sabato 10 novembre 2018

THE LITTLE MAGICIAN

Dal punto di vista calcistico Trinidad & Tobago non rappresenta certa un eccellenza nel particolare universo centroamericano, potendo vantare solo una certa supremazia a livello caraibico, come testimoniano le 8 affermazioni nella Coppa dei Caraibi (record assoluto).
Ciò non vuol dire che nell'ex colonia inglese non siano sbocciati fior di talenti, tra i quali il più mediatico e conosciuto in Europa è sicuramente Dwight Yorke, protagonista soprattutto con il Manchester United di Sir Alex Ferguson.
Un'altra figura imprescindibile per il calcio trinidadiano è sicuramente Russell Latapy, un concentrato di tecnica, dribbling e faccia tosta messosi in mostra anche in Europa nel campionato portoghese e scozzese.



Il fantasista classe 1968 nasce a Laventille, una delle zone a più alto tasso di criminalità dell'isola di Tobago, dove non è difficile lasciarsi traviare verso attività illecite, così come finire vittima di regolamenti di conti come tristemente accade di frequente in tale parte dello stato caraibico.
Per fortuna di Latapy le sue doti calcistiche gli consentono di costruire un futuro nel calcio, entrando già a 15 anni nel giro della rappresentativa Under, pur decidendo di rifiutare una borsa di studio dalla Florida International University, convinto di poter diventare un giocatore professionista anche in un contesto non rimunerativo come Trinidad &Tobago.
La scelta si rivela vincente e dopo l'esordio in nazionale maggiore a soli vent'anni arriva l'opportunità di sbarcare in Europa nel 1990, quando emissari della squadra portoghese dell'Académica lo notano nelle file del Portmore United, compagine giamaicana.
A Coimbra ii talentuoso trequartista fa la conoscenza con le rudezze della seconda divisione del Portogallo, mettendosi in mostra in una squadra che non riesce però a fare il salto di qualità per guadagnarsi l'agognata promozione in Primeira Liga.
Latapy gioca come classico trequartista, imprevedibile in virtù della grande abilità nel dribbling e nei rapidi cambi di direzione, supportati dalla grande sicurezza nei proprio mezzi talvolta sfociante nella supponenza.
Palla al piede è veloce ed adrenalinico e il suo meglio lo mostra quando parte da lontano per poi lasciar partire tiri forti e precisi, per giunta scagliati con entrambi i piedi.


Nei quattro anni giocati con A Briosa si guadagna l'attenzione di più squadra del vecchio continente e si conferma altresì un punto di forza della propria nazionale, finalmente competitiva dopo anni di difficoltà.
Nel 1989 ha la grande opportunità di qualificarsi per la fase finale del Mondiale del 1990, trovandosi, ad una giornata dal termine, con la possibilità di giocare per il pareggio nella sfida casalinga con gli USA.
Inesperienza, immani pressioni e molta ingenuità unite ad un prodezza dello statunitense Paul Caliguiri pongono fine al sogno di un'intera nazione, con lo stadio di Port of Spain che tributa comunque un'ovazione ai propri beniamini, nonostante l'inopinata sconfitta per 0-1.

La consolazione per The Little Magician, come viene soprannominato, arriva con la possibilità di trasferirsi al Porto nel 1994, dopo 32 reti segnate con l'Académica ed una serie di grandi giocate degne di palcoscenici più blasonati.


