In un mondo del calcio dove i giocatori cambiano squadra con la stessa facilità con la quale cambiano auto o fidanzata, il concetto di bandiera sembra essere davvero obsoleto e fuori da ogni contesto.
A volte celebriamo grandi giocatori per il fatto di aver speso anni nella stessa squadra, nella quale diventano miti assoluti ed immortali idoli per i tifosi.
Questi campioni sono davvero delle "mosche bianche", proprio per il senso di appartenenza e per l'alchimia che hanno saputo sviluppare nel proprio club.
I detrattori potranno sempre obiettare che lo stipendio da questi percepito è comunque copioso, trattandosi in molte occasioni anche di veri e propri fuoriclasse; in tale senso tale scelta sarebbe comunque ricompensata da un notevole introito garantito dalla dirigenza in questione.
Andando indietro nel tempo è facile imbattersi con più facilità in atleti che hanno legato la loro carriera e la loro vita ad un sola maglia, essendo anche i guadagni del tempo inferiori a quelli attuali.
Proprio negli anni addietro era molto semplice per una giocatore decidere di avere una sola maglia, essendo parecchio complicato andare all'estero ed esistendo un fortissimo campanilismo, che mal sopportava i trasferimenti di giocatori tra rappresentative dello stesso paese.
Sicuramente compaiono nella nostra mente nomi indimenticabili a proposito, perfettamente ed eternamente associati ad una particolare squadra di club.
Nell'analisi in questione non ci occupiamo però di una vero e proprio campione, ma di un giocatore per così dire normale, che detiene però il record di stagioni consecutive con la stessa compagine.
Infatti Sait Altinordu gioca per 27 anni consecutivi con la maglia della squadra turca dell'Altinordu Spor Kulubu , facendo suo un incredibile primato, probabilmente conosciuto da pochissimi.
In effetti non è molto facile reperire informazioni su tale recordman, dal momento che ha sviluppato la sua lunga carriera tra il 1926 ed il 1953, per giunta in una squadra per sempre militante nelle serie minori turche.
Da quello che si apprende si tratta di un difensore tignoso ed efficace, capace di mettersi in mostra sin da giovanissimo, tanto da avere il suo esordio in prima squadra addirittura a 14 anni.
Ovviamente in 27 anni di partite e scontri ha visto cambiare radicalmente il gioco del calcio, riuscendo ad adattarsi sempre con grande flessibilità, sopperendo con la grande esperienza alle lacune fisiche apparse nelle ultime stagioni disputate.
Con la compagine di Smirne gioca complessivamente 847 gare di campionato, nobilitate anche da 29 realizzazioni, a riprova di una comunque apprezzabile completezza tecnica.
Durante la sua pluriennale esperienza si aggiudica per ben 12 volte l'Amator League, torneo relativo alle basse categorie del calcio turco.
Non vi è alcun dubbio di come ogni anno il suo nome fosse un punto fermo per impostare il nuovo progetto agonistico, riconoscendo in lui un grande leader ed un punto di riferimento immancabile anche per i tifosi rosso-blu.
Sorge spontaneo la domanda di come mai nessun club di livello maggiore non abbia provato a guadagnarsi le sue prestazioni, trattandosi comunque di un valido marcatore e di un sicuro talento, data anche l'età del precoce esordio.
Non si hanno in effetti notizie di trattative o rifiuti, ma vi è comunque traccia di una sua apparizione nel calcio "che conta".
Tale unica esperienza gli si prospetta addirittura ai Giochi Olimpici di Berlino del 1936, dove scende in campo nella netta sconfitta della rappresentativa turca contro la Norvegia per 4-0.
Al termine di questa prestigiosa opportunità sembra sparire dall'orbita nazionale, trovando soddisfazioni sono nell'omonima squadra di club.
A Smirne viene ancora ricordato con tutti gli onori, tanto da dedicargli una piazza (Sain Altinordu Meydani), nella quale è possibile ammirare anche un suo busto.
Non sempre un giocatore può essere ricordato solo per doti tecniche o per i contesti nel quale ha giocato: in talune circostanza il cuore, la mentalità e la fedeltà ad una maglia meritano lo stesso riconoscimento che si dà ai fuoriclasse.
Con ogni probabilità Sait Altinordu non lo era in termini di classe, ma lo è diventato per la strepitosa continuità che lo rende fiero possessore di un difficilmente battibile record.
E magari potrà servire da esempio a qualche suo attuale ed esimio collega....
Giovanni Fasani
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.