Nel 1988 il Lecce ritorna in serie A dopo la prima esperienza del 1985, decidendo di puntare nuovamente sul collaudato tandem argentino formato da Pedro Pasculli e Juan Antonio Barbas, rivolgendosi invece al mercato dell'est Europa per il terzo straniero, novità regolamentare della stagione 1988/1989.
La scelta cade sul ventunenne ungherese István Vincze, seconda punta mancina messosi in mostra con gol e grandi giocate nella squadra della sua città, l'FC Tatabánya.
Velocissimo con il pallone tra i piedi e dotato di un piede sinistro potente ed incisivo, il giocatore magiaro ha impressionato notevolmente la dirigenza salentina, anche in virtù delle 37 reti in 91 partite nel campionato e la precoce convocazione nella nazionale maggiore (1986).
Nella città salentina l'attesa è tutta per quello che viene definito una sorta di "enfant prodige" è tanta, con addirittura un video disponibile con il quale viene ripreso il suo primo allenamento con la squadra alla stadio Via del Mare.
Nella città salentina l'attesa è tutta per quello che viene definito una sorta di "enfant prodige" è tanta, con addirittura un video disponibile con il quale viene ripreso il suo primo allenamento con la squadra alla stadio Via del Mare.
La squadra affidata a Carlo Mazzone ottiene un brillante nono posto, dimostrandosi un undici difficile da affrontare, nella quale Barbas e Pasculli forniscono quei lampi di classe che fanno la differenza.
Vincze invece fatica ad inserirsi nella nuova realtà, scendendo in campo solamente 17 volte e segnando la miseria di un gol, comunque decisivo nel successo interno contro il Pescara della dodicesima giornata.
A dispetto del deludente rendimento il giocatore magiaro viene confermato per la stagione successiva, nel contesto di una formazione che cambia davvero poco e punta fortemente sulla sua esplosione.
Il Lecce si salva solamente per un punto nei confronti dell'Udinese, non riuscendo a mostrarsi la bella realtà della stagione precedente, trovando conferme dall'inossidabile Pasculli e dalla verve di un giovane Francesco Moriero.
E Vincze? Nelle 28 presenze racimolate mette a segno 3 reti, una su rigore contro il Bologna, decisiva per la vittoria, una ininfluente all'ultima giornata contro la Juventus ed una invece storica sul campo del Bari, indimenticabile per la conseguente vittoria contro gli odiati rivali.
La rete entra di diritto nel repertorio tecnico del giocatore magiaro: sinistro al voto da fuori area con perfetta coordinazione, con pallone scagliato con potenza nell'angolo basso alla destra del portiere.
Significativa anche l'esultanza, con il giovane ungherese che corre verso la panchina a ricevere l'abbraccio dei compagni, a conferma del grande e reciproco affetto (più volte confermato anche nel corso delle interviste di rito).
Una prodezza che sembra confermare la validità del suo bagaglio tecnico, nell'arco di una stagione individualmente deludente, a conferma della sua inadeguatezza al duro contesto del campionato italiano.
Inevitabile la cessione a fine anno, con il trasferimento alla Honved che lo vedrà tornare su buoni livelli, vincendo tra l'altro due scudetti, senza però implementare quel talento che nell'FC Tatabánya pareva cristallino.
Per i tifosi del Lecce con buona probabilità quell'acuto contro il Bari basta e avanza per garantirgli la nomea di idolo, tanto da meritarsi ad oltranza quel coro che risuonava rimbombante al Via del Mare: " olè olè’ olè olè István Vincze"
Giovanni Fasani
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