mercoledì 13 giugno 2018

COME GIOCAVA JOAO PAULO.....

Nella seconda metà degli anni'80 il Guarani ottiene per due volte consecutive l'approdo alla finale del Brasilerao, salvo venire sconfitto in entrambe le occasioni rispettivamente da San Paolo e Sport Recife.
Il Bugre, non così avvezzo al massimo palcoscenico brasiliano, deve tali mai più raggiunti traguardi in buona parte all'affiatamento della sua brillante coppia offensiva.
In un periodo nel quale l'Italia fa incetta di talenti verdeoro, non c'è da sorprendersi nel constatare come entrambi arriveranno proprio alla fine del decennio nella nostra serie A.
Se da un lato la punta centrale Evair dimostrerà doti tecniche e fiuto del gol con la maglia dell'Atalanta, dall'altro la minuta seconda punta con il numero undici diverrà un autentico beniamino del pubblico di Bari.
L'attaccante in questione è Sérgio Luís Donizetti , per tutti João Paulo, talento puro dotato di un sinistro magico e di doti tecniche di altissimo livello.



Nella natia Campinas ci mettono poco a rendersi conto di aver di fronte un giocatore formidabile, talmente spontaneo nell'effettuare qualsiasi sontuosa giocata da far gridare al "fenomeno".
L'esordio a 19 anni nel Guarani è un'ulteriore prova di come la società biancoverde abbia per le mani un "gioiello" assoluto, sfrontato in relazione ai propri mezzi, così come poco avvezzo a compiti tattici o a limitarsi al presidio di una sola zona di campo.
Pur essendo formalmente una seconda punta, João Paulo svaria per tutto il fronte offensivo, abbassando la sua posizione per cercare il pallone, spostandosi da destra a sinistra con continuità e cercando la giocata in modo naturale senza però ossessione della stessa.
La facilità di calcio con il piede sinistro appare da subito il suo marchio di fabbrica e le traiettorie che riesce ad imprimere al pallone ne fanno uno specialista dei calci da fermo.
La nostrana conclusione a "foglia morta" rientra nel suo personale repertorio, così come arcuate conclusioni scagliate anche da posizioni molto decentrate.
Definirlo una "croce e delizia" per un allenatore è quasi un eufemismo, ma la consapevolezza del proprio talento e l'efficacia crescente della sua incisività fanno sì che anche la nazionale si accorga di lui nel 1987.

Il fatto di puntare quasi tutto su tecnica e rapidità, pagando dazio in termini di fisicità, non gli consente di trovare la rete con grande continuità, ma lo rende perfetto nel contesto tecnico della Seleçao, dove la concorrenza certo non manca.
Le buone indicazioni fornite gli valgono la chiamata per le Olimpiadi di Seul del 1988, quando con una nazionale di ottimo livello vince la medaglia d'argento, venendo sconfitto in finale dalla fortissima Unione Sovietica.
Nel torneo che lancia definitivamente la figura di O'Baixinho Romario, in molti notano un piccoletto con il numero 18 il più della volte inserito a partita in corso, ma in grado di dare una svolta alle stessa. João Paulo non trova il gol su azione, ma si prende la responsabilità nella semifinale contro la Germania Ovest di calciare e segnare il primo rigore della lotteria finale.
Nell'estate dell'anno successivo sono ormai maturi i tempi per un suo trasferimento in Europa, avendo raggiunto a venticinque anni una buona maturazione calcistica con ulteriori possibilità di migliorare in un nuovo contesto.
Alla fine degli anni'80 il massimo per un calciatore è l'approdo nella seria A italiana, ritenuto il torneo più difficile, formante e ricco a livello internazionale.
Per il giocatore brasiliano si formalizza il trasferimento al Bari, squadra neopromossa che completa il novero della stranieri con il connazionale Gerson e con il difensore argentino Nestor Lorenzo.



L'approccio di João Paulo è ottimo e lo Stadio della Vittoria del capoluogo pugliese apprezza momenti di grande calcio, grazie principalmente alla grande intesa tra lui e Pietro Maiellaro, trequartista dai grandi mezzi tecnici.
Alcune giocate del numero 11 brasiliano colpiscono positivamente anche la critica e bastano poche partite per certificare come la dirigenza barese abbia davvero fatto un ottimo colpo di mercato.


Sempre con i calzettoni abbassati e rapidissimo con il pallone incollato al piede sinistro, il calciatore paulista viene da subito idolatrato dal proprio pubblico e visto dagli avversari come un pericolo costante.
Il decimo posto finale premia i ragazzi di Salvemini per l'ottima stagione disputata,  con i suddetti giocatori migliori marcatori con 6 gol a testa, quali trascinatori di un reparto offensivo completato dall'ottimo Paolo Monelli.
A suggello di un'annata molto positiva arriva la storica affermazione nella Mitropa Cup, aperta da una vittoria per 3-0 contro il Pécs (con un gol di João Paulo), bissata due giorni dopo contro il Radnički Niš con lo stesso punteggio.
L'ultima partita mette di fronte il Bari ed il Genoa e viene decisa da un guizzo di Carlo Perrone che manda in visibilio il pubblico biancorosso.


