Nel nostro paese un personaggio come Juan Carlos "Toto" Lorenzo è forse ricordato più per le sua eccentricità e per la sua scaramanzia rispetto alle sue qualità di allenatore.
Grande motivatore e sagace tattico, al tecnico argentino non vengono sempre riconosciuti i meriti della vittoria della Coppa Italia del 1964 con la Roma e la scoperta nell'Internapoli di Giuseppe Wilson e Giorgio Chinaglia, future colonne della Lazio scudettata di Tommaso Maestrelli.
Negli anni'80 la sua pittoresca personalità ha fatto da modello alla figura di Juan Carlo Fulgenzio, improbabile allenatore nel film "Mezzo destro, mezzo sinistro", confermando come l'attenzione italica sia sempre fossilizzata su futili dettagli.
In Argentina, invece, il tecnico di Buenos Aires ha reso ad esempio grandissimo il Boca Juniors, portandolo alla vittoria di due Copa Libertadores ed una Coppa Intercontinentale negli anni'70.
L'edizione del massimo torneo sudamericano del 1977 vede gli Xeneizes imporsi in finale sul Cruzeiro, grazie alla vittoria nello spareggio di Montevideo, dopo che la doppia finale si era conclusa con una vittoria a testa (doppio 1-0 con gol di Veglio per gli argentini e di Nelinho per i brasiliani).
Per ogni tifoso del Boca la formazione del periodo rientra a pieno titolo nella leggenda, sia perché artefice del primo successo nella competizione, sia perché nel primo girone di qualificazione vengono battuti i rivali concittadini del River Plate.
Tra i pali Hugo Orlando "El Loco" Gatti non ha certo bisogno di presentazioni, sia per il fatto di essere un portiere di eccelso livello, sia per la grande eccentricità: balzi felini tra i pali e uscite coraggiose dall'area sono il suo pane quotidiano, il tutto effettuato con l'immancabile banda gialla in testa e divise dai colori vistosi.
Pur essendo uno dei più forti portiere del periodo non riesce a confermarsi anche in nazionale, dove finisce per racimolare poche presenze rispetto al talento posseduto: salterà infatti anche il Mondiale del 1978, quando critiche da parte della stampa lo inducono a rinunciare alla convocazione, pagando ancora una volta il carattere irascibile.
Come terzino destro troviamo Vicente Alberto "El Tano"Pernía, veemente quanto inesauribile esterno, famoso anche per aver avuto una carriera automobilistica una volta appesi gli scarpini al chiodo. Molto stimato all'interno dello spogliatoio, è per carattere uno dei punti di forza della retroguardia.
Sulla sinistra gioca uno dei difensori più forti mai prodotti dall'Argentina, vale dire Alberto "El Conejo" Tarantini, classe, forza e sfrontatezza offerte in pari misura.
Le sue corse sulla fascia e la sicurezza con la quale presidia la zona di competenza lo rendono una colonna della squadra, nonostante i soli 22 anni e la scarsa esperienza ad alti livelli.
Nel calcio vede la vera possibilità di evadere da una situazione famigliare pessima, segnata dalla miseria e dalla morte di ben tre fratelli. Anche le successive scelte di vita ed i relativi atteggiamenti sono figli della sofferenza patita e dal suo modo di affrontare con temerarietà le sfide del campo e della quotidianità .
Roberto "El Chacha" Mouzo è ancora oggi ritenuto una leggenda dalla parti della Bombonera, essendo il recordman di presenze con la maglia del Boca, ben 426 nel periodo dal 1971al 1984.
Capitano, numero 6 e leader caratteriale della squadra, gestisce senza tanti fronzoli il reparto difensivo, accoppiato con maggior frequenza a José Luis Tesare, difensore tignoso ed efficace cresciuto nelle giovanili Xeneizes e ben presto inserito in prima squadra da Lorenzo, che ne apprezza la fisicità e l'attenzione in marcatura.
Nella fondamentale posizione di Volante viene preferibilmente schierato Rubén José "El Chapa" Suñé , autentico polmone e diga centrale della squadra. Difficile vederlo mollare un centimetro in campo, mostrando un impeto ed una fisicità che derivano anche dagli inizi come difensore centrale.
Notevole inoltro anche la sua efficacia sui calzi piazzati, arma in più nel bagaglio di uno dei centrocampisti più completi ed efficaci del panorama sudamericano, paradossalmente poco considerato della nazionale Albiceleste.
In campo non lesina colpi duri e duelli cruenti con i diretti avversari, finendo talvolta per dare il via a risse dentro a fuori dal campo (celebre in tal senso l'episodio della Copa Libertadores 1971 contro lo Sporting Cristal).
Alternativamente viene schierato Jorge "El Ruso" Ribolzi, giocatore molto stimato da Lorenzo per la sua capacità di creare gioco e di prendersi carico della costruzione della manovra offensiva partendo dalla propria metacampo. Anche il buon feeling con il gol lo rende un'arma tattica importante, rendendo la sua presenza una varabile aggiunta in fase di conclusione e di inserimento offensivo.
Sul lato destro del centrocampo gioca Jorge José "El Chino"Benítez, ex Racing Club completissimo dal punto di vista tecnico e tattico, ammirevole per corsa e dedizione, mostrando altresì importanti doti offensive, con la capacità di trovare con discreta costanza la via della rete.
Completa il reparto Mario Nicasio "El Marito" Zanabria, ex colonna del centrocampo del Newell's Old Boys arrivato nel 1976 per portare esperienza e sagacia tattica nella zona nevralgica del campo. Anche per lui il termine "tuttocampista" sembra essere pertinente, facendosi valere in ogni zona del campo ed in ambedue le fasi di gioco, dall'alto della grande intelligenza e della comprovata capacità tecnica.
