Il contesto del campionato scozzese è storicamente dominato dalla squadre di Glasgow, con sporadiche ed ormai datate interferenze di Aberdeen, Dundee United e delle due compagini di Edimburgo.
Nell'epoca di una calcio globalizzato dove il potere economico la fa da padrone, la posizione del Celtic è diventata una vera e propria egemonia, favorita dalla possibilità di acquisire giocatori fuori portata per gli altri club, nonché dai problemi finanziari che hanno ridimensionato al momento i Rangers.
Il fascino del calcio scozzese ricade molte volte nelle imprese compiute da qualche occasionale sparring partner, soprattutto nelle coppe nazionali, con i classici e meravigliosi Giant Killing.
Un piccolo club come il St.Mirren si è reso protagonista di una magnifica cavalcata in Coppa di Scozia nel 1987, quando nel magico contesto di Hampden Park ha sollevato l'ambito trofeo battendo in finale il Dundee United.
Tale indimenticabile ed al momento mai ripetuto trionfo viene nobilitato dal fatto che l'undici dei Buddies è composto interamente da giocatori scozzesi, agli ordini della figura paterna di Alex Smith.
Alcuni di loro sono delle vere e proprie leggende del club, come il portiere Israel Campbell Money, più di 400 presenze accumulate in 15 anni di costante militanza con i Buddies (preferiamo questo soprannome a Saints), comprese 8 storiche presenze nelle coppe europee. Al suo attivo anche due reti su rigore in campionato messe a segno contro Cowdenbeath e Clydebank.
Non mancano elementi senza fronzoli e votati ad un calcio fisico e maschio, come Neil Cooper, Derek Hamilton e un'altra colonna del club come Tommy Wilson, oppure Billy Abercromby, capace nel 1986 di accumulare be 12 giornate di squalifica a seguito di 3 cartellini rossi.
La squadra non è composta solamente da smaliziati difensori, ma anche da eccellenti talenti come Ian Ferguson, ventenne centrocampista molto completo sotto tutti i punti di vista,tanto da passare ai Rangers nel 1988 fino ad arrivare in nazionale.
Il biondo centrocampista nativo di Glasogw ha personalità da vendere, in campo e fuori, come dimostrerà nel 1988 quando arriverà a rifiutare la proposta del Manchester United di Alex Ferguson per passare agli amati Rangers.
Ferguson è un'efficace arma offensiva per il St.Mirren, essendo in possesso di notevoli doti balistiche ed uno spiccato senso di inserimento nell'area avversaria.
Accanto a lui un altro giovane di belle speranze, il diciottenne Paul Lambert, destinato ad una carriera di livello anche all'estero, nel Borussia Dortmund, prima di diventare centrocampista di sostanza del Celtic.
L'allenatore Alex Smith gli concede l'esordio nella stagione in questione, mettendolo putativamente sotto la propria ala protettrice, guidandolo anche al di fuori del rettangolo di gioco.
A tal proposito gli impone di terminare ad una certa ora le celebrazioni per la vittoria della Coppa di Scozia, quando capisce che il livello alcolico si sta facendo eccessivo per quello che è ancora un ragazzino.
Altro giovane virgulto del centrocampo è Brian Hamilton, ventenne nativo di Paisley maggiormente conosciuto per il suo trascorso nell'Hibernian, ma che nel St.Mirren si mette da subito in luce per lo spirito tenace e la grande generosità in campo.
Per tutti diventa subito Half Pint, soprannome che lo accompagnerà per tutta la carriera.
Tra i giovani non può non essere citato Ian Cameron, altro giovane centrocampista ancora impegnato nella doppia veste di giocatore e studente, tanto da aver sostenuto un esame all'Università la mattina del giorno della finale della Coppa di Scozia.
La sua duttilità e la sua buona confidenza con il gol lo rendono un elemento importante per la squadra e molto stimato dal tecnico Smith.
Meno giovane ma unico in termini di carisma ed importanza in seno alla squadra è il capitano Anthony "Tony"Fitzpatrick, 458 presenze intervallate da due stagioni al Bristol City e la menzione a caratteri cubitali nell'Hall of Fame del club.
Non mancano elementi senza fronzoli e votati ad un calcio fisico e maschio, come Neil Cooper, Derek Hamilton e un'altra colonna del club come Tommy Wilson, oppure Billy Abercromby, capace nel 1986 di accumulare be 12 giornate di squalifica a seguito di 3 cartellini rossi.
La squadra non è composta solamente da smaliziati difensori, ma anche da eccellenti talenti come Ian Ferguson, ventenne centrocampista molto completo sotto tutti i punti di vista,tanto da passare ai Rangers nel 1988 fino ad arrivare in nazionale.
