mercoledì 8 agosto 2018

IL FEYENOORD E LA VECCHIA SIGNORA RUMENA

All'indomani della vittoria del Feyenoord nella Coppa Campioni 1969/1970 tutta l'Europa fa la conoscenza con il nuovo calcio forgiato nei Paesi bassi, guardando con curiosità e con campanilistico timore alla successiva edizione, che vede al via oltre che il club di Rotterdam anche l'Ajax di Rinus Michels.
In molti auspicano la possibilità di vedere uno scontro diretto tra le due compagini olandesi, da sempre una sfida tesa e sentita ed, al momento, anche il confronto tra due tra i più grandi allenatori di tutti i tempi, Michels appunto e Ernst Happel, in una fase di implementazione del famigerato Totaalvoetbal.
Le attese vengono tradite però proprio dal Feyenoord il quale al primo turno viene sorprendentemente eliminato da una presunta matricola rumena, l'UTA Arad, abile a prevalere nel doppio confronto.


La squadra della Crișana è tornata a vincere il campionato dopo 14 anni nel 1969, rompendo l'egemonia della squadra di Bucarest e del Petrolul Ploieșto, nobilitando il suo soprannome di Bătrâna Doamnă (Vecchia Signora).
La prima esperienza nella Coppa dei Campioni è però molto negativa, con il Legia Varsavia che maramaldeggia in casa con un pesante 8-0 dopo essersi imposta in Romania per 1-2; alla luce di tale pessimo precedente non si può biasimare il Feyenoord per la soddisfazione di aver pescato l'UTA al via dell'edizione 1970/1971.
Seppur clamorosa, l'eliminazione della squadra di Happel avviene però per mano di una squadra che Nicolae Dumitrescu ha nel tempo reso competitiva e proficuamente concreta, avendo a disposizione alcuni tra i migliori prospetti del periodo.
Tra il tecnico e la squadra vi è più di un rapporto professionale, ma una vera e propria simbiosi, sviluppatasi nel tempo e creatasi nel periodo nel quale lo stesso Dumitrescu era un prolifico attaccante dell'UTA Arad.
In panchina il carismatico "Coco" si dimostra sagace e estremamente pratico nel mettere in condizioni i suoi giocatori di rendere al meglio, trovando loro la giusta posizione nello scacchiere tattico e fornendo loro le giuste motivazioni per dare sfogo alle proprie abilità.
Un classico esempio delle sua abilità motivazionali è il portiere Gheorghe Gornea, il quale dopo gli stentati esordi con la Steaua Bucarest si costruisce una carriera di livello, finendo anche nel giro della nazionale e nei 22 scelti per il Mondiale in Messico.
La fondamentale "Vecchia Guardia" è rappresentata dal centrocampista Mircea Axente, autentica bandiera del club per il quale giocherà per tutta la carriera, fornendo un prezioso contributo in ambedue le fasi di gioco.
Il leader carismatico della squadra è però il capitano Mircea Petescu, difensore di sostanza e stile, baluardo di un reparto difensivo sul quale il tecnico punta molto nell'ottica di affrontare squadra dall'elevato bagaglio tecnico.


Con un passato alla Steaua e con un rapporto tormentato con la nazionale rumena (solamente 5 presenza), Petescu è il vero termometro della squadra ed in assoluto il collante della stessa, laddove la vocazione offensiva di molti dei compagni potrebbe ribaltare il quadro tattivo voluto dall'allenatore.
In attacco l'UTA schiera talenti di assoluto livello, dotati di classe e tecnica e di un ottimo feeling con il gol; se parliamo di reti realizzate non possiamo che citare Flavius Domide, altro fedelissimo della Vecchia Signora ed idolo della relativa tifoseria.