Anche la parte Leprosa di Rosario lo ricorda con grande affetto, in particolare per lo storico gol segnato nel 1974 che è valso la vittoria del Metropolitano.
Difficile invece inquadrare Carlos Josè "El Toti" Veglio, proposto nello schema come classico Enganche, ma in realtà in grado di svariare su tutto il fronte offensivo, tanto da essere definito "un nove, un dieci ed un otto contemporaneamente".
In molte occasioni il Toto Lorenzo ne sfrutta il talento come centravanti tattico, una sorta di moderno Falso Nueve, vero e proprio specchietto per le allodole volto a favorire gli inserimenti dei compagni (molto affinata in tal senso l'intesa con Zanabria).
Sono proprio le sue intuizione ed i suoi movimenti ad armare la vena realizzativa di Ernesto Enrique "Hèber" Mastrángelo, arrivato a 29 anni nel pieno della maturità calcistica.
Grande fisico e la capacità di compiere improvvisi tagli in area di rigore sono le sue peculiarità, che gli consentiranno di segnare 56 gol in 134 apparizioni, segnalandosi come il terminale offensivo principale. Ci mette poco anche a far dimenticare i suoi trascorsi con il River Plate, soprattutto grazie ad un pirotecnico Superclásico terminato 5-4 per i Millonarios nel quale mette a segno una doppietta.
Completa l'undici Dario "El Bordolino" Felman, leggenda del Gimnasia y Egrima arrivato al Boca Juniors nel 1975 giusto in tempo per completare la sua crescita e meritarsi l'ingaggio da parte del Valencia al termine della stagione. Schierabile alternativamente come esterno destro o sinistro riesce a creare scompiglio nella difesa avversaria sia guadagnando il fondo campo, sia convergendo centralmente nell'area di rigore.
Per decidere lo spareggio contro il Cruzeiro sono necessari i calci di rigore, dopo che lo spareggio di Montevideo si era chiuso sullo 0-0, ennesima conferma dell'equilibrio vigente tra le due squadre: Lorenzo si affida all'esperienza ed alla personalità non venendo tradito da Mouzo, Tesare, Zanabria, Pernia e Felman, perfetti dagli undici metri.
Decisivo è invece Hugo Gatti, spettacolare nel deviare l'ultima conclusione brasiliana calciata Vanderlei Làzaro ed a regalare lo storico successo agli Xeneizes.
La competizione dell'anno successivo vede analogie con quello precedente, con il River inserito nello stesso secondo girone del Boca; le differenza però sono palpabili a livello di
formazione, necessarie a fronte di partenze improvvise ed intuizioni tipiche del Toto Lorenzo.
Nel reparto difensivo la clamorosa partenza di Tarantini viene colmata con l'ingaggio di Miguel Ángel Bordón, esterno reduce da una non brillante esperienza nel Talleres, ma messosi in mostra nel Chacarita Juniors come esterno di alto livello che riscontrerà a breve anche l'attenzione del commissario tecnico Cesar Luis Menotti.
Lorenzo concede finalmente piena fiducia a Francisco Pedro "Pancho" Sá, centrale difensivo estremamente deciso e concreto, insuperabile nel gioco aereo ed arrivato al Boca nel 1976, dopo le ottime prestazioni nell'Independiente e le buone indicazioni fornite con l'Albiceleste al Mondiale del 1974.
Il reparto offensivo cambia in buona parte, con Mastrangelo affiancato da Carlos Horacio "El Loco" Salinas e Hugo "El Mono" Perotti.
Il primo, già raccontato in un nostro precedente articolo, è un mix di genio e sregolatezza, capace di grandi cose in campo come di improvvisi ed irascibili comportamenti .
Alterna spontanei ed efficaci dribbling a scatti d'ira spesso conclusi con risse con avversari e pubblico opponente.
Nella giornata giusta è in grado di far vincere la squadra praticamente da solo, tanto da diventare l'idolo assoluto del padre di Diego Armando Maradona: paradossalmente nel 1981 rientrerà nella trattativa che porterà El Pibe de Oro in maglia Xeneizes passando all'Argentinos Juniors insieme a Miguel Angel Bordon, Mario Zanabria e Carlos Damian Randazzo.
Il secondo, papà dell'attuale romanista Diego, è un laterale sinistro rapido ed abile nelle finte, promosso dalla giovanile all'indomani della partenza di Felman. Dotato di un mancino preciso e potente, fa della conclusione dalla media e lunga distanza un'arma in più nel suo già completo bagaglio tecnico.
Il Boca Juniors vince entrambi i gironi e si presenta da imbattuto alla doppia finale contro i colombiani del Deportivo Cali, allenati da Carlos Bilardo, sulla carta sfavoriti anche alla luce di un percorso di qualificazione con qualche intoppo.
La finale di andata giocata all'Estadio Olímpico Pascual Guerrero di Cali vede l'undici di Lorenzo impattare in un positivo 0-0, con Carlos Alberto Rodríguez tra i pali in luogo del titolare Gatti.
Nel ritorno a Buenos Aires la superiorità degli argentini è schiacciante e la vittoria per 4-0 manca letteralmente in visibilio la Bombonera: Perotti apre e chiude le marcature, con i gol di Mastrangelo e Salinas a dare forma al trionfo.
Due vittorie storiche che impreziosiscono il palmares di Juan Carlos Lorenzo, alle quali si aggiunge la Coppa Intercontinentale del 1978 ottenuta contro il Borussia Mönchengladbach, con un memorabile successo per 0-3 al Wildparkstadion dopo che l'andata in Argentina era finita 2-2.
Alla faccia di chi lo ricorda esclusivamente come pittoresca macchietta della panchina.....
Giovanni Fasani
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