Il biondo centrocampista nativo di Glasogw ha personalità da vendere, in campo e fuori, come dimostrerà nel 1988 quando arriverà a rifiutare la proposta del Manchester United di Alex Ferguson per passare agli amati Rangers.
Ferguson è un'efficace arma offensiva per il St.Mirren, essendo in possesso di notevoli doti balistiche ed uno spiccato senso di inserimento nell'area avversaria.
Accanto a lui un altro giovane di belle speranze, il diciottenne Paul Lambert, destinato ad una carriera di livello anche all'estero, nel Borussia Dortmund, prima di diventare centrocampista di sostanza del Celtic.
L'allenatore Alex Smith gli concede l'esordio nella stagione in questione, mettendolo putativamente sotto la propria ala protettrice, guidandolo anche al di fuori del rettangolo di gioco.
A tal proposito gli impone di terminare ad una certa ora le celebrazioni per la vittoria della Coppa di Scozia, quando capisce che il livello alcolico si sta facendo eccessivo per quello che è ancora un ragazzino.
Altro giovane virgulto del centrocampo è Brian Hamilton, ventenne nativo di Paisley maggiormente conosciuto per il suo trascorso nell'Hibernian, ma che nel St.Mirren si mette da subito in luce per lo spirito tenace e la grande generosità in campo.
Per tutti diventa subito Half Pint, soprannome che lo accompagnerà per tutta la carriera.
Tra i giovani non può non essere citato Ian Cameron, altro giovane centrocampista ancora impegnato nella doppia veste di giocatore e studente, tanto da aver sostenuto un esame all'Università la mattina del giorno della finale della Coppa di Scozia.
La sua duttilità e la sua buona confidenza con il gol lo rendono un elemento importante per la squadra e molto stimato dal tecnico Smith.
Meno giovane ma unico in termini di carisma ed importanza in seno alla squadra è il capitano Anthony "Tony"Fitzpatrick, 458 presenze intervallate da due stagioni al Bristol City e la menzione a caratteri cubitali nell'Hall of Fame del club.
Il baffuto centrocampista è una sorta di predestinato in seno al St.Mirren, avendo ricevuto l'investitura di capitano a soli 17 anni solla la gestione di Alex Ferguson, colpito ed ammirato dalla personalità di Fitzpatrick.
Nella rosa non mancano comunque i talenti anche in fase offensiva a cominciare da Kenny McDowall, seconda punta o trequartista all'evenienza, voluto fortemente dal tecnico Alex Miller nel 1984. Anche Alex Smith lo tiene in grande considerazione, considerandolo un giocatore ideale per atteggiamento e versatilità tattica.
Ad assicurare gol vi è un "cavallo di ritorno" come Frank McGarvey, il quale ,dopo essere esploso nei Buddies e le esperienze con Liverpool e Celtic, nel 1985 è appunto ritornato come principale terminale offensivo.
Autentico Crack ad inizio carriera, grazie anche ai consigli di Alex Ferguson, ha destato scalpore quando il Celtic nel 1980 lo ha acquistato dal Liverpool per la cifra record per i tempi di £270,000, soprattutto per un giocatore mai utilizzato in prima squadra da Bob Paisley. I maligni sostengono ancora oggi come la dirigenza biancoverde l'avesse voluto perché memore dei tanti gol segnati contro il Celtic ai tempi del St.Mirren.
In realtà il pubblico del Celtic Park lo ha unitamente apprezzato, per generosità e buona confidenza con il gol.
Alex Smith ad inizio stagione scommette fortemente su Paul Chalmers, attaccante scuola Celtic con poche apparizioni in campo nei primi anni di carriera, ma in possesso di tutte le qualità per diventare un centravanti di grande livello.
Il suo impatto con il St.Mirren è in effetti molto positivo, salvo venire bloccato da un fastidioso infortunio che gli impedirà di partecipare alla cavalcata finale in coppa.
Quest'ultima ha inizio con una convincente e tutto sommato agevole vittoria contro il Caledonian per 3-0, grazie alle reti di MacDowall, McGarvey e Feguson.
Più complicato il terzo turno in trasferta contro il Morton, battuto con un sofferto 3-2 in virtù della doppietta di Chalmers ed al gol dell'immancabile Ferguson.
Altra trasferta per i quarti di finale, con la squadra di Smith di scena allo Stark Park per affrontare il Raith Rovers.
Il match viene sbloccato dal marcatore che non ti aspetti, il baffuto difensore Peter Godfrey, prima che Chalmers chiuda definitivamente i conti.
Da cardiopalma la semifinale contro gli Hearts giocata ad Hampden Park, sbloccata dallo scatenato Ian Ferguson al 33°minuto e successivamente pareggiata al 74° da Gary Mackay.
