IL 24 ottobre 1990 la Juventus gioca sul campo dell'Austria Vienna a distanza di 32 anni dall'ultima volta, coincidente con una delle sconfitte più pesanti e clamoroso della storia bianconera.
In quell'occasione Madama, con John Charles, Omar Sivori e Giampiero Boniperti in campo, veniva battuta con un cocente 7-0 nei sedicesimi di Coppa dei Campioni, determinato in buona misura dalla quaterna realizzata da Josef Hamerl.
Dopo più di tre decadi è la formazione allenata da Luigi Maifredi a contendere la qualificazione ai quarti di finale di Coppa delle Coppe alla formazione austriaca, in quella che nella mente di tanti tifosi è una agognata rivincita.
Non è dato sapersi come il tecnico bresciano abbia preparato la partita, ma nel corso della stessa è la furia agonistica di Pierluigi Casiraghi a balzare all'onore delle cronache.
Nei primi minuti di gioco il centravanti brianzolo si infortuna alla spalla, rendendo necessario l'intervento sul campo dei sanitari bianconeri, i quali sembrano in prima istanza avallare la sua sostituzione.
Casiraghi stringe i denti e dopo aver indossato una fasciatura per proteggere l'arto rientra in campo se possibile ancora con più vigore e cattiveria agonistica; devono essere infatti questi gli stimoli che lo portano a trovare due reti nell'arco di un quarto d'ora con due conclusioni di destro di prima intenzione che non lasciano scampo a Franz Wohlfahrt.
Il primo gol è ottenuto con un conclusione in corsa dal vertice destro dell'area che termina nell'angolo basso opposto, favorito da una palla filtrante sul quale l'attaccane ventunenne si avventa con prontezza.
La seconda rete è ancora più spettacolare, con il centravanti bianconero che lascia sfilare il pallone prima di lasciar partite un tiro dall'alto verso il basso che va finire nell'angolo alla sinistra di Wohlfahrt.
Con queste due prodezze la Juventus rientra negli spogliatoi, togliendosi di dosso ogni paura e potendo affrontare la ripresa con spavalderia; gli uomini di Maifredi, infatti, troveranno la rete in altre due occasioni, prima con un guizzo di Roberto Baggio e successivamente con un calcio di rigore di Totò Schillaci, concordato per un fallo sullo stesso numero 10 di Caldogno.
Quest'ultimo nella gara di ritorno metterà a segno una tripletta, la quale, unita al gol di Angelo Alessio vale per un altra vittoria per 4-0 ed al fantasista il premio Bravo assegnato dal Guerin Sportivo.
La corsa della Juve si fermerà in semifinale, per mano del Barcellona allenato da Johan Cruijff, complice una sfortunata partita di ritorno vinta per 1-0, ma non sufficiente a ribaltare la sconfitta per 3-1 subita in Spagna (gol iniziale bianconero proprio di Casiraghi).
L'attaccante monzese proprio nella gara contro i Blaugrana sarà costretto ad abbandonare la sfida a causa del riacutizzarsi del problema alla spalla, che lo tartasserà nel proseguimento della carriera.
Per la Juve resta la parziale soddisfazione di aver vendicato il 7-1 del 1958, nel contesto di una stagione davvero avara di soddisfazioni (mancato qualificazione in Europa).
Per chi scrive la sfida del Prater vale come prova del grande talento e della grande efficacia di Pierluigi Casiraghi, centravanti di sfondamento in grado di raccogliere meno di quanto avrebbe meritato.
Giovanni Fasani
Casiraghi stringe i denti e dopo aver indossato una fasciatura per proteggere l'arto rientra in campo se possibile ancora con più vigore e cattiveria agonistica; devono essere infatti questi gli stimoli che lo portano a trovare due reti nell'arco di un quarto d'ora con due conclusioni di destro di prima intenzione che non lasciano scampo a Franz Wohlfahrt.
Il primo gol è ottenuto con un conclusione in corsa dal vertice destro dell'area che termina nell'angolo basso opposto, favorito da una palla filtrante sul quale l'attaccane ventunenne si avventa con prontezza.
La seconda rete è ancora più spettacolare, con il centravanti bianconero che lascia sfilare il pallone prima di lasciar partite un tiro dall'alto verso il basso che va finire nell'angolo alla sinistra di Wohlfahrt.
Con queste due prodezze la Juventus rientra negli spogliatoi, togliendosi di dosso ogni paura e potendo affrontare la ripresa con spavalderia; gli uomini di Maifredi, infatti, troveranno la rete in altre due occasioni, prima con un guizzo di Roberto Baggio e successivamente con un calcio di rigore di Totò Schillaci, concordato per un fallo sullo stesso numero 10 di Caldogno.
Quest'ultimo nella gara di ritorno metterà a segno una tripletta, la quale, unita al gol di Angelo Alessio vale per un altra vittoria per 4-0 ed al fantasista il premio Bravo assegnato dal Guerin Sportivo.
La corsa della Juve si fermerà in semifinale, per mano del Barcellona allenato da Johan Cruijff, complice una sfortunata partita di ritorno vinta per 1-0, ma non sufficiente a ribaltare la sconfitta per 3-1 subita in Spagna (gol iniziale bianconero proprio di Casiraghi).
L'attaccante monzese proprio nella gara contro i Blaugrana sarà costretto ad abbandonare la sfida a causa del riacutizzarsi del problema alla spalla, che lo tartasserà nel proseguimento della carriera.
Per la Juve resta la parziale soddisfazione di aver vendicato il 7-1 del 1958, nel contesto di una stagione davvero avara di soddisfazioni (mancato qualificazione in Europa).
Per chi scrive la sfida del Prater vale come prova del grande talento e della grande efficacia di Pierluigi Casiraghi, centravanti di sfondamento in grado di raccogliere meno di quanto avrebbe meritato.
Giovanni Fasani
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