Arrivato sulla panchina dei Jogoo nel 1988, sfrutta la lunga
esperienza da calciatore e allenatore nella natia Gran Bretagna per forgiare una squadra in grado di continuare
ad imporsi in patria, ma,contemporaneamente, di strabiliare l’intero continente in Champions League
tre anni dopo.
L’eccezionalità dell’evento non
ricade meramente nella
finale della stessa,
persa piuttosto malamente contro il Club Africain, ma nell’incredibile prestazione offerta
nei quarti di finale, quando, contro pronostico e con una sconfitta all’andata, la squadra del distretto di Wakiso elimina addirittura l’Al Ahly.
Prima di procedere a raccontare un’impresa leggendaria, vale la pena passare
in rassegna le risorse ed i punti di forza di quel SC Villa, al momento in un vero climax
di talento e coesione di intenti.
Nella rosa spicca di gran lunga la figura di Majid Musisi, uno dei più
forti giocatori ugandese di sempre, nonché il primo ad aver giocato e segnato in Europa (molto positive
le sue esperienze con Stade Rennes e Bursaspor).
In patria
è un attaccante che arriva comodamente a superare le trenta reti stagionali, riuscendo ad esportare il suo nome in tutto il
continente e non solo; movenze feline, tecnica di livello, fiuto del gol e fisico compatto e robusto ne
fanno un prospetto difficilmente marcabile ed, ovviamente, il punto di riferimento per tutta la squadra.
Chi pensa che lo schema di Hudson sia “palla a Musisi ed incrociamo le dita”
è in parte giustificato da una schema che vede l’attaccante di Kampala principale riferimento, al
quale però non mancano preziosi rifornimenti e tempestivi inserimenti a sostegno.
Se a prima
vista l’atteggiamento sembra
difensivo e semplicistico, molto
di più si
ricava analizzando gli altri interpreti dello stesso.
Accanto a lui troviamo l’acerbo e talvolta precipitoso Peter Nsaba,
generoso ed intelligente, in grado di giocare in funzione forte compagno, sobbarcandosi sì tanto lavoro,
ma garantendosi allo stesso tempo saltuarie gioie personali.
Partendo dal portiere Mike Musaga, talentuoso e atleticamente sbalorditivo,
il reparto offensivo è composto da elementi solidi
e da altri
che più offensivamente interpretano il
proprio ruolo, confermando in pieno la storica vocazione africana.
Variabile offensiva ed autentico asso nella manica è appunto il terzino
Geoffrey Higenyi, ancora oggi ricordato per i suoi calci di punizione forti e precisi, da lui
scagliati anche da distanze siderali.
Con Wlliam Nkemba si entra in pieno nella leggenda dell’SC Villa, grazie ai
suoi 26 ventisei anni di militanza in maglia amaranto, conditi da prestazioni eccelse e da una
leadership inattaccabile all’interno dello spogliatoio; inutile dire come sia il più fido
collaboratore di Hudson in campo, nel quale infiamma il pubblico con tackle duri e con stacchi di testa di grande
potenza. Il passato come
centrocampista gli ha altresì giovato in termini di letture tattiche,
consentendogli di ergersi a libero di assoluto spessore.
Altro mito assoluto è Paul Edwin Hasule, ex centravanti di peso diventato nel corso del tempo un esterno dalla straordinaria potenza, le cui reminiscenze come attaccante
gli permettono di figurare con continuità nel tabellino dei marcatori, nonché negli incubi degli
allenatori avversari che non sanno come contenerlo.
Capitano di lungo corso della squadra, condivide con
Nkemba la gestione della dinamiche in seno al gruppo. Il destino lo legherà invece a Musisi,
quando a causa di terribili malattie entrambi moriranno precocemente in anni diversi.
Sulla fascia sinistra la classe e la corsa di Adam Semugabi sono un
autentico punto di forza della squadra, grazie soprattutto alla sua capacità di alzare ed abbassare la sua
passione, passando dal ruolo di terzino a quello di vera e propria ala con straordinaria
naturalezza.
Anch’egli dotato di un tiro forte e da grande sensibilità sui calci
piazzati, ancora oggi divide
l’opinione pubblica ugandese per un errore dal dischetto in nazionale nel
1993, quando in una sfida decisiva per la qualificazione alla Coppa d’Africa di fece ipnotizzare da
Rufai, dopo aver insistito per battere la suddetta massima punizione.
Hudson predilige un centrocampo a quattro, sorretto dalla spalle forti e
dall’acume tattico di Sula Katov (famoso per i suoi calci d'angolo), Twaha Kivumbi, Paul Nkata e Zaidi Tebesigwa, per lui diga in fase di
non possesso e preziosa fonte di gioco una volta recuperato il pallone, grazie ad una
gestione dello stesso navigata e dalla precisione inappuntabile. Idi Batambuze rappresenta qualcosa in più di un'alternativa, diventando partita dopo
partita sempre più incisivo.
Al via della competizione la situazione si fa subito dura contro i sudanesi
del Al-Merrikh, piegati solamente ai rigori dopo che le due squadre avevano ottenuto entrambe una
vittoria per 1-0; da subito il Nakivubo War Memorial Stadium di Kampala inizia a giocare un ruolo decisivo
per le sorti dei Jogoo.
Negli ottavi i tanzaniani del Pamba Sports Club vengono sonoramente sconfitti in casa per 4-1 rendendo il ritorno a Mwanza abbordabile, dove la sconfitta per
2-1 non intacca l’esito della qualificazione e le convinzioni degli uomini di Hudson in vista del già
citato quarto di finale contro l’Al Ahly.
Dopo la sconfitta per 2-0 in Egitto tutta Kampala attende il ritorno con
trepidazione, arrivando a riempire il Navikubo War Memorial all’orlo, creando un ambiente caldo ed entusiasta per il blasone dell’avversario.
Davanti anche a numerosi personalità governative i Jogoo, trascinati da Magidi Musisi impattano il risultato dell’andata portando la sfida ai supplementari e successivamente
i rigori; nella lotteria finale Kato, Semugabi, Kivumbi e Mosisi sono chirurgici nella
trasformazione, mentre Musaga si erge a protagonista respingendo l’ultimo tentativo degli egiziani.
La gioia è grande in tutto il paese, con la squadra della capitale
diventata motivo di vanto
nazionale, arrivata per un volta nel Gotha del calcio africano.
In semifinale arriverà un ‘altra impresa contro i nigeriani dell’Iwuanyanwu Nationale FC (ora
Heartland F.C.) che trasformerà l’entusiasmo in una tarantolata quanto
pacifica pazzia, con la sconfitta in finale che poco serve a placarla: il calcio ugandese ha ridato
nuovamente segnali del proprio valore.
Giovanni Fasani
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.