venerdì 23 maggio 2014

ONCE UPON A TIME

In due nostri precedenti articoli abbiamo parlato della formidabile cavalcata dell'Iraq alla Coppa d'Asia 2007, un'impresa davvero incredibile se si pensa in che condizioni versa il paese e della prima edizione della Copa Libertadores disputata nel 1960.
Con questo nuovo articolo cercheremo di unire le due cose, provando a raccontare l'autentica impresa compiuta da una squadra fino a quel momento semisconosciuta nel nostro paese, l'Once Caldas, squadra colombiana della città di Manizales.
 

Per fare ciò dobbiamo partire dall'anno 2003, quando la dirigenza dell'Once decide di puntare su un nuovo tecnico, Luis Fernando Montoya, il quale prende il posto di Javier Alvarez, tecnico che ha guidato l'Once più di una volta, vincendo solamente il campionato apertura 2009.
Montoya arriva dal 2° posto della stagione precedente, quando era alla guida dell'Atletico Nacional Medellin, mentre l'Once arriva da qualche anno non proprio ai massimi livelli; la bacheca è riempita da pochi trofei e si decide quindi di cambiare rotta, puntando su un allenatore giovane come Montoya.
Il cambiamento si nota subito, per stupore di mezzo Sudamerica viene vinto il campionato apertura 2003, l'Once chiude la regular season al 1° posto, così come la successiva fase a gironi che la proietta alla finalissima contro lo Junior.
0-0 a Barranquilla nella gara di andata e vittoria 1-0 al Palogrande di Manizales grazie alla rete messa a segno dall'attaccante argentino Sergio Galvan (10 reti totali), autentico trascinatore insieme ad Arnulfo Valentierra (13 gol nell'apertura 2003).
Per il Blanco si riaprono dunque le porte della Libertadores, manifestazione alla quale ha preso parte solamente 2 volte prima del 2004, senza mai passare la fase a gironi.
Gran merito quindi all'ottimo lavoro svolto dal 32enne Montoya che in poco tempo è riuscito ad assemblare un'ottima squadra, imponendo le sue idee ed ottenendo il rispetto di tutto lo spogliatoio.
 
 
Il modulo è un 4-2-3-1 trasformabile in un 4-5-1 in alcuni momenti della fase difensiva. Tra i pali troviamo Juan Carlos Henao, portiere con più di 300 presenze in maglia Blanco. La difesa a 4 parte da destra con il terzino Miguel Rojas, prelevato nel 2003 dall'Atletico Huila, squadra della sua città natale. I centrali Samuel Vanegas ed Edgar Catano garantiscono la giusta copertura ed a sinistra il terzino Edwin Garcia porta alla squadra corsa e forza fisica dall'alto dei suoi 184 cm.
I due mediani a protezione della difesa sono Jhon Viafara, autentico totem di 1 metro e 92 che può giocare indifferentemente al centro come sulla destra. Dopo l'esperienza all'Once Caldas, vestirà, tra le altre, le maglie di Portsmouth e Southampton, senza ottenere però le stesse fortune e Diego Arango, 8 anni in maglia Blanco, uno dei più presenti nel primo decennio del secolo.
I tre trequartisti sono Elkin Soto a destra, giocatore ancora in attività e reduce da un'ottima stagione in Bundesliga con il Mainz, Ruben Dario Velasquez sulla sinistra, tanta sostanza in copertura e veloce nelle ripartenze ed il già citato Arnulfo Valentierra, 30enne che può agire anche da seconda punta e che ama prendersi il pallone per favorire gli inserimenti della punta o dei compagni di reparto. In poco più di 250 presenze con l'Once Caldas ha messo a segno una novantina di gol.
In attacco si alternano 4 punte dopo che Sergio Galvan ha deciso di prendere la strada della MLS firmando, a metà stagione, un contratto con i New York Metrostars.
Jorge Agudelo e Dayro Moreno (90 gol in 220 partite con l'Once) si alternano nel ruolo titolare, Wilmer Ortegon e Javier Araujo pronti a sostituirli in caso di necessità.
Meritano una citazione anche il centrocampista argentino naturalizzato paraguayano Jonathan Fabbro, 20enne prelevato dal Boca Juniors che nell'unica stagione in Colombia ha totalizzato 39 presenze andando a segno 5 volte. Fabbro è il naturale sostituto dei trequartisti; Herly Alcazar, altro centrocampista offensivo dal gol facile. Anch'esso una sola stagione con il Blanco dove ha realizzato 13 gol in 28 partite, veniva spesso utilizzato anche da punta; per dirla in termini moderni e già utilizzati in questo blog, una specie di falso nueve.
E non ultimo il difensore Jefrey Diaz, quasi sempre subentrato dalla panchina e che garantisce all'Once grinta e sostanza.
 
