Qualche tempo fa abbiamo raccontato del derby di Teheran, una sfida molto accesa che paralizza l'intera città per una giornata intera. Di sicuro in Iran, ci sono problemi ben più imminenti che una partita di calcio (un pò dovunque a dire il vero).
Non fa eccezione il continente africano, dove tutti conosciamo purtroppo il tipo di vita che fanno la maggior parte dei popoli.
Le notizie calcistiche sono sempre molto flebili e talvolta inesistenti; quelle che ci sono parlano, per la maggior parte delle volte, di affermati calciatori che militano in altri continenti. Qualche piccola eccezione la fanno i campionati maghrebini, essendo l'Italia (ma anche l'Europa in generale), un territorio dove facilmente si trovano persone di quelle etnie.
Ma più scendiamo e più le curiosità e le news si interrompono bruscamente. Con l'articolo di oggi focalizziamo l'attenzione su un altro derby, quello che dal 1968 appassiona la città di Nairobi ed il Kenya in generale. Stiamo parlando del Nairobi Derby, ossia la sfida che mette di fronte i Leopards ed il Gor Mahia.
Oltre che essere una sfida di calcio, è principalmente una sfida tribale. I tifosi delle delle due squadre sono appunto divisi dal diverso tipo di etnia.
I Leopards sono nati nel 1964 e sono soprannominati Ingwe che letteralmente tradotto significa proprio leopardi. Di etnia Luhya hanno vinto per 13 volte la Premier League keniota, mentre il maggior risultato ottenuto in competizioni dell'intero continente, sono le semifinali della allora African Cup of Champions Club (l'attuale Champions League), raggiunte nel 1968. Tuttavia, non vincono il campionato dal 1998.
Il Gor Mahia è invece di etnia Luo (da cui discende anche l'attuale presidente statunitense Barack Obama) e può vantare lo stesso numero di campionati vinti dei colleghi biancoazzurri, mentre a livello continentale citiamo la vittoria della African Cup Winners' Cup (il pari della defunta Coppa delle Coppe ed ora chiamata CAF Confederation Cup, una sorta di Europa League) nel 1987, quando in finale battè il più quotato Esperance Tunisi (2-2 a Tunisi, 1-1 a Nairobi). I biancoverdi sono tornati alla vittoria in patria dopo un digiuno che durava dal 1995.
Il loro soprannome è K'Ogalo e sono stati fondati nel 1968 per via della fusione tra il Luo Union ed il Luo Sports Club. La particolarità del Gor Mahia è che rispetto ai rivali cittadini, è stata la prima squadra delle due a vincere il campionato sia con l'attuale nome (1968 al primo tentativo) che con il nome di Luo Union (1964); inoltre, è l'unica squadra keniota ad aver vinto un campionato senza perdere alcuna partita (1976).
Il Gor Mahia campione del 1976 (foto: kenyapage) |
Da sempre è stata una sfida molto equilibrata, non solo per i titoli in bacheca, ma anche per le vittorie negli scontri diretti. L'ultimo si è giocato il 27 luglio di quest'anno ed è terminato 2-2. I precedenti sono leggermente favorevoli ai Leopards con 27 vittorie contro le 22 del Gor Mahia, a fronte dei 29 pareggi.
Le sfide si giocano al Nyayo National Stadium (30.000 posti) quando sono i Leopards ad avere il fattore campo, mentre il teatro delle partite casalinghe del Gor Mahia è l'immenso Moi International Sports Centre, un gigantesco complesso sportivo che comprende, oltre al Kasarani Stadium (60.000), un hotel e diversi palazzetti per altre discipline.
Solitamente è difficile trovare in posti come il Kenya allenatori europei o delle più blasonate federazioni, ma il derby di Nairobi fa eccezione.
I Leopards sono allenati dall'olandese Pieter Hendrik De Jong, una carriera da allenatore iniziata a 20 anni quando allenava le giovanili del RKC Waalwijk. Dal 17 maggio di quest'anno siede sulla panchina della squadra keniota e l'esordio, arrivato qualche giorno più tardi, lo ha visto trionfare 3-1 proprio nella stracittadina; fu un fuoco di paglia visto che al termine della stagione sia i giocatori che i tifosi ne contestavano i metodi tattici. Lui non si scompose ricordando il raggiungimento della finale della Nile Basin Cup 2014, competizione riservata alle squadre del bacino del Nilo e che fanno parte della CECAFA (Council for East and Central Africa Football Association).
Sulla panchina del Gor Mahia siede invece lo scozzese Bobby Williamson. Ex attaccante dei Rangers Glasgow, allena i K'Ogalo dal luglio 2013 dopo l'esperienza quinquennale sulla panchina dell'Uganda. E' stato nominato pochi giorni fa nuovo CT della nazionale keniota. L'esordio è stato pazzesco con la conquista del titolo che mancava da quasi 20 anni; molto apprezzato nello stato africano, avrà il compito di portare il Kenya a livelli più alti di quelli finora raggiunti.
Detto in precedenza della divisione etnica dei tifosi dei due club, questo derby attira molte persone dall'intero Kenya. Molti sono i supporters provenienti dalle altre città, a conferma che oltre ad essere una sfida cittadina, lo è anche a livello nazionale; una sorta di Superclasico per dirla alla sudamericana.
Come in ogni sfidata infuocata che si rispetti, anche le autorità di Nairobi hanno il loro bel da fare per mantenere l'ordine nella capitale keniota.
A passare spesso dal lato del torto (chiamiamolo così) sono i supporters biancoverdi, purtroppo imitati spesso dai cugini Leopards, come in occasione del match di campionato contro il Thika United di qualche mese fa, quando i tifosi Ingwe invasero il campo a 5 minuti dalla fine, contrariati dall'andamento della partita (avanti 1-0, si fecero superare 2-1). La federazione comminò alla società biancoazzura la sconfitta a tavolino ed una multa di 500.000 scellini (poco più di 4.000 euro).
Uno degli episodi più violenti finora registrati è quello del 23 marzo 2012, quando un brutto intervento di Ali Abondo, difensore del Gor Mahia, per poco non spezza la gamba del malcapitato Amon Muchiri. Rosso diretto e "rivolta" della tifoseria biancoverde. Nei due video di seguito l'intervento di Abondo ed il riassunto di un prepartita.
Questo è dunque il sunto di ciò che succede a Nairobi il giorno della partita tra Leopards e Gor Mahia, una sfida che va molto aldilà di una semplice partita di pallone e che purtroppo rispecchia, per molti aspetti, l'andamento di molte faide interne, in Kenya e non solo.
Ci piacerebbe raccontarvi di più su questa sfida, ma come detto all'inizio le poche informazioni, l'assenza di mezzi tecnologici in determinati paesi africani in anni antecedenti al nuovo millennio e lo scarso interesse dei media, fanno sì che i racconti siano ridotti al lumicino.
Matteo Maggio
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