sabato 22 settembre 2018

MARCOVIO E L'ACADEMIA

Durante la fase non professionistica del calcio argentino, una delle squadre a dettar legge nella Copa  Campeonato è indiscutibilmente il Racing Club, capace di imporsi nella competizione per ben 6 volte consecutive, dal 1913 al 1919.
A garantire tale vera e propria epopea, in quello che è stata fino al 1931 la massima competizione nazionale, è stata una linea di attaccanti ancora oggi citata a ben ragione in termini di leggenda.
L'Academia schiera nella sua linea di delanteros Juan Hospital, Zoilo Canaveri, Alberto Ohaco e Juan Nelusco Perinetti al servizio del realizzatore principale, il grande Alberto Andrés Marcovecchio.



Autentico centravanti d'area di rigore dalle movenze rapide e dal fiuto del gol sviluppato, si dimostra perfetto nel tramutare in rete la mole di gioco che i compagni producono, finendo per imporsi ben presto come uno degli attaccanti più prolifici e decisivi di tutto il Sudamerica.
Con i partner di reparto sviluppa un'intesa a dir poco perfetta, tant' è che sembra sapere prima dove posizionarsi a seconda di chi abbia il pallone, prevedendo che tipo di passaggio stia per ricevere e battezzando con esattezza la zona dell'area da occupare.
Un rapporto quasi simbiotico lo crea con Alberto Ohaco, spettacolare esterno sinistro dalla tecnica raffinata, perfettamente complementare ai movimenti che Marcovecchio compie: Ohaco è un realizzatore portentoso (244 con la maglia del Racing), ma è anche decisivo nelle realizzazioni del compagno, assistito al meglio dalle sue intuizioni.
Prima di stabilire tale produttivo e spettacolare connubio Marcovecchio segna caterve nella squadra rionale del Porteño militante in quarta divisione e composta per lo più da semplici appassionati.
Le tante reti realizzate diventano ben presto note in tutta Avellaneda ed il Racing non perde tempo ad inserire il diciottenne attaccante nella sua squadra B, con la speranza che possa confermare o addirittura implementare il suo potenziale realizzativo.
Marcovecchio mette in mostra la sua vocazione al gol già all'esordio contro il Belgrano, quando nell'ampia vittoria per 16 a 0 va in rete ben 8 volte.
L'anno dopo in prima squadra prende confidenza con la massima serie limitandosi a 7 reti complessive, antipasto dei numeri sbalorditivi che realizzerà nelle annate successive.
Come spesso accade nel calcio di quell'epoca le statistiche possono differire a seconda delle fonte consultata, anche se nel caso in essere quantificano un numero di realizzazioni sensazionale: a livello assoluto si parla di più di 500 reti complessive, mentre quelle relative alla Copa  Campeonato sarebbero 210, 287 o 290 a seconda appunto di quale conteggio si tenga conto.
Secondo una differente statistica le reti nella massima competizione sarebbero 387, anche se sembra acclarato come in tale quantificazione vengano conteggiate anche quelle segnate in varie amichevoli, al tempo ambite e talvolta più importanti delle gare per così dire ufficiali.
Quello che sembra certo è che Marcovio, suo storico soprannome, si laurea capocannoniere in quattro circostanze, ad ulteriore dimostrazione della sua efficacia e del fatto che il Racing sia una vera e propria macchina da gol: nel 1913 e nel 1915 con 36 gol, nel 1917 con 31 e nel 1919 con 28.


Un simile portentoso realizzatore non può restare lontano dall'ambiente della nazionale e dopo l'esordio nel 1912 viene schierato come attaccante titolare nel Campeonato Sudamericano del 1916.
La prima edizione dell'antenato della Copa America non è ovviamente paragonabile elle più recenti competizioni, tenuto conto che vede al via solamente quattro squadre, con Cile, Brasile ed Uruguay a contendere il torneo all'Argentina organizzatrice.




