martedì 26 maggio 2015

MAI SENTITO PARLARE DELLA COSTA RICA?

La recente performance della Costa Rica al Mondiale brasiliano ha riacceso l’interesse e la curiosità nei confronti del movimento calcistico del paese centroamericano, per qualche anno trascurato e lontano dalle cronache.
L’eliminazione ai rigori dei Ticos ai quarti di finale contro l’Olanda ha fatto gridare un po’ a tutti al miracolo, tenuto conto che gli uomini di Jorge Luis Pinto si sono resi protagonisti di un grande torneo, battendo nel girone squadre più blasonate come Italia ed Uruguay.
Quello che più ha sorpreso è stato l’acume tattico della squadra costaricana, coniugato ad una tecnica di base notevole, che rende più di un giocatore adatto anche al complesso calcio europeo.
La squadra di Jorge Luis Pinto tiene il campo in maniera perfetta e più di un osservatore si rende conto che la scuola costaricana è tutt’altro che arretrata.
Tutto ciò dimostra che la suddetta prestazione non è però frutto del caso e chi si è meraviglia non ricorda i recenti trascorsi di questa nazionale.
La Costa Rica si fa conoscere a livello internazionale già nel 1990, quando al Mondiale ottiene l’accesso agli ottavi di finale, inserendo formalmente il suo nome nel calcio che conta.
Qualificatasi per la prima volta dopo aver vinto il campionato CONCACAF 1989, la squadra centroamericana si presenta in Italia suscitando più di una perplessità, subito dissipate al momento di entrare in campo.
In effetti già il nome del commissario tecnico avrebbe dovuto far ricredere i dettatori: la federazione da l’incarico a Bora Milutinovic, autentico esperto nel lavorare in simili contesti, come brillantemente raccontato in un nostro precedente articolo.


Il tecnico serbo imposta la squadra con un iniziale 4-2-3-1, dando la sensazione di una squadra molto coperta, con un centrocampo che può compattarsi a cinque elementi in caso di necessità. Lo stesso modulo può ugualmente tramutarsi in un 4-4-2, con l'inserimento di una seconda punta, anche se tale espediente viene utilizzato solo a partita in corso, quando il risultato lo richiede.
Lo staff tecnico è consapevole di dover affrontare squadre tecnicamente superiori ed imposta la squadra in modo prudente, puntando sulle ripartenze e facendo forza su di un notevole dinamismo.
La rosa  è composta da atleti di etnie diverse, così alla caparbietà tipica di matrice spagnola si aggiunge la fisicità massiccia dei giocatori di colore.
Il risultato è una compagine atleticamente fortissima, che abbina la tecnica del calcio sudamericano ad una corsa continua.