 
Il ventiseienne nativo proprio di Arad è un attaccante moderno ed intelligente, in grado di muoversi con sagacia all'interno dell'aerea avversaria, facendo valere in tale senso fisico e la buona tecnica di base.
I suoi gol e le sue giocate sono sovente frutto dell'ottima intesa sviluppato con il talentosissimo Ladislau "Gioni" Brosovszky, trequartista realmente in grado di decidere una partita con una sola giocata.

Miglior marcatore di tutti i tempi dell'UTA ed indolente come solo chi sa di essere più forte può essere, Brosovszky riesce realmente ad incantare con il suo piede sinistro, regalando autentiche magie al pubblico del Stadionul Francis von Neuman.
Anche lui nativo di Arad, viene spesso additato come un "pigro", segnatamente per una certa avversione agli allenamenti ed al sacrificio in campo; bizzarramente tale nomea lo accompagna anche nelle scelte professionali, non essendosi mai allontanato dalla città di origine, giocando con Vagonul Arad e Rapid Arad prima dei nove anni con l'UTA.
La doppia sfida con il Feyenoord viene però poco impreziosita da colpi di genio o giocate sensazionali e si conclude in realtà con un doppio pareggio, 1-1 e 0-0, che premia la compagine rumena in virtù della rete segnata in trasferta.
A mettere a segno lo storico e decisivo gol è il giovane Florian Dumitrescu con un perfetto colpo di testa, una delle specialità che gli consentirà successivamente di compiere un percorso inverso a quello dei compagni, finendo per giocare con Rapid Bucarest e Steaua Bucarest.




A "tradire" la ferrea resistenza dei compagni è il portiere Gornea, il quale si lascia sfuggire un tiro di Wim Jansen non propriamente irresistibile, determinando un pareggio al quale contribuisce successivamente con la consueta sicurezza.
Nella partita di ritorno i tifosi rumeni sostengono i proprio beniamini verso una grande impresa, diventando testimoni di un organizzato contenimento che imbriglia i pregevoli ricami di Wim van Hanegem e i disperati attacchi condotti da Coen Moulijn e Ove Kindvall.
Capitan Petescu sbroglia più di una situazione e laddove non può arrivare ci pensa un redivivo Gornea a mantenere inviolata la porta rumena, regalando a tutta Arad un'immensa gioia.
I tifosi rumeni trovano anche il tempo di sbeffeggiare il tecnico avversario Happel reo di aver dichiarato alla vigilia come la qualificazione dell'UTA sarebbe potuta essere vista alla stregua della "Ottava Meraviglia del Mondo"; addirittura cori di scherno verranno riproposti anche di fronte all'albergo dove il Feyenoord si trova a soggiornare dopo la partita.
Anche i giocatori vedono il successo come una grande rivincita verso gli altezzosi avversari, non dimenticando le loro risate di fronte al proprio abbigliamento  una volta arrivati a Rotterdam ed alle umilianti offerte di fornire loro tutte più moderne per scendere in campo.
C'è quindi tanta tattica e tanta abilità nell'impresa, ma anche tanto orgoglio di voler vendicare la superbia e la spocchia con la quale gli olandesi hanno accolto una squadra proveniente da un contesto socio-economico agli antipodi rispetto alla libertina Olanda.
L'avventura finirà il turno successivo contro la Stella Rossa (3-0-1-3), ma ormai il nome dell'UTA Arpad finisce stabilmente nella geografia del calcio "che conta"; l'anno dopo la squadra si spingerà fino ai quarti di finale di Coppa UEFA, a conferma della bontà del progetto e dell'assoluta competitività della rosa a disposizione.
Situazione che stona se si considera la situazione attuale della squadra, lontana dai fasti dell'epoca con l'ultimo successo ancora legato alla generazione irripetibile forgiata da Nicolae Dumitrescu,
Ma il ricordo di aver eliminato il Feyenoord impedendo così un possibile futuro derby Orange riempie ancora oggi di gioia ogni tifoso della Vecchia Signora.






Giovanni Fasani

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