All'Albiceleste non riesce l'impresa di festeggiare il centenario dell'indipendenza con il successo, dal momento che l'Uruguay di Isabelino Gradin prevale nella classifica finale per un punto, complice il pareggio dell'Argentina contro il Brasile, battuto invece dalla Celeste per 2-1.
Marcovecchio mette a segno una doppietta nell'ampia vittoria iniziale contro il Cile, ma non viene schierato nell'ultima gara del torneo contro l'Uruguay, terminata 0-0 nonostante l'incitamento dei 17000 spettatori dello stadio dell'Estadio Colon di Buenos Aires.
A dire il vero l'edizione del 1916 non viene riconosciuta come edizione ufficiale, ma come evento straordinario non figurando nell'albo d'oro dell'antica competizione; la prima versione sarà quello dell'anno dopo, ma non vi è dubbio che il blasone delle forze in campo e le diverse scuole calcistiche presenti conferiscano ai vincitori un certo predominio ideale a livello continentale.
Resta una certa delusione per la linea offensiva del Racing, riproposta per 4/5 anche in nazionale, mancando all'appello solo Zoilo Canaveri, non convocato dalla commissione tecnica.
Prima della sfida finale tra Uruguay ed Argentina, terminato 0-0, scoppiano anche tafferugli tra le opposte tifoserie, con le tribune dello stadio che vengono addirittura incendiate secondo alcune cronache del periodo: di fatto l'aspra rivalità tra le due sponde del Rio della Plata trova una nuova conferma.
L'anno dopo le due si ritrovano per l'annuale sfida della Gran Premio de Honor Uruguayo, con l'Argentina che riesce a prevalere per 2-0, grazie proprio ad una pregevole doppietta di un brillante Marcovio.
Non viene invece considerato per la nuova edizione del Campeonato Sudamericano disputato sempre in Uruguay e terminato sempre al secondo posto dall'Argentina, sconfitta nelle scontro diretto per 1-0 grazie ad un gol di Héctor Scarone.
Il rapporto di Marcovecchio con la nazionale termina nel 1919 con un totale di 9 reti in 11 partite, quando la preferenza per il ruolo di centravanti verte su altri profili, compreso quello del futuro torinista Julio Libonatti.
Nello stesso anno il principale torneo argentino subisce una scissione tra Asociación Argentina de Football e Asociación Amateurs de Football, con il Racing che opta per entrare in quest'ultima:  come anticipato l'Academia si impone nella prima edizione, bissando il successo nel 1921, trascinata nel caso dai 32 gol di Aberico Zabaleta.
Chi legge in tale situazione un ipotetico passaggio di consegne non è molto lontano dalla realtà, principalmente per gravi problemi fisici che nel 1922 pongono fine alla carriera di Alberto Marcovecchio.


 
Voci non del tutto confermate parlano di possibili postumi di un infortunio del 1920, i quali avrebbero portato due anni più tardi all'impossibilità di proseguire la carriera, nonostante i ventinove anni d'età. .
Da quel momento continua in altre vesti il rapporto di Marcovecchio con il Racing, attraverso vari ruoli in seno alla dirigenza, come quello di ambasciatore del club, davvero appropriato per un autentico idolo della tifoseria e simbolo assoluto anche per la stampa.
A conferma di tale illimitata stima si può riportare un articolo del giornale "La Nacion" del 1958, il quale nel ripercorre la carriera del grande Marcovio lo descrive in questo modo:" un crack... il più forte del secolo..un temibile realizzatore, tempestivo e risoluto nelle definizioni, penetrante e animato nei loro sforzi, ha ottenuto un posto di privilegio nella memoria nella quale sarà difficile sostituirlo ..."
 

 
Solamente la morte, sopraggiunta nel febbraio dello stesso anno, ha potuto interrompere il magnifico rapporto tra Marcovio e l'Academia...
 


Giovanni Fasani

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