il popolo brasiliano, così notoriamente passionale ed emotivo, e soprattutto amante del calcio e della propria nazionale, si trattò di una tragedia non prevista: erano già stati realizzati i carri per un Carnevale fuori stagione e per una festa che sarebbe dovuta durare per giorni; era stata predisposta una sontuosa premiazione con tanto di guardia d'onore e medaglie d'oro già coniate e personalizzate, che le massime autorità politiche brasiliane avrebbero dovuto consegnare ai giocatori e ai membri dello staff. L'inno nazionale uruguayano non fu nemmeno suonato dalla banda (com'era invece da programma al momento della premiazione), in quanto alla banda stessa era stata fornita solo la partitura dell'inno brasiliano e non quella degli avversari, in quanto ritenuta non necessaria.
Il peggio fu che in seguito a questa sconfitta in tutto il paese si verificarono casi di suicidio, chi per la delusione, chi perché aveva scommesso gran parte dei propri averi sulla vittoria della Selecao; furono proclamati tre giorni di lutto nazionale e, il mattino successivo, i giornali brasiliani titolarono "Nunca mais" - "Mai più". Mai più un dolore simile, mai più una beffa tanto atroce.
Obdulio Varela, capitano di quell'Uruguay che aveva appena sconfitto il grande Brasile nella sua casa (era il Brasile di Jair, Friaca, Zizinho, Ademir e Chico), dichiarò nei giorni immediatamente successivi alla finale, che non gli importava essere diventato il simbolo di un indimenticabile trionfo, né tanto meno che a Montevideo lo avessero eletto eroe nazionale: aver visto un intero popolo disperato e i bambini piangere lo avevano toccato a tal punto da fargli capire che cosa era la sconfitta e questo aveva provocato in lui un grande rimorso, tanto da lasciarlo con il cuore a pezzi.
Il Brasile, in seguito, ebbe modo di rifarsi e di prendersi le sue numerose soddisfazioni: la Selecao infatti è pentacampeon, l'unica nazionale in grado di vincere 5 titoli mondiali nella storia del calcio; senza contare gli altri trofei internazionali. 
Tuttavia, c'è una curiosità. A distanza di tanti anni da quel 1950, il Brasile torna a giocare un Mondiale in casa propria: non era mai successo da allora... e indovinate un po' dove si terrà l'attesissima finale, il prossimo 13 luglio?

Ebbene sì, al Maracanà. Tutti i brasiliani sperano nella rivincita.


Elia Marzorati




Fonti: storiedicalcio.altervista, visitriodejaneirobrasil, liberoquotidiano, calcioweb

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