Valentierra esulta dopo un gol
 
La fase a gruppi della Libertadores 2004 è composta da 9 gironi al termine dei quali le prime classificate e le migliori 5 seconde approdano direttamente agli ottavi, mentre le 4 peggiori runners-up danno vita a due spareggi di andata e ritorno.
L'Once Caldas è inserito nel Gruppo 2 unitamente ai venezuelani del Maracaibo, gli argentini del Velez e gli uruguayani del Fenix.
Per la vittoria finale della coppa le squadre favorite sono sicuramente altre e comunque non di certo il giovane Once; il San Paolo di Grafite (futuro attaccante del Wolfsburg campione di Germania) e Luis Fabiano, il River Plate di Marcelo Salas (ex Lazio) e Fernando Cavenaghi, il Boca Juniors di Abbondanzieri e Tevez, due giocatori che non hanno bisogno di presentazioni; oppure le sicuramente più blasonate Colo Colo, Nacional Montevideo e Penarol, queste ultime tutte uscite nei gironi.
Il cammino dell'Once Caldas inizia il 19 febbraio, quando al Palogrande arriva il Fenix che viene spazzato via con un secco 3-0 ed una settimana dopo in terra venezuelana avrà la meglio 2-1 sul Maracaibo.
Si arriva quindi alla doppia sfida col Velez che vede dapprima gli argentini vincere 2-0, salvo poi perdere con lo stesso risultato una settimana dopo a Manizales.
L'Once guida il gruppo con 9 punti dopo 4 partite e basta 1 punto nella gara interna contro il Maracaibo per ottenere la matematica e storica qualificazione al turno successivo. Ma i colombiani faranno molto di più, seppur a fatica riescono a battere i venezuelani conquistando addirittura la testa del girone.
L'ultima partita contro il Fenix è una pura e semplice formalità e si risolve in un 2-2 che vale solo per incrementare il bottino dei gol realizzati e subiti.
Gli 11 gol segnati in questa prima fase portano la firma di Valentierra, Galvan, Fabbro (3 gol a testa), Diaz e Soto (1 rete a testa).
Tutto ciò non fa che testimoniare l'ampia scelta che Montoya ha in attacco, il tecnico può contare su un reparto avanzato di sicuro dinamismo e fiuto del gol.
 
Jonathan Fabbro
 
L'avversario agli ottavi di finale è il Barcelona Guayaquil, squadra ecuadoregna arrivata seconda nel Gruppo 7 ma con soli 8 punti e quindi costretta allo spareggio, guarda caso, proprio contro il Maracaibo, classificatosi secondo nel girone dell'Once.
Se il cammino degli ecuadoregni nel girone si è concluso tra alti e bassi, la vittoria 6-1 nello spareggio non lascia dubbi sul fatto che l'ottavo di finale sarà molto più tortuoso del previsto.
Nell'andata giocata al Monumental di Guayaquil la gara si risolve in un poco spettacolare 0-0 e, nella gara di ritorno, sono gli ecuadoregni a portarsi in vantaggio grazie ad una rete di Josè Gavica, fortunatamente poi pareggiata al minuto 83 da Agudelo.
Non contando il gol di esterno, si procede con i calci di rigore. Gli errori di Walter Ayovì e José Chatruc condannanno il Barcelona alla prematura dipartita.
Per l'Once è un grande successo ovviamente e la possibilità di giocare il quarto di finale contro il Santos delle giovani promesse Robinho ed Elano è di sicuro un traguardo inaspettato.
I brasiliani non vincono la coppa dal 1963, anno in cui giocarono solamente semifinale e finale in quanto campioni in carica; la squadra bianconera è chiamata, insieme alle squadre citate prima, a fare un gran cammino e possibilmente chiuderlo con la vittoria finale.
Nell'andata giocata al Villa Belmiro, l'Once impatta 1-1 ancora in rimonta. Il gol di Valentierra al minuto 88 pareggia quello di Basilio realizzato 5 minuti prima.
Davvero un risultato insperato per la "piccola" compagine colombiana che nella gara di ritorno vince 1-0 grazie ancora ad una rete di Valentierra che insacca con una splendida punizione da circa 30 metri. E' il gol che vale la semifinale.
 

Al momento di capire chi è l'avversario in semifinale, ai tifosi dell'Once dev'essere passato un brivido lungo la schiena. Ovviamente a questi livelli tutte le squadre sono forti ma affrontare il San Paolo dà sempre una sorta di timore reverenziale, specialmente per una squadra abituata a ben altri palcoscenici.
Tuttavia la squadra di Montoya riesce a pareggiare 0-0 la gara del Morumbì davanti a 70.000 tifosi totalmente in estasi per il Tricolor e per i propri beniamini Rogerio Ceni e Luis Fabiano (futuro capocannoniere della manifestazione con 8 reti). Nel ritorno giocato una settimana più tardi al Palogrande le emozioni sono sicuramente di più, la partita viene sbloccata al 27° minuto da un gol di Alcazar che risolve in mischia, ma 5 minuti più tardi un preciso rasoterra di Danilo smorza gli entusiasmi colombiani.
La partita è zeppa di emozioni e quando tutto sembra orientato verso la lotteria dei rigori, ecco che Agudelo, lanciato in contropiede, insacca nella porta di Rogerio Ceni.
Se la vittoria contro il Santos è stata incredibile, questa è una vera e propria apoteosi per il popolo Blanco.
Nel video qua sotto trovate anche la formazione del San Paolo, tra le cui file c'era qualche nome poi approdato nel nostro campionato.
 
