domenica 25 novembre 2018

LA MENTE DEL CALCIO GINNICO

Tra la fine degli anni'60 e la prima metà degli anni'70 l'Europa calcistica entra in contatto con una nuova semisconosciuta realtà, vale a dire lo Spartak Trnava.
La squadra slovacca vive un'epoca di inaspettato quanto irripetibile splendore, grazie in particolar modo alla mente dell'allenatore Anton Malatinský, fautore di una nuova teorica calcistica oggi rinominata calcio ginnico.
Maniaco della preparazione fisica e fedele alle teorie di Viktor Maslov, il tecnico nativo proprio di Trnava introduce i concetti di spazio e di necessità di ottenere superiorità numerica in fase offensiva, inculcando nella mente dei suoi giocatori movimenti continui volti ad attaccare il pertugio vuoto.
Peculiarità assoluto del suo sistema tattico sono la difesa sempre in linea ed il sistematico e inesauribile pressing messo in atto da centrocampo e attacco, volto a non lasciar letteralmente ragionare la squadra avversaria.
In un contesto nel quale tutti sanno cosa fare e dove corsa e resistenza sono fondamentali, c'è comunque spazio per l'inventiva e la giocata personale, come testimonia la presenza nel centrocampo rossonero di Ladislav Kuna, trequartista dalla classe infinita.


Approfittando dei consigli di Malatinský, implementati nel corso degli anni da successivi allenatori quali Ján Hucko e Valér Švec, il centrocampista nativo di Hlohovec mette il suo talento al servizio del collettivo, risultando decisivo per la conquista di 5 titoli cecoslovacchi e durante le strepitose prestazioni della squadra a livello europeo.
Oltre ad essere il vero perno sul quale si basa l'articolata ricerca dello spazio, Kuna ha facoltà di prendere iniziative a livello personale, ad esempio quando scaglia della distanza tiri forti e precisi con il quale trova con discreta continuità la via della rete (86 reti in 426 partite di campionato).
Il suo raggio d'azione parte della zona mediana fino alla trequarti, con assoluta libertà di dare sfoggio delle proprie abilità, sempre con la doppia opportunità di servire i compagni o tentare la sortita personale.
Il continuo movimento al quale viene chiamato lo porta a frequentare con buona efficacia l'area di rigore avversaria, all'interno della quale dimostra un notevole tempismo nell'inserimento e nella ricerca della deviazione vincente.
Il suo è il classico caso di un predestinato, messosi in luce a livello giovanile ed inserito in prima squadra a soli 17 anni, con conseguente esordio nella nazionale cecoslovacca due anni dopo.
Lo Spartak Trnava si fa conoscere al grande pubblico proprio nel 1967 quando a sorpresa si aggiudica la Mitropa Cup, battendo in finale l'Újpesti Dózsa in un'equilibrata doppia finale decisa da una brillante prestazione tra le mura amiche: Kuna non segna ma è perfetto nel suo ruolo di ispiratore, supportato al meglio dai compagni Valeriàn Švec, Jaroslav Kravárik e Jozef Adamec.


