domenica 29 ottobre 2017

DETARI TRASCINA LE AQUILE

Chi ha dimestichezza con il calcio magiaro concorderà sul fatto che Lajos Détári sia uno dei più fulgidi talenti espressi dall'Ungheria dopo la fine del leggendario ciclo dell'Aranycsapat.
Purtroppo per lui il suo nome viene ancora oggi rimembrato anche come uno dei più grandi dispersori di tale virtù, dal momento che il particolare carattere lo ha frenato in molte occasioni.
Accenni di vita non proprio professionale, un forte e limitante egocentrismo e la tendenza a concedersi molte pause fanno pesantemente a cazzotti con una tecnica eccezionale, un piede destro sublime ed una classe innata da vero fuoriclasse.
In Italia il trequartista di Budapest ha incantato ad isolati sprazzi con le maglie di Bologna, Ancona e Genoa, restando in tali contesti poco di più che una promessa mancata.
In carriera, tuttavia, il suo suscettibile ego è riuscito talvolta ad assecondarne il genio, finendo per consentirgli di essere uno vero trascinatore.
Per conferme basta chiedere ai tifosi dell'Eintracht Francoforte, che nella stagione 1987/1988 vedono la propria squadra imporsi nella Coppa di Germania grazie, prevalentemente, alle giocate di un ispirato Détári .



Le Aquile iniziano la stagione con un nuovo allenatore, Karl-Heinz Feldkamp, il quale di buon grado accoglie in squadra il fantasista ungherese, al momento uno dei prospetti più interessanti e contesi del continente.
In effetti la dirigenza rossonera compie un ingente sforzo economico, battendo la concorrenza di alcune delle compagine più importanti d'Europa, desiderose di assoldare quello che per molti sarà uno protagonista assoluto negli anni a venire.
Il suo talento è chiamato ad armare la coppia di attaccanti polacca composta da Włodzimierz Smolarek e Janusz Turowski, così come ad integrarsi al meglio in un centrocampo dove spiccano la qualità di Frank Schulz e l'estro di un giovanissimo Andreas Möller.
La squadra balbetta un po' in campionato dove arriva solamente nona a causa di una persistente difficoltà a trovare continuità di risultato, segnando 51 reti e subendone 50.
Anche la difesa, comandata dal grande Karl-Heinz "Charly" Körbel, sembra faticare  nel sviluppare una solidità costante.
Détári, in un contesto così variabile, riesce ad "accendere la luce" solamente in certe occasioni, segnando 11 reti e riuscendo comunque ad incantare il pubblico del Waldstadion.
Come anticipato il meglio del suo repertorio lo riserva per la coppa nazionale, dove la sua firma per il successo finale è assolutamente indelebile.


Nei primi due turni gli uomini di Feldkamp approfittano del fattore campo (si gioca solo un partita per turno) per avere la meglio su Schalke04 (3-2) e Ulm 1846 (3-0).
Détári non va in rete, ma fornisce due ottime prestazioni, prendendo per mano le squadra al momento opportuno, riuscendo a dare quel qualcosa in più tipico dei grandi numeri 10.
La sua prima realizzazione avviene negli ottavi di finale, quando con freddezza trasforma il calcio di rigore che vale la vittoria per 1-0 sul campo del Fortuna Düsseldorf.
Molto emozionante si rivela il match successivo, dove Eintrach e Bayer Uerdingen danno vita ad un appassionante testa a testa, vinto dalla squadra di Francoforte per 4-2.
Dopo l'autorete iniziale di Volker Münn è ancora una volta l'asso magiaro a prendere per mano la squadra, realizzando in prima persona la rete del pareggio ed ispirando da far suo quelle di Ralf Sievers, Manfred Binz e quella finale di Smolarek.
L'atto finale è di scena all'Olympiastadion di Monaco e l'avversario da battere è il Bochum di Hermann Gerland, giustiziere in semifinale dell'Amburgo.
La partita è estremamente equilibrata e si mantiene sullo 0-0 fino all'81° minuto, quando a sbloccarla arriva la classica perla di un campione.




Dopo un'azione personale Détári viene steso a pochi metri dall'area di rigore, guadagnandosi un invitante calcio di punizione.
Una volta rialzatosi riceve gli incitamenti dei compagni, i quali sembrano quasi dirgli:" Dai Lajos, faccela vincere questa coppa!".
Il numero 10 della Aquile posiziona il pallone sul punto di battuta e lascia partire una parabola perfetta, che si infila all'incrocio dei pali, lasciando di stucco il portiere Martin Kree.
Con questa rete l'Eintracht Francoforte vince per la quarta e finora ultima volta la Coppa di Germania, regalando una grande soddisfazione ai proprio tifosi.
Gioia che prova anche Détári, per una volta davvero all'altezza delle potenzialità che madre natura gli ha generosamente donato.
Curiosamente nel due anni dopo, quando vestirà la maglia dell'Olympiakos, sarà ugualmente decisivo nella finale di Coppa di Grecia, realizzando una preziosa doppietta nella finale contro l'OFI Creta vinta per 4-2.




Tali situazioni si rivelano episodiche in una carriera dove non sono mancate prestazioni deludenti, polemiche e scelte sbagliate.
Dalle parti di Francoforte però ci si ricorda ancora di quel biondo ungherese che con il pallone poteva fare letteralmente ciò che voleva.
Se solo avesse voluto qualche volta in più....




Giovanni Fasani

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