Parlò a Takac, a Pantelic, a Stanic e a tutti gli altri.
Individuò i problemi di spogliatoio e li risolse così come risolse quelli fra
Zarko Nikolic e Ivica Brzic.
I due erano i difensori centrali del Vojvodina erano due
ottimi giocatori, ma pur allenandosi entrambi al meglio non riuscivano a
rendere.
I due non andavano d'accordo e bisticciavano di continuo mandando su
tutte le furie il tecnico Stankovic che rispondeva urlando ed arrabiandosi
chiedendo a Vujadin di mandar via uno dei due. Vujke osservava la situazione in
silenzio, valutando il modo per risolverla arrivando alla conclusione che i due
avrebbero dovuto diventare amici.
In un giorno di Giugno del 1965, in un clima afoso convocò
entrambi i giocatori nel suo studio.
Li lasciò seduti li per più di mezz'ora
facendoli arrovellare sul motivo della convocazione. Il clima era caldo ed i
due ben presto cominciarono a sudare le camicie bianche che portavano li si
appiccicavano alle pelle e ben presto cominciarono a dare segni di nervosismo.
Fu in quel momento che Vujadin, in giacca e cravatta fece il suo ingresso.
"Buongiorno ragazzi come va?"
"Bene Mister grazie" risposero i due
all'unisono
"Vi chiederete perchè vi ho convocati qui?"
Vujke non attese la loro risposta e continuò nel suo
discorso
"Siete qui perchè voi siete due grandi giocatori...ma
per la Vojvodina siete un problema...ed oggi io devo risolvere questo
problema".
I due guardarono per terra certi che avrebbero ricevuto una,
sacrosanta, punizione per il comportamento avuto durante la stagione. Brzic, in
particolare, provò vergogna dato che a volerlo a Novi Sad era stato proprio
Vujke.
"Allora adesso la stagione è finita e voi due andrete
in vacanza insieme per una settimana a Dubrovnik a spese del club..ora
andate".
I due si guardarono stupiti ed annuirono e per la prima
volta da quando giocavano insieme si scambiarono uno sguardo di stupita intesa.
La stagione successiva diventarono uno dei punti di forza della Vojvodina e
soprattutto amici inseparabili.
Quando Stane chiese a Vujadin se aveva punito i due
giocatori, egli rispose: "Più di quel che pensi, gli ho obbligati a
diventare amici".
Vujadin rientrò nello spogliatoio come una furia, si fermò sulla soglia per calmare i nervi e parlottò con Pezzotti.
"Noi in difficoltà e io sa già cosa fare".
Nel frattempo nello spogliatoio doriano non volava una mosca, un silenzio che pesava come un macigno e quando iniziò a parlare ai giocatori sembrò togliersi un peso dalle spalle.
"Va bene, ragazzi noi ora stiamo perdendo 1-0 ma questo non è neanche primo tempo...c'è ancora partita di Genova e 45 minuti qua. Io vi dico che ora più facile perchè noi attaccare sotto nostri tifosi. Sono venuti qua in tanti e voi farete loro felici. Perchè noi siamo Sampdoria e oggi qui Sampdoria non può perdere!".
Danilo Crepaldi
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