Come ormai avrete capito, al nostro blog preme riportare alla luce personaggi o squadre storiche che del calcio ne hanno rappresentato, anche solo per un momento, una bella storia o un significativo trionfo.
Non ci piace cavalcare l'onda del momento solo perché una persona sia su tutti i rotocalchi sportivi salvo poi dimenticarsene in maniera abbastanza veloce; ma per l'articolo di oggi abbiamo deciso di fare una piccola eccezione per parlare di un allenatore che ha segnato, soprattutto negli anni 70, il calcio in maniera indelebile.
E' notizia di qualche giorno fa la triste scomparsa di Udo Lattek, uno degli allenatori più vincenti che la storia del calcio ricordi.
Dopo una veloce esperienza da calciatore, la carriera da allenatore iniziò quasi per caso quando entrò a far parte dello staff della nazionale guidata da Helmut Schon (altro tecnico molto apprezzato in Germania) che intravide nel giovane trentenne delle doti da futuro leader.
Le stesse doti vennero notate da Franz Beckenbauer, già da qualche anno leader della nazionale e del Bayern Monaco; proprio il difensore tedesco fece il nome di Lattek alla dirigenza bavarese, sinora guidata da Branko Zebec che lentamente stava perdendo credito nello spogliatoio rossoblu, per via del doppio incarico che lo vedeva impegnato anche sulla panchina della Jugoslavia.
Il Bayern vinse il titolo nel 1969, ma tutto l'ambiente era consapevole che si poteva aprire un ciclo diverso con Lattek alla guida.
Seppur giovane e calcisticamente ancora inesperto mise subito in chiaro che le decisioni le prendeva lui, in barba anche a chi lo vedeva solo come "l'amico di Beckenbauer", infondendo nella squadra le sue idee ed il suo credo, spegnendo anche qualche carattere sopra le righe.
I risultati furono subito entusiasmanti dall'alto del suo modulo assolutamente obsoleto per i nostri tempi, un 1-3-3-3 che provava a contrastare il calcio totale olandese dell'epoca, sinora dominatore unico dell'Europa calcistica. L'uno era rappresentato proprio da Beckenbauer, libero di impostare il gioco e guidare la squadra dalle retrovie, col permesso di concedersi anche qualche zingarata offensiva.
Nella prima stagione alla guida dei bavaresi conquistò la Coppa di Germania col campionato che venne vinto dal Borussia Moenchengladbach con cui inizierà una sorta di dualismo molto simile a quello Lakers-Celtics per fare paragoni con altri sport.
La seconda stagione è quella che diede il via ad una serie di vittorie da record con la conquista di tre titoli consecutivi (1972, 1973, 1974) e con la vittoria della Coppa Campioni del 1974 con la particolare curiosità di segnare almeno 3 gol a partita nel vecchio Olympiastadion e con l'unica vittoria nella storia della competizione in un replay.
Dopo l'1-1 del 15 maggio, il Bayern travolse 4-0 l'Atletico Madrid due giorni dopo trascinato dalle doppiette di Uli Hoeness e Gerd Muller.
L'aver rinnovato nel suo piccolo il calcio, non è bastato a Lattek per evitare qualche malizioso commento che voleva dare la maggior parte del merito a Zebec, che per alcuni era il vero artefice della costruzione di quella squadra. Vero da una parte, meno dal punto di vista delle vittorie e della disciplina tattica.
Al termine della gloriosa stagione, Lattek chiese alla dirigenza di poter cambiare alcuni giocatori che secondo lui non erano più all'altezza dei grandi palcoscenici; ma la dirigenza bavarese era abbastanza conservatrice in quegli anni e decise di tenere la maggior parte dei senatori (a ragione visto che arrivarono altre soddisfazioni continentali) sostituendo Lattek con Dietmar Cramer.
Contro ogni pronostico decise di accettare l'incarico sulla panchina del Borussia Moenchengladbach andando a sostituire un altro mostro sacro del calcio tedesco, Hennes Weisweiler.
Per Lattek fu una vera scommessa, con l'ambiente che oltre a perdere Weisweiler, perse anche l'uomo squadra, quel Gunther Netzer passato al Real Madrid; ma il mercato portò in squadra un attaccante danese sinora sconosciuto, Allan Simonsen.
Quasi ad imitare quanto fatto al Bayern, Lattek conquistò due titoli nazionali e la Coppa UEFA del 1979, senza tralasciare il fatto di aver sfiorato la vittoria della Coppa Campioni 1977, quando i Fohlen si arresero in finale al più forte Liverpool.
Lattek aveva la fama di essere un allenatore molto calmo e calcolatore e non si stenta a credere che al termine del campionato del 1978 qualche scatto d'ira deve pur essere partito, visto che il campionato se lo aggiudicò il Bayern Monaco grazie al minor numero di gol subiti; una sorta di "chi è causa del suo mal pianga se stesso" vista la non sempre solida retroguardia che il tecnico proponeva.
Dopo aver allenato le due tedesche più forti, decise di guidare, per due stagioni, il Borussia Dortmund senza avere le stesse fortune degli anni precedenti.
Nel 1981 capì che la sua carriera in Germania era (temporaneamente) finita; emigrò quindi in Spagna al Barcellona dove ebbe la fortuna di allenare campioni del Calibro di Maradona e Schuster, oltre agli idoli locali Alexanco e Rexach, con l'aggiunta di Simonsen deciso a seguire le orme dell'allenatore che lo ha reso grande.
Primo anno, altro titolo: nella bacheca blaugrana venne fatto spazio per la Coppa delle Coppe vinta con un sofferto 2-1 contro lo Standard Liegi in un Camp Nou gremito in ogni ordine di posto.
Purtroppo il fatto di non aver vinto la Liga fece spazientire la dirigenza blaugrana e per Lattek si riaprirono le porte del Bayern Monaco con cui rivinse tre volte la Bundesliga, questa volta con campioni del calibro di Matthaus e Rumenigge.
Sfiorò inoltre un'altra Coppa Campioni, quella del 1987, dove il tacco di Allah, al secolo Rabah Madjer, spezzò i sogni bavaresi.
Nel 2000 la sua ultima esperienza da allenatore lo riportò al Borussia Dortmund alla disperata ricerca della salvezza; detto, fatto. Lattek salvò i gialloneri entrando anche nel cuore della tifoseria del Westfalenstadion.
Ammalato da qualche tempo si è spento lo scorso 1 febbraio all'età di 80 anni, lasciando un enorme vuoto e numerosi ricordi in ogni appassionato di questo tipo di calcio.
Ad ulteriore riprova della grande maestria il non trascurabile record di aver vinto tutte e tre le competizioni europee con squadre diverse. Un allenatore silenzioso, calmo ed in grado di gestire spogliatoi tra i più difficili di quell'epoca; un uomo che ha dato un chiaro segnale allo strapotere olandese interrompendo l'egemonia europea dell'Ajax; un uomo che cambiò per sempre la storia del Bayern Monaco.
DANKE FUR ALLES HERR UDO LATTEK!!
Matteo Maggio
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