Quest'ultimo è il finalizzatore principale del gioco della squadra, dimostrandosi nel tempo non solo continuo in termini di gol, ma anche per il continuo movimento volto a favorire le incursioni dei compagni: come sempre il concetto di attaccare spazio è un vero e proprio mantra.
L'anno dopo la squadra arriverà nuovamente in finale, finendo però per perdere malamente per 4-0 nel gara di ritorno contro la Stella Rossa.
A seguito della prima vittoria in campionato la squadra slovacca ottiene l'accesso alla Coppa Campioni 1968/1969 dove probabilmente esprime l'apice qualitativo della sua proposta tecnico/tattica; il raggiungimento della semifinale, impronosticabile alla vigilia, è il risultato della grande sicurezza e spavalderia con la quale lo Spartak affronta ogni turno, finendo per scrivere pagine indelebili della storia della competizione.
L'esordio però non è dei migliori, con la Steaua Bucarest che impartisce una severa lezione allo Spartak in Romania, imponendosi per 3-1; la rete della bandiera, utile per affrontare il ritorno con qualche speranza è realizzata proprio da Kuna al 75°.
Tra le mura amiche la situazione è completamente opposta, con la squadra di Trnava che maramaldeggia con un sonante 4-0, grazie al gol di Švec dopo quattro minuti ed alla tripletta di Adamec.
I dune marcatori hanno la possibilità di rimpinguare il proprio bottino di reti nel turno successivo, quando i malcapitati finlandesi del Reipas Lahti vengono battuti con un complessivo 16-2 (1-9 e 7-1), al quale partecipa anche il trequartista con una rete al ritorno.
I quarti di finale si dimostrano più combattuti, con l'AEK Atene che vende cara la pelle a Trnava perdendo con onore per 2-1, per poi non riuscire a ribaltare il risultato al Nikos Goumas Stadium, a causa della rete di Švec che rende inutile la rete successiva del bomber Mimis" Papaioannou.
La semifinale è un accattivante scontro tra le due mentalità calcistiche più moderne e particolare del continente: un Ajax ancora in una fase embrionale del Totaalvoetbal sfida la matricola cecoslovacca dal gioco spumeggiante e dal pressing feroce.
Ad Amsterdam la gara di stili viene vinta dai Lancieri, i quali trascinati da un Johan Cruijff in stato di grazie si impongono con un secco 3-0, con il Profeta del gol, Sjaak Swart e Piet Keizer come marcatori.
Nel ritorno a Trnava va invece in scena un autentico assalto alla porta olandese, con il portiere Gert Bals che dichiarerà in seguito di "non aver mai desiderato tanto la fine di una partita".


Nell'assalto alla porta olandese Kuna e compagni danno il meglio di sé, riuscendo però solamente a vincere per 2-0, punteggio ovviamente per non sufficiente per pareggiare il passivo della gara di andata.
In quella che sembra una brusca frenata di una giovane realtà appena rivelatasi alla ribalta, spicca oltremodo la prova proprio di Kuna, autore di entrambe le reti, esemplificabili come estrema sintesi della sua arte calcistica.
La prima è una prodezza balistica di altissimo livello, generata da un frettoloso rinvio di Bals, perfettamente agganciato dal numero 9 slovacco sulle trequarti e calciato con forza e precisione all'incrocio dei pali.
La seconda rete la trova con un preciso colpo di testa a seguito di una classico inserimento a centro area, dove prende il tempo a tutta la difesa olandese.
La delusione per il mancato accesso alla finale contro il Milan, vincitore del torneo, non viene mitigata l'anno dopo, dal momento che la corsa si ferma già agli ottavi, dove il lancio delle monetina sorride ai turchi del Galatasaray dopo che le due sfida si erano concluse con una vittoria per parte.
Nonostante arriveranno altri successi in ambito nazionale, comprese due Coppe di Cecoslovacchia, fuori dai confini la squadra non riesce più a mostrarsi competitiva, quasi come a rendere noto che il "giocattolo" è in fase di rottura.
Kuna rimane fedele ai colori rossoneri fino al 1980, quando decide di concedersi un'esperienza in Austria, dove allieta il pubblico del Bundesstadion Südstadt, casa dell'Admira Wacker, per tre stagioni, prima di chiudere con il calcio giocato nel 1983 a 36 anni.


Le pagine da lui scritte nel perfetto collettivo dello Spartak Trnava rappresentano il miglior biglietto da visita per la figura di un centrocampista tecnico, ma al tempo stesso fisico, individualista, ma sempre quando le esigenze della squadra lo consentono.
Qualità che in nazionale è riuscito ad esprimere in maniera minore, ovviamente non esclusivamente per suo demerito, ma pagando una selezione sì talentuosa, ma costantemente divisa tra rivalità e antipatie tra cechi e slovacchi.
Emblematica in tal senso è la pessima performance offerta al Mondiale del 1970, dove la rappresentativa allenata da Jozef Marko perde tutte e tre partite del girone contro Brasile, Romania ed Inghilterra.
Per Kuna il rendimento in nazionale non è complessivamente negativo, considerando che a livello personale può contare su 9 reti segnate in 47 apparizioni; siamo però lontani da quelle prestazioni autoritarie e folgoranti che hanno incantato tutta la Cecoslovacchia e per qualche tempo l'intera Europa.
Anche il Calcio Ginnico ha avuta la sua Mente....



Giovanni Fasani

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.