sabato 27 aprile 2019

LO ZICO DEL GHANA

Il biennio 1982/1983 rappresenta per il calcio ghanese un lasso di tempo colmo di soddisfazioni e vittorie, come dimostrano i successi della nazionale in Coppa d'Africa e la vittoria  dell'Asante Kotoko nell'African Cup of Champions Clubs .
Protagonista assoluto del periodo è indiscutibilmente Samuel Opoku Nti, attaccante decisivo per i suddetti successi, talmente bravo da essere chiamato Zico.


Prendere come riferimento il Galinho è sempre ardito ed irrispettoso, ma va detto che dalle parti di Kumasi, poche volte si sono imbattuti in un talento come il suo; doti fisiche, tecnica ed efficacia nel tiro ne fanno un profilo ideale per le squadre giovanile dell'Asante Kotoko, squadra principale della sua città natale.
In comune con l'asso brasiliano ha la collocazione in campo, definibile come trequartista con libertà di azione, con una spiccata  preferenza negli inserimenti alle spalle delle punte.
Dopo l'esordio avvenuto a soli 19 anni nel 1980, il suo nome diventa un tormentone per ogni tifoso dei Porcupines, speranzosi di potersi imporre nuovamente nell''African Cup of Champions Clubs dopo il primo successo del 1970.
L'edizione del 1982 vede Nti e compagni spingersi fino alla finale, salvo arrendersi nella doppia sfida agli egiziani dell'Al Ahly SC, trascinati dal grande  Mahmoud El Khatib, meglio conosciuto come Bibo dal pubblico della capitale fedele ai Diavoli Rossi.
Pochi mesi prima in Libia, gli uomini di Charles Gyamfi si erano laureati campioni d'Africa sconfiggendo dopo una serie di 16 calci di rigore i padroni di casa, ottenendo il quarto successo nella competizione.


Non è esagerato affermare come il successo sia strettamente connesso con l'Asante Kotoko, dal momento che oltre a Nti fanno parte della squadra il portiere Joseph Carr, Haruna Yusif, Seth Ampadu, Opoku Afriyie, Kwasi Appiah, Albet Asase, Kofi Badu e John Bannerman.
Nti si mette subito in mostra nella prima sfida del girone sempre contro la Libia, quando un suo gol all'89° minuto vale il pareggio per 2-2, decisivo per il passaggio del turno ai danni del Camerun, alla spalle dei padroni di casa solo a causa della differenza reti.
Il ventunenne attaccante si ripete nella spettacolare semifinale contro l'Algeria, mettendo a segno, proprio allo scadere, ancora un volta il gol del 2-2 che porta la sfida ai supplementari; in questa fase sarà un gol di George Alhassan, detto Jair ad aprire le porte della finale.
Nel vincente atto conclusivo Nti non scende in campo, ma la parziale delusione viene anche colmata dall'inserimento del suo nome nel Top 11 della manifestazione, schierato idealmente come trequartista in un reparto completato dai compagni Alhassan, Quarshie e dal libico Fawzi Al-Issawi.
Alla luce di tale riconoscimento, l'anno successivo è ancora più carico per imporsi a livello continentale anche con il suo club, dimostrandosi ispiratissimo sin dai primi incontri dell'African Cup of Champions Clubs.
Dopo una durissima semifinale contro i senegalesi dell'ASC Diarraff, l'atto finale vede ancora impegnato l'l'Asante Kotoko all'Al Ahly SC, con la gara di andata da giocarsi in Egitto.
L'esperienza acquisita serve ai ghanesi per limitare i danni nell'inferno del Cairo, con il risultato che lascia tutto in bilico per l'incontro da giocare a Kumasi, dove è proprio Nti a segnare l'unica rete che vale il successo.


L'azione che porta al gol è quanto di più spettacolare si possa immaginare, con una ripartenza che farebbe la gioia di chi apprezza il calco posizionale abbinata al talento individuale: l'interdizione di Ernest Apau e di Yahya Kassum consente il recupero del pallone che finisce presto sui piedi dell'imprendibile ala John Smith Bannerman, il quale, dopo aver saltato il diretto opponente, serve l'accorrente Nti abile a girare di prima intenzione in porta.
Per i tifosi dei Porcospini è indimenticabile anche la tripletta che rifila agli atavici rivali dell'Hearts of Oak in una sfida di campionato, tale da rendere il suo nome indelebile nella memoria anche dei più campanilistici.
In tutto il continente la fama di Zico è alle stelle ed il secondo posto nel Pallone d'Oro africano per soli 9 voti alle spalle di Mahmoud El Khatib gli conferisce anche visibilità internazionale.
La prima metà degli anni'80 vede molte squadre europee "aprirsi" al contesto africano, con il tesseramento di giocatori di quel contesto non più visto come una bizzarra eccezione: le prestazioni di Nti attirano quindi le attenzione del Servette, che lo tessera nel 1984.



Fondamentale in tal senso è l'opera del presidente Carlo Lavizzari, uno dei primi a rendere merito alla scuola calcistica africana ed a cogliere gli indubbi vantaggi da essa derivanti per il calcio europeo.
La Svizzera diventerà da quel momenti la sua nuova terra, avendo la possibilità di giocare nel corso del tempo anche con Aarau, e Baden, mettendo però saltuariamente in mostra tutto il suo bagaglio tecnico, nonostante nei tre anni all'Aarau verrà apertamente stimato dal tecnico Ottmar Hitzfeld.
Nti è una sorta di diamante grezzo, capace però di implementare il suo modo di stare in campo per andare incontro ai dettami europei, finendo per essere uno degli apripista per le generazioni africane successiva.
I ponti con la patria non vengono ovviamente rotti, con Nti che gioca stabilmente in nazionale prendendo parte alla Coppa d'Africa 1984, chiusa con una deludente eliminazione al primo turno e nella quale segna l'unico gol ed, a fine carriera, a quella del 1992, senza scendere in campo in quanto chiuso dagli astri Abedi Pelè e Nii  Lamptey.
Il tempo passa anche per Zico, ma le sue prodezze resteranno per sempre nella storia del calcio ghanese, ambito nel quale tecnica e fantasia sono un caposaldo irrinunciabile.






Giovanni Fasani


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