 
A contendere la finale alla squadra colombiana ci sarà il Boca Juniors, forte di una storia che non ha bisogno di presentazioni e forte dell'entusiasmo per la vittoria in semifinale contro i rivali di sempre del River Plate dopo una serie di calci di rigore da levare il fiato a qualsiasi appassionato di calcio.
Quasi inutile dire che il favore dei pronostici pende dalla parte argentina, i vari Barros Schelotto, Tevez, Schiavi e Burdisso hanno sicuramente una caratura maggiore rispetto a qualsiasi giocatore dell'Once, ma è una finale e tutto può succedere.
Il 23 giugno le squadre scendono in campo alla Bombonera gremita da 57.000 persone e centinaia di bandiere gialloblu; nel Boca non parte titolare Tevez, Carlos Bianchi preferisce un attacco formato dal duo Barros Schelotto-Barijho.
La partita termina 0-0 ma non senza aver regalato brividi da entrambe le parti. Verranno colpite tre traverse, per il Boca Schiavi di testa e Ledesma di destro da pochi passi (davvero clamorosa l'occasione sprecata dal centrocampista argentino), per l'Once Soto su calcio di punizione.
Il 1° luglio è il giorno della Copa, 42.000 persone occupano le gradinate del Palogrande.
Montoya, rispetto alla gara di andata, sostituisce Arango con Alcazar e Agudelo con Moreno; Bianchi invece opera una piccola rivoluzione sostituendo interamente l'attacco, vengono inseriti Cangele e Tevez, fuori anche Pablo Ledesma e Iarley in mezzo al campo per far posto a Fabian Vargas e Cascini; sulla parte destra difensiva Luis Perea prende il posto di Pablo Alvarez (attualmente in forza al Catania). Resta comunque una squadra sulla carta più forte, ma non sarà così.
Al termine dei 90 minuti è ancora pareggio, questa volta 1-1. Partita sbloccata al 7° minuto da un potente tiro di Viafara da fuori area, pareggiata al 51° da Burdisso abile ad incornare una punizione dalla destra di Cangele.
 



 
La Copa viene quindi decisa ai calci di rigore, dove sale in cattedra un protagonista inaspettato. Apoteosi a Manizales. Buona visione!
 
 
L'impresa è unica e rimarrà scolpita nelle menti e nei cuori di tutti i tifosi del Blanco e non solo, qualsiasi appassionato di calcio non può non essersi emozionato nel vedere il trionfo di una squadra che fino a quel momento non aveva mai visto gli ottavi di finale.
Gran merito a Montoya che nell'arco di 2 anni è riuscito a vincere titolo nazionale e Libertadores, un'impresa unica soprattutto se consideriamo l'età media molto giovane dell'Once, basti pensare che qualche giocatore è ancora in attività a distanza di 10 anni.
Se vogliamo trovare un trascinatore possiamo citare Valentierra ma direi che tutti hanno meritato in egual maniera il trionfo, una squadra ben collaudata dove sacrificio e dedizione l'hanno fatta da padrone.
Ma non è finita l'avventura dell'Once, l'aver vinto la Libertadores dà la possibilità alla squadra colombiana di partecipare alla Coppa Intercontinentale, l'ultima prima che la manifestazione si trasformi nel Mondiale per club.
L'avversario è il Porto di Mourinho che ha vinto la Champions League. L'Once si presenta a Yokohama senza Valentierra, l'attaccante colombiano ha preso la via dell'Arabia Saudita accettando l'offerta dell'Al Hilal. Al suo posto Aldo de Nigris, attaccante messicano.
Ancora una volta sono i rigori a decidere chi vincerà, dopo che nei 120 minuti nessuna delle due squadre è riuscita a violare la porta avversaria.
Questa volta gli errori di Fabbro e Garcia sono negativamente decisivi, il Porto vincerà 8-7 diventando quindi campione del mondo.
Negli occhi di tutti rimarrà comunque questa bella foto che ritrae la splendida impresa compiuta dalla squadra colombiana.
 

Dobbiamo purtroppo anche documentare un bruttissimo episodio di violenza che nulla a che vedere con il calcio e con la splendida cavalcata dell'Once Caldas.
Il 22 dicembre 2004, a seguito di una tentata rapina ai danni della propria moglie, l'allenatore Montoya rimane paralizzato in seguito ad un colpo di pistola partito da uno dei malviventi. Dopo alcuni giorni di agonia per Montoya e la famiglia, arriva la notizia che l'allenatore colombiano sarà costretto alla paralisi; nulla però fermerà la voglia di vivere di Montoya che attualmente è opinionista per alcune testate giornalistiche colombiane e prezioso consigliere tecnico per il Millonarios di Bogotá.



Matteo Maggio

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