Con i Dragoni gioca due stagioni, durante le quali contribuisce, soprattutto nella seconda, alla vittoria di altrettanti titoli nazionali, esordendo inoltre in Champions League quale primo trinidadiano a prendervi parte.
Sotto la guida di Bobby Robson impara tanto soprattutto dal punto di vista tattico, nonostante non limi la persistente anarchia e non riduca le solite pause che tende a prendersi in partita.
Anche per questo motivo nel 1996 si formalizza il suo passaggio al Boavista, con il quale vince la Coppa di Portogallo, senza però scendere in campo nella finale contro il Benfica.
La sua esperienza a Porto dura due anni, durante i quali il suo talento brilla raramente, finendo talvolta anche ai margini della prima squadra.
A 30 anni si rende necessario un cambiamento di contesto, per trovare nuove motivazioni e per riassaporare in campo la serenità persa nelle ultime stagioni; a dargli una mano è Alex McLeish, allenatore dell'Hibernian che ne caldeggia l'ingaggio per riportare gli Hibs nella prima divisione scozzese.
La scelta si rileva felice, dal momento che The Little Magician rinasce dal punto di vista sportivo, trascinando la squadra alla promozione ed imponendosi come un idolo di Easter Road.


Sul campo le cose proseguono meravigliosamente anche in Premier League, con Latapy che dispensa le classiche giocate, impreziosite da quella esperienza e quella visione di gioco che l'esperienza accumulate ha arricchito.
Per molti è addirittura il più grande giocatore ad aver vestito la maglia Hibs, poche volte nobilitata da così tanta classe e giocate di altissimo livello tecnico.
In particolar modo è quella sua capacità di stoppare il pallone alla perfezione, calamitandola quasi magicamente al piede con un tocco morbido, a meravigliare i tifosi
Nella memoria di questi ultimi resterà per sempre la vittoria per 6-2 contro i rivali cittadini dell'Heart of Midlothian nell'ottobre del 2000, nella quale il piccolo fantasista fa letteralmente a pezzi la difesa avversaria, segnando anche un gol di grandissima fattura.


Quello che sembra un rapporto inscalfibile termina per cause extracalcistiche nel 2001, quando Latapy insieme al grande amico Dwight Yorke viene arrestato per guida in stato di ebrezza a Manchester, al termine di una serata di baldoria.
L'Hibernian, fedele al proprio codice di condotta che vieta agli atleti di bere alcol nei due giorni precedenti ad una partita, licenzia in tronco il giocatore, anche alla luce delle pesanti critiche ed allusioni provenienti dalla stampa.
Quest'ultima etichetta Latapy come un alcolizzato avvezzo ad ogni tipo di consumazione, nonché come un incallito fumatore, talmente dipendente dalla nicotina da fumare 40 sigarette al giorno.
Inoltre viene descritto come un pigro in allenamento, indolente quando si tratta di correre o di perfezionare la preparazione fisica e molto polemico nei confronti del preparatore atletico di turno.
Il giocatore ha sempre respinto tali pesanti accuse, sostenendo di concedersi sì qualche birra e di fumare qualche sigaretta, ma di non essere dipendente da nessuna dei due vizi; rigetta anche le accuse di scarso impegno dichiarando." Vengo da una cultura libera in cui vivi pienamente la vita ma ciò non significa che non io non mi impegni.Ho lavorato duramente per diventare Russell Latapy ed onestamente non è stato facile!  Mi sono lamentato come se nessuno si fosse mai lamentato durante l'allenamento, è vero, ma sono anche sempre l'ultimo ad abbandonare il campo".
Siccome le disgrazie non vengono mai sole, nello stesso periodo viene allontanato anche dalla nazionale, con il commissario tecnico René Rodrigues Simões che lo esclude dalle convocazioni a cause di un allenamento saltato, a suo dire l'ultimo di una lunga serie, dopo averlo costantemente criticato per atteggiamenti da prima donna.
Meno interessati alle sue peripezie fuori dal campo si dimostrano invece i Rangers, che decidono di proporgli un contratto nello stesso anno, a dispetto dei 33 anni e di una forma fisica in via di deterioramento.
Nelle due stagioni trascorse ad Ibrox Park riesce saltuariamente a mettere in mostra tutto il suo talento, nonostante l'arrivo di  Alex McLeish, il quale sembra non riuscire a motivare un giocatore apparentemente sulla via del tramonto.
Dopo uno spezzone di campionato giocato con il Dundee United, ancora una volta la sua carriera subisce un positivo scossone, quando nel 2003 viene acquistato dal Falkirk.


