mercoledì 6 giugno 2018

PER SEMPRE ROSSONERO

Fingendo di giocare alle parole crociate, cosa si potrebbe rispondere alla domanda "prolifico attaccante macedone protagonista in patria con la maglia del Vardar?"
La quasi totalità dei potenziali enigmisti risponderebbe sicuramente "Darko Pančev", essendo il Cobra un'autentica leggenda dalle parti di Skopje, per quanto fatto successivamente anche, ma forse soprattutto, con  la maglia della Stella  Rossa.
In pochi, crediamo, risponderebbero Andon Dončevski, andando in tal senso indietro nel tempo agli anni'50-60, quando il centravanti nativo di Kavadarci era un incubo per tutte le difese della Prva Liga.
Nel versante rossonero della capitale macedone il suo nome è nel cuore di ogni tifoso, per quanto fatto sia da giocatore che, successivamente, da allenatore del Vardar.
 

 
I tifosi più attempati dei Црвено-Црни (Rossoneri) non possono non avere memoria dei 217 gol da lui segnati dal 1957 al 1965, considerando i campionati di prima e seconda divisione disputati.

Siamo negli anni della Prva Liga jugoslava e l'egemonia tecnica ed economica risiede a Belgrado, Spalato e Zagabria, relegando le compagine di altre regioni, compresa la Macedonia, al ruolo di semplici comprimarie.
Le poche soddisfazioni arrivano dalle immediate promozioni dalla Druga Liga a seguito delle cicliche retrocessioni che hanno interessato la squadra di Skopje, nonché da qualche prestigioso Gian Killing e dai successi nei derby con i "cugini" del Rabotnicki.
L'abitudine a veder vincere gli altri viene interrotta nel 1961, quando il Vardar si impone nella coppa nazionale, l'ambita Kup Maršala Tita dedicata proprio al Marescialo Tito, presidente e collante della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Il fiero pubblico rossonero ha ancora negli occhi la vittoria nella finale contro il Varteks Varaždin per 2-1, dopo una cavalcata che ha visto il Vardar eliminare blasonate rivali come Radnički, RNK Spalato e soprattutto il Partizan Belgrado.




Paradossalmente Dončevski non va a segno nell'atto finale, lasciando la scena ai marcatori di giornata Vladimir Nikolovski e Mirko Ilijevski, ma risulta essere il vero trascinatore della squadra, nonché l'elemento maggiormente temuto dagli avversari.


 
Anche grazie alla risonanza di tale successo riesce ad entrare nel giro della nazionale, venendo convocato più volte, senza però avere la possibilità di esordire con la maglia dei Plavi.
Questo causato principalmente dall'agguerrita concorrenza nel ruolo rappresentata da giocatori quali Josip Skoblar,Milan Galić, Dražan Jerković, Bora Kostić, Željko Matuš Muhamed Mujić e Vladica Kovačević, in pratica alcuni tra i migliori attaccanti continentali del momento.
A questi si può aggiungere un giovanissimo Dragan Džajić, uno dei talenti più fulgidi mai prodotti dal calcio jugoslavo, destinato a fare grande la nazionale e la Stella Rossa.
Dončevski, nonostante le offerte utili potenzialmente ad incrementarne valore e visbilità decide di restare per tutta la carriera a Skopje, stringendo con il Vardar un indissolubile legame di affetto.
L'unico "tradimento" alla maglia rossonera è rappresentato da un tour giocato con la Stella Rossa in Sud America, non scaturito comunque in una successiva offerta di ingaggio.
La maglia della nazionale la veste esclusivamente nel 1964 per un 'amichevole contro la Polonia, ma si tratta della sua unica presenza con la rappresentativa B.
Essendo una persona di grandissima intelligenza acquisisce il titolo di professore di educazione fisica e di dentista, portando avanti con passione e volontà gli studi, restando fortemente legato al mondo del calcio ed allo sport in generale.
Nel 1981, a 16 anni dall'abbandono dell'attività agonistica, decide di intraprendere la carriera di allenatore, decidendo di condurre per una stagione i ciprioti dell'Anorthosis Famagosta.
Come già specificato il legame con il Vardar è fortissimo e passa solo un anno affinché gli venga offerta la panchina della squadra del cuore.
Il suo arrivo coincide con la presenza tra i rossoneri di una generazione di eccelsi talenti talmente forti da portare la squadra ad un'imprevedibile quanto aleatorio titolo nazionale nella stagione 1986/1987
Aleatorio in quanto gli viene inizialmente attribuito dopo la penalizzazione inflitta a vari club della Prva Liga per conclamati casi di corruzione e frode
A farla da padrone diventa la giustizia sportiva, la quale, con la stagione 1987/1988, decide di ammettere il ricorso del Partizan, restituendogli di fatto il titolo.
Una mai accettata quando triste pagina che non deve gettare l'ombra su quanto fatto dalla compagine macedone, nella quale spicca Darko Pančev, una sorta di passaggio di consegne con l'allenatore mentore Dončevski.


Accanto lui crescono esponenzialmente talenti come Vujadin Stanojković, Ljupco Markovski Dragan Kanatlarovski, Ilija Najdoski, Čedomir Janevski, e Boban Babunski destinati ad un'ottima carriera anche a livello internazionale.
Dopo aver contribuito in maniera significativa alla formazione di cotante risorse puramente macedoni, nel 1991 Dončevski vive un significativa esperienza in Tunisia con l'Esperance di Tunisi, prima di accettare la panchina della Macedonia, dove ritrova buona parte dei suoi "ragazzi".
L'avventura finisce nel 1995, quando per la prima volta in carriera lascia il Vardar allenando per una stagione il Tikvesh, squadra della natia Kavadarci , a riprova che per lui il cuore va molte volte oltre le scelte dettate dalla mera opportunità.
Non pago delle esperienze avute, nel 1998 va ad allenare il Preston Lions, squadra australiana con la quale completa una breve quanto culturalmente avvincente parantesi prima di ritirarsi.
Resterà per sempre un fiero e brillante testimonial del calcio macedone, con un romantico occhio di riguardo per il "suo"Vardar, del quale si fregia ancora oggi di essere il miglior realizzatore di tutti i tempi.


 



Giovanni Fasani

 


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.