Trai i pali uno dei punti di forza della squadra, Luis Gabelo Conejo, un vero e proprio acrobata in grado di compiere interventi tanto spettacolari quanto decisivi.
Un'altra sua grande qualità è la sicurezza nelle uscite alte, fondamentale che gli permette di trasmettere grande sicurezza alla propria difesa.
Le ottime prestazioni ad Italia 90 gli consentono di sbarcare in Spagna, per giocare tre positive stagioni nell'Albacete.
Curiosamente durante la sua esperienza con la Ramonense in patria riesce anche a mettere a segno 5 gol in campionato.
La fase difensiva prevede marcature fisse ed attente, lasciando comunque ai due esterni la possibilità di accompagnare l'azione. Sia German Chavarria che José Chavez nascono centrocampisti e da ciò traspare l'intenzione dell'allenatore di avere giocatori di buona tecnica sulle fasce.
Il leader del reparto e della squadra è Roger Flores, difensore molto solido e sicuro, in grado di francobollare con effetto le punte avversarie. Molto ascoltato all'interno dello spogliatoio, è ovviamente il capitano della squadra e vero e proprio allenatore in campo.
Accanto a lui gioca Mauricio Montero, detto El Chunche (la cosa), altro attento centrale molto stimato in patria. 
Arriva al Mondiale a trentuno anni, lasciando qualche rimpianto per non averlo visto all'opera nel contesto europeo, palcoscenico adatto alle sue notevoli qualità.
Lo schema precedente prevede la presenza di due mediani, con Hector Marchena a fungere da vero e proprio schermo davanti alla difesa ed il giovane Ronald Gonzalez a garantire maggior fosforo.
Poco più avanti il potenziale trio di centrocampisti, composto sugli esterni da due giocatori rapidi e velocissimi come Roger Gomez ed Oscar Ramirez.
Entrambi diventeranno vere e proprio leggende del calcio costaricano, con Gomez che arriverà a disputare ben 524 partite in campionato. A loro Milutinovic chiede spinta ed inserimenti, contando sulla loro abilità nel saltare l'uomo. Al tempo stesso impone un notevole lavoro in fase di non possesso palla, per garantire copertura ed equilibrio alla squadra.
Al centro troviamo un altro simbolo della rappresentativa, Juan Cayasso, centrocampista molto completo che nel 1990 sembra definitivamente maturo per il salto di qualità.
A centrocampo può svolgere più di una funzione e nella Costa Rica è un elemento indispensabile, specie per il grande apporto che può dare nelle due fasi di gioco.
Le sue qualità attirano l'interesse dei Kickers Stoccarda, che nel 1990 lo acquistano e dove passerà due stagioni tra prima e seconda divisione tedesca.
Nel ruolo di unica punta viene preferito Claudio Jara, attaccante non molto alto ma ben strutturato, ideale per fungere da riferimento per i compagni, grazie al lavoro di sponda ma anche con utili allunghi in profondità.
Nel caso di uno schema con due attaccanti viene sovente inserito Hernan Medford, punta di discrete qualità che grazie al Mondiale avrà una lunga carriera in Europa. Nel 1992 gioca 12 partite nel Foggia, realizzando un unico gol in una sconfitta per 4-1 contro il Brescia.
Ad Italia 90 la Costa Rica è inserita nel girone C con Brasile, Svezia e Scozia: sulla carta ci sarebbero poche opportunità per l'undici centroamericano e già all'esordio contro la Scozia si prevede un nefasto avvio.
Ed invece la compagine di Milutinovic sorprende tutti, vincendo l'incontro per 1-0 grazie al gol di Cayasso al 49° minuto.
La vittoria è molto sofferta e perviene grazie alle grandi parate di Conejo, in un paio di circostanze davvero miracoloso nel difendere il risultato.
La sensazione comune è che la Costa Rica sia una squadra "vera" e che i non lusinghieri giudizi della vigilia siano davvero campati per aria.
Se ne accorge il Brasile nella seconda partita, quando riesce a prevalere solo per 1-0, grazie ad un sfortunata deviazione di Mauricio Montero su di un tiro di Muller.
La squadra brasiliana domina l'incontro, colpendo due pali e costringendo più volte il portiere costaricano a grandi interventi.
Per la squadra di Milutinovic resta la soddisfazione di aver contenuto il passivo e la possibilità di giocarsi contro la Svezia l'accesso agli ottavi di finale.
La squadra scandinava ha perso le precedenti partite, ma come in precedenza sembra farsi preferire per valore ed esperienza.
Ancora una volta Flores e compagni sovvertono il pronostico e dopo l'Iniziale gol di Ekstrom trovano con lo stesso Flores ed il subentrato Medford la vittoria che vale il passaggio del turno.


La mossa di Milutinovic di inserire Medford cambia di fatto la partita, dopo un avvio un po' troppo passivo ed a seguito di un clamoroso rigore non fischiato per un fallo su Jara.
Anche in questa occasione la palma di migliore in campo va comunque al portiere Conejo, autore di notevoli interventi nel primo tempo.
Legata a quest'ultimo arriva una brutta notizia alla vigilia della partita contro la Cecoslovacchia, prossimo avversario agli ottavi di finale.
Causa un infortuno l'estremo difensore non può scendere in campo ed il suo posto è preso da Hermidio Barrantes.
La mancanza di quello che è stato il vero valore aggiunto della Costa Rica fa pendere il pronostico dalla parte degli avversari: il verdetto del campo rispecchia tale previsione e la Cecoslovacchia si impone per 4-1.
La squadra appare stanca e dopo il vantaggio di Skuhravy trova la forza di pareggiare con Gonzalez, prima di venire travolta da altre due reti del futuro attaccante del Genoa e dal gol di Kubik.
La pesante sconfitta non deve far venire meno gli elogi per i Ticos, protagonisti di un ottimo Mondiale, giocato sempre contro pronostico e con grande personalità.
Ai nostri giorni molti giocatori della rosa sarebbero approdati in Europa, ma le norme vigenti al tempo in merito agli stranieri hanno limitato l'interesse dei suddetti club.
Peccato che da questa avventura la Costa Rica abbia fatto fatica a completare la necessaria maturazione, migliorando solo nel 2014 il bel risultato ottenuto nel 1990.
Il saper prendere atto dei proprio limiti è stato probabilmente il segreto per far sì che tutto il mondo conoscesse la Costa Rica.


Giovanni Fasani 

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