In alcuni paesi del mondo non siamo soliti associare il nome della nazione alla squadra di calcio; vuoi per la poca popolarità, vuoi per la mancanza di infrastrutture ma soprattutto perché all'interno dei confini vi è in corso una guerra civile o una dittatura; insomma, problemi ben più gravi di un pallone da prendere a calci.
Ma non è detto che in questi paesi, il calcio non sia comunque popolare e non sia praticato dai bambini e dai ragazzi nelle strade.
Il 12 gennaio di 4 anni fa, alle ore 16:53 locali, Haiti fu devastata da un terribile terremoto di magnitudo 7.0, una catastrofe allucinante che sconvolse migliaia di famiglie facendo commuovere mezzo mondo, dando poi inizio ad un'epidemia di colera.
Il paese centroamericano è sempre stato soggetto a catastrofi naturali oppure a sanguinose dittature come quella che dal 1957 al 1986 vide protagonisti i due Duvalier, prima François detto "Baby Doc" ed in seguito alla sua morte (1971) il figlio Jean-Claude.
La nazionale haitiana non è mai stata nell'elite del calcio mondiale, ad eccezione della famosa partecipazione al mondiale tedesco del 1974.
Nessun giocatore di quella rosa era famoso, 20 dei 22 giocatori militavano nel locale campionato in squadre dal nome alquanto insolito per il mondo del pallone (Don Bosco e Violette per citarne due), le uniche eccezioni erano rappresentate da Roger Saint-Vil, 25enne attaccante ai tempi in forza all'Archibald, squadra di Trinidad & Tobago, mentre il più "famoso" era il difensore classe 1950 Wilner Nazaire che collezionò qualche presenza nella squadra francese del Valenciennes, compresa la promozione dalla serie cadetta alla Ligue1 proprio nella stagione successiva al mondiale teutonico.
Nazaire fece il suo debutto con la maglia dei Les Grenadiers il 15 aprile 1972 in occasione della vittoria 7-0 contro Porto Rico, la prima della cavalcata che portò poi la nazionale centroamericana alla rassegna mondiale.
Di quella nazionale si ricorda, quasi in maniera scontata, la presenza di Emmanuel "Manno" Sanon, 23enne attaccante che segnò lo storico gol all'Italia nella prima gara del girone, dopo 1 minuto dall'inizio del secondo tempo (realizzò anche quello nella sconfitta 4-1 contro l'Argentina). La rete della punta, ai tempi in forza al Don Bosco, gli valse i complimenti di vari addetti ai lavori, compresi quelli di Dino Zoff e la chiamata, nella stagione successiva dei belgi del Beerschot con cui rimase 6 anni mettendo a segno 43 gol in 142 partite. Decise poi di chiudere la carriera nella lega americana vestendo la maglia dei Miami Americans prima e dei San Diego Sockers poi. Morì in seguito ad un cancro il 21 febbraio 2008 ad Orlando.
Il primo tempo della partita contro l'Italia terminò 0-0; la nazionale azzurra assediò l'area haitiana che rimase inviolata per merito di Henry Françillon, uno che chiuse la porta in faccia a gente del calibro di Mazzola e Riva.
Françillon dovette poi capitolare sotto la pioggia di 14 gol totali nelle tre partite del girone. Tuttavia il buon primo tempo contro l'Italia e qualche buona parata contro Polonia ed Argentina, gli valse la chiamata dai tedeschi del Monaco 1860. Fu rispedito a casa dopo poche settimane visto che non parlava una parola di tedesco, facendo perdere la pazienza all'allenatore.
A centrocampo agiva l'unico giocatore bianco della rosa, Philippe Vorbe, uno che mentre allenava la sua squadra di sempre, il Violette, subì un'aggressione per mano di alcuni tifosi avversari che non presero bene alcune situazioni legate alla partita. Da quel momento decise di allenare le giovanili. Negli occhi e nei ricordi di Vorbe ci saranno sempre le massacranti sedute di allenamento di Antoine Tassy, l'allora CT della nazionale haitiana.
Fonti mai a pieno confermate dicono che Tassy sia stato messo lì per volere della dittatura (che finanzava l'intera spedizione), dopo che ad insegnare calcio, tattica e modo di mettersi in campo era stato proprio un italiano, Ettore Trevisan, consigliere speciale della federcalcio di Haiti, ma per Duvalier una spia visto che nel girone capitò proprio l'Italia.
Haiti perse tutte le partite di quel girone, ma come disse Vorbe qualche anno fa: "qui (ad Haiti, ndr) il pallone può davvero salvare la vita ad un sacco di ragazzi. Molti di loro hanno un'educazione poverissima, ma sanno di sicuro chi sono Totti, Beckham, Ronaldo. E, certamente, conoscono bene anche la nostra nazionale: l'unica che sia mai andata ad un Mondiale."
Questo articolo è stato realizzato prendendo anche spunto da due blog che alla faccia del calcio consiglia e che potete trovare in cima alla nostra home page:
"storie di calcio" ed "il puliciclone"
Matteo Maggio
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