giovedì 12 ottobre 2017

RIGORE ALLA.....PACIOCCO!

Nel corso del tempo il calcio di rigore, da semplice tiro di massima punizione, è diventato oggetto di varie forme di realizzazione, con le quali campioni o presunti tali hanno dimostrato la propria classe e la propria inventiva.
Abbiamo così imparato a fare conoscenza con tiri con lunga rincorsa, calciati da fermo, eseguiti dopo audaci finte e via dicendo.
Nel 1976 Antonín Panenka ha sorpreso il mondo con il suo "cucchiaio", ripreso in molte occasioni anche di recente, visto da tutti come un vero e proprio azzardo, ma, al tempo stesso, sinonimo di estrema sicurezza nei proprio mezzi.
Il leggendario Johan Cruijff nel 1982 ha mostrato al mondo come il penalty possa essere trasformato dopo due tocchi con un compagno, sfruttando in tal senso un disposizione del regolamento che pochi conoscono.
Il Profeta del gol ha ispirato nel 2016 Leo Messi e Luis Suarez e forse anche Robert Pires e Thierry Henry qualche anno prima, anche se il risultato per i due francesi è stato quantomeno comico.
Cosa manca all'appello? Quale altra particolare trovata si può applicare per quello che è nato come un tiro da undici metri con il solo portiere ad evitare la realizzazione?
Mancherebbe all'appello un rigore calciato con la "rabona", vale a dire quel particolare vezzo tecnico con la quale si calcia incrociando di fatto le gambe.


Di derivazione castigliana, la paternità di tale giocata viene attribuita da alcuni a Riccardo Infante, che nel 1948 segnò in tale modo durante un'azione di gioco.
Possibile che nella lunga storia del calcio nessuno abbia mai pensato ad una simile modalità di esecuzione dagli undici metri?
Qualcuno in effetti si è cimentato con successo in tale tentativo: nel 1985 Ricardo Paciocco decide la sfida tra Reggina e Triestina trasformando con la rabona il rigore del 2-1 a favore degli amaranto.


Il giocatore nato in Venezuela è alla prima stagione nel capoluogo e viene da discrete esperienze in seria A con le maglie di Pisa e Lecce, dove non è mai riuscito però ad imporsi come attaccante titolare.
Pur non essendo un prolifico realizzatore è dotato di tecnica ed estro, oltre che di grande perizia tattica e di spirito di sacrificio.
Lo si può definire il classico giocatore sempre apprezzato dagli allenatori, i quali sono disposti a chiudere un occhio sul carattere fumantino e su qualche bonaria "pazzia".
Nell'estate del 1989 il nuovo tecnico Bruno "Maciste" Bolchi punta su di lui e sull'attaccante Fulvio Simonini, supportati dalla promessa Massimo Orlando, per ottenere la promozione nella massima serie, dopo che l'anno precedente la stessa era sfuggita a seguito dello spareggio contro la Cremonese
La  coppia di attaccanti non conferma però sul campo il potenziale realizzativo della vigilia, con Paciocco che segna solamente 7 reti nelle 29 partite disputate. Ma, come anticipato, una di queste merita di essere ricordata per la maniera con la quale è stata realizzata.
Siamo alla trentacinquesima giornata e la Reggina è in piena lotta promozione quando al Granillo si presenta la Triestina, a sua volta impegnata nella corsa alla salvezza.
Al 75° minuto sul risultato di 1-1 viene decretato un calcio di rigore a favore dei padroni di casa e sul dischetto si presenta, come detto, Paciocco.




La scelta del tipo di esecuzione e quello che succede dopo è entrato di fatto nella leggenda popolare e molte sono state le interpretazioni e indiscrezioni sulla vicenda.
Il giocatore, intervistato anni dopo, spiega in questo modo la decisione di fare la rabona.
“ Quel rigore fu un attimo di pazzia. Quando guardai il portiere, prima di tirare, lo vidi fermo di fronte a me. Mi raccontarono che il mister disse, “calcia di sinistro?”. Gli rispose Cascione, “no, mister, fa la rabona”. Stavo per tirare e sentii un urlo disperato, “no!”. Troppo tardi. Feci la rabona, la palla gonfiò la rete e l’atmosfera negli istanti immediatamente successivi fu surreale. La nostra gente quasi non realizzava quanto fosse successo. Per me è stato solamene un modo per spiazzare il portiere e fare gol” (Fonte www.strettoweb.com).
Si inizia a parlare anche di una possibile scommessa che il giocatore avrebbe proposto all'allenatore Bolchi in un allenamento prima della partita:" Mister, scommettiamo che domenica se ci danno un rigore lo calcio con la rabona?".
Il tecnico milanese, dall'alto della grande esperienza e personalità, non da peso alle parole del suo giocatore, mettendo fine alla discussione con un bonario " va bene, però adesso pensa a lavorare".
Non è dato sapersi se Paciocco abbia preso la risposta dell'allenatore come un'autorizzazione, fatto sta che nel momento fatidico non mostra reticenza nel mettere in atto il suo particolare piano.
L'eccezionalità del gesto è tale che anche i giornalisti presenti allo stadio non si accorgono subito della rabona, dando solamente notizia dell'avvenuta trasformazione. Saranno solo i replay e l'occhio attendo degli appassionati a notare che Paciocco ha di fatto calciato con il sinistro, incrociando le gambe.
Un moto atipico per lasciare il proprio nome nella storia del calcio italiano, in attesa che qualche altro spavaldo calciatore si cimenti in un rigore con la rabona.
O per meglio dire un rigore "alla Paciocco".




Giovanni Fasani 






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