Sotto la guida di John Hughes il fantasista trinidadiano vive una seconda giovinezza, dimostrandosi decisivo in termini di gol e giocate per la promozione in Premier League nel 2005.
Nello stesso anno la nazionale di Trinidad & Tobago si trova a lottare per la qualificazione all'imminente Mondiale ed una "vecchia volpe" come il commissario tecnico Leo Beenhakker non può prescindere dalle giocate di Latapy.
Sapendo dei burrascosi rapporti tra il giocatore e la federazione decide di chiedere a Dwight Yorke, suo amico fraterno, di intercedere convincerlo a tornare; l'opera dell'ex giocatore del Manchester United va a buon fine, mettendo in condizione Latapy di accettare la convocazione per il match contro il Guatemala.
In merito a questo cambio di intenzione, The Little Magician non esita ad attribuire gran parte del merito all'amico e compagno, dicendo."Solo Dwight avrebbe potuto convincermi. Non è solo l'amicizia, capisce il modo in cui gioco a calcio, siamo cresciuti insieme e abbiamo giocato insieme, così ho realizzato che è davvero un'ultima opportunità per realizzare un sogno di una vita, non solo per me, ma anche per Dwight".
Leo Beenhakker non può che compiacersi della situazione dal momento che il match con il Guatemala viene vinto per 3-2, con Latapy che realizza un gol di pregevolissima fattura (al minuto 1.51 del video seguente).


L'accesso alla competizione mondiale è garantito dal superamento dello spareggio con il Bahrein, guadagnato grazie al quarto posto nel raggruppamento CONCACAF: dopo il pareggio per 1-1 a Port of Spain gli uomini di Beenhakker riescono nell'impresa di espugnare il National Stadium di Riffa grazie al gol di Dennis Lawrence.
Con questo successo i Soca Warriors si presentano in Germania per prendere parte alla fase finale del Mondiale, venendo inseriti nel girone B con Inghilterra, Svezia e Paraguay.
A Latapy viene assegnato il prestigioso numero 10 e gli vengono concessi gli ultimi 25 minuti della sfida contro i sudamericani, al termine della quale la rappresentativa viene eliminata con un solo punto conquistato nell'esordio con la Svezia.
Per il giocatore del Falkirk è il coronamento di una lunga carriera e l'ultima delle 81 apparizioni (con 29 gol) in nazionale, nella quale si è tolto varie soddisfazioni, ma nella quale ha dovuto sopportare polemiche ed invidie.
La sua esperienza in Scozia dura fino al 2009 quando viene salutato dai tifosi dei The Bairns con commozione e riconoscenza per aver mostrato giocate che nella valle del Forth avevano ammirato solo in TV.

Di smettere però non se ne parla e la scelta più ovvia è quella di tornare in patria, dove raduna fan in estasi allo stadio Hasely Crawford di Porto Spain per giocare sette partite con la maglia del Morvant Caledonia United.
Una volta smessi i panni di calciatore diventerà allenatore, sedendosi anche sulla panchina della nazionale, mantenendo sempre in tal senso vivo il suo rapporto con la nazione di nascita.
A tal proposito il suo "gol" più importante è connesso alla scuola secondaria "Russel Latapy" aperta nella natia Laventille, con lo scopo di dare un'istruzione ed una valida alternativa a droga e delinquenza ai giovani del posto.
E' lo stesso Little Magician a motivare tale scelta:"È un onore avere una scuola che porta il tuo nome.Quando torno a casa chiedo sempre notizie al preside il preside.Stiamo cercando di cambiare il modo di pensare dei bambini che credono di dover unirsi alle bande.Alcuni vanno ancora a scuola con pistole e coltelli, ma ogni tanto otteniamo un piccolo successo.E quando una compagnia vuole usarmi per promozioni, insisto che comprano computer per le aule".

Anche questo è The Little Magician....







Giovanni Fasani 

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