A due minuti dalla fine è un guizzo di McGarvey e regalare la finale al St.Mirren, da giocarsi a maggio contro il Dundee United.
Quella che la stampa scozzese definisce "one of the most disjointed, undistinguished Finals imaginable" è in realtà un match tattico e combattuto, bloccato sullo 0-0 al termine dei 90 minuti, con i supplementari a determinare un finale dove anche l'omonimia ha il suo ruolo.
Nel suddetto periodo il Dundee troverebbe il gol del vantaggio con Iain Ferguson, ma la marcatura viene annullata per un presunto e opinabile fuorigioco di Kevin Gallacher.
Scampato il pericolo il St.Mirren reagisce come meglio non potrebbe, trovando la rete che vale il successo al 110°, grazie ad un perfetto inserimento di Ian Fegurson, quasi omonimo dell'avversario Iain Ferguson.
Dopo 10 minuti di difesa ferrea la squadra di Alex Smith si aggiudica il trofeo per la terza volta nella propria storia, mandando letteralmente in visibilio un'intera città.
Nella rosa non mancano comunque i talenti anche in fase offensiva a cominciare da Kenny McDowall, seconda punta o trequartista all'evenienza, voluto fortemente dal tecnico Alex Miller nel 1984. Anche Alex Smith lo tiene in grande considerazione, considerandolo un giocatore ideale per atteggiamento e versatilità tattica.
Ad assicurare gol vi è un "cavallo di ritorno" come Frank McGarvey, il quale ,dopo essere esploso nei Buddies e le esperienze con Liverpool e Celtic, nel 1985 è appunto ritornato come principale terminale offensivo.
Autentico Crack ad inizio carriera, grazie anche ai consigli di Alex Ferguson, ha destato scalpore quando il Celtic nel 1980 lo ha acquistato dal Liverpool per la cifra record per i tempi di £270,000, soprattutto per un giocatore mai utilizzato in prima squadra da Bob Paisley. I maligni sostengono ancora oggi come la dirigenza biancoverde l'avesse voluto perché memore dei tanti gol segnati contro il Celtic ai tempi del St.Mirren.
In realtà il pubblico del Celtic Park lo ha unitamente apprezzato, per generosità e buona confidenza con il gol.
Alex Smith ad inizio stagione scommette fortemente su Paul Chalmers, attaccante scuola Celtic con poche apparizioni in campo nei primi anni di carriera, ma in possesso di tutte le qualità per diventare un centravanti di grande livello.
Il suo impatto con il St.Mirren è in effetti molto positivo, salvo venire bloccato da un fastidioso infortunio che gli impedirà di partecipare alla cavalcata finale in coppa.
Quest'ultima ha inizio con una convincente e tutto sommato agevole vittoria contro il Caledonian per 3-0, grazie alle reti di MacDowall, McGarvey e Feguson.
Più complicato il terzo turno in trasferta contro il Morton, battuto con un sofferto 3-2 in virtù della doppietta di Chalmers ed al gol dell'immancabile Ferguson.
Altra trasferta per i quarti di finale, con la squadra di Smith di scena allo Stark Park per affrontare il Raith Rovers.
Il match viene sbloccato dal marcatore che non ti aspetti, il baffuto difensore Peter Godfrey, prima che Chalmers chiuda definitivamente i conti.
Da cardiopalma la semifinale contro gli Hearts giocata ad Hampden Park, sbloccata dallo scatenato Ian Ferguson al 33°minuto e successivamente pareggiata al 74° da Gary Mackay.
A due minuti dalla fine è un guizzo di McGarvey e regalare la finale al St.Mirren, da giocarsi a maggio contro il Dundee United.
Quella che la stampa scozzese definisce "one of the most disjointed, undistinguished Finals imaginable" è in realtà un match tattico e combattuto, bloccato sullo 0-0 al termine dei 90 minuti, con i supplementari a determinare un finale dove anche l'omonimia ha il suo ruolo.
Nel suddetto periodo il Dundee troverebbe il gol del vantaggio con Iain Ferguson, ma la marcatura viene annullata per un presunto e opinabile fuorigioco di Kevin Gallacher.
Scampato il pericolo il St.Mirren reagisce come meglio non potrebbe, trovando la rete che vale il successo al 110°, grazie ad un perfetto inserimento di Ian Fegurson, quasi omonimo dell'avversario Iain Ferguson.
Dopo 10 minuti di difesa ferrea la squadra di Alex Smith si aggiudica il trofeo per la terza volta nella propria storia, mandando letteralmente in visibilio un'intera città.
A completare il trionfo arriva anche il premio a Neil Cooper come "man of the match", nel contesto di un'impresa dal sapore antico e romantico per chi ama il calcio vero e genuino.
Giovanni Fasani
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