La gioia per la positiva annata viene mitigata dall'esclusione dai convocati per il Mondiale, quando il CT Sebastião Lazaroni gli preferisce non solo campioni come Careca, Bebeto e Romario, ma anche elementi quali Bismark,Müller, Tita ed un redivivo Renato Portaluppi.
Il fallimento della spedizione, eliminata agli ottavi di finale, apre ampie polemiche in patria e convince João Paulo a dimostrare sul campo come la sua esclusione sia stata un mero errore di valutazione
La stagione 1990/1991 si rivela paradossalmente più difficoltosa del previsto, con la squadra di Salvemini che si trova invischiata nella lotta per non retrocedere fino al termine della stessa-
Tra alti e basi la squadra pugliese trova in João Paulo il trascinatore in grado di portarla fuori dai bassifondi della classifica, grazie principalmente alle 12 reti messe a segno; in particolare una sua strepitosa doppietta al Milan alla penultima giornata vale il successo per 2-1 e la tanto agognata salvezza matematica.

Per la seguente Copa America prevista in Cile il nuovo commissario tecnico Paulo Roberto Falcão non può fare a meno dell'asso del Bari, che viene visto come uno dei punti di forza della Seleçao, orfana a dire il vero di molti dei suoi più acclamati campioni.
Il Brasile accede al girone finale dopo un primo turno molto tirato, che la vede perdere contro la Colombia, ma vincere contro Ecuador e Bolivia e pareggiare 1-1 contro l'Uruguay, diretta avversaria per la qualificazione.
La rete dell'illusorio vantaggio contro la Celeste è proprio di João Paulo, realizzata con una sua tipica giocata: accelerazione da fermo per evitare il difensore e sinistro chirurgico a beffare il portiere in uscita.

Il girone finale mette a confronto i verdeoro alla Colombia, al Cile ed all'Argentina, con quest'ultima che prevale per un punto proprio sulla squadra di Falcão, battuta 3-2 in un tesissima e spettacolare sfida diretta.
In svantaggio per 3-1 la selezione brasiliana accorcia le distanze proprio con un gol di João Paulo, abile a ribadire in rete una corte respinta della difesa Albiceleste.

Il mancato successo non scalfisce la qualità delle prestazioni dell'ex giocatore del Guarani, che riparte con innato entusiasmo per la sue terza stagione con il Bari, quale simbolo di un ambizioso progetto.
La dirigenza, pur cedendo l'altro idolo Pietro Maiellaro, investe sul mercato portando in biancorosso l'asso inglese David Platt, dopo che erano stati sondati anche altri giocatori del calibro di Lajos Detari e Gheorghe Hagi.
In più l'attacco viene sulla carta rinnovato con l'acquisto dell'attaccante australiano Frank Farina, cannoniere implacabile in Belgio, ma molto deludente una volta sbarcato in Italia.
Le difficoltà del reparto offensivo vengono amplificate anche dal gravissimo infortunio che proprio João Paulo subisce alla terza giornata contro la Sampdoria, dopo un duro fallo subito a seguito di una sua inarrestabile serpentina.

La diagnosi parla di rottura di tibia e perone, con conseguente operazione che apre le porte per un calvario lungo 18 mesi, al termine del quale il giocatore brasiliano torna a rivestire la maglia biancorossa in serie B.
Purtroppo, infatti, la stagione termina con la retrocessione nella serie cadetta del Bari, nonostante gli sforzi della società, culminati anche con il tesseramento di un giovanissimo Zvonimir Boban.
A terminare però a grandi livelli è però la carriera di João Paulo che dal quel momento non sarà più lui in campo, privato dall'infortunio di quella velocità in corsa e quella rapidità di dribbling che ne avevano fatto un incubo per le difese italiane.
La scelta del giocatore è quella di abbandonare Bari per fare ritorno in patria, dove gioca con più squadre, vincendo anche il titolo nazionale con il Corinthians, ma non recuperano più quello spunto che lo aveva positivamente contraddistinto.
Il suo amore per il calcio lo spinge a giocare addirittura fino al 2004 nelle categorie inferiori brasiliane ed in Giappone, con anche un nostalgico ritorno al Guarani nel 2002.
Il sinistro incanta ancora ed anche in condizioni fisiche approssimative e ad età calcistica avanzata fa ancora la differenza non appena riesce a calciare verso la porta.
A Bari in molti hanno ancora negli occhi e nel cuore le sue grandi giocate, rigorosamente regalate con i calzettoni abbassati.


Ai nostri giorni guardiamo con nostalgia ai tempi nei quali la seria A attirava eccelsi giocatori, anche per militare in squadre di medio livello.
João Paulo per tecnica e qualità del piede mancino è stato un giocatore di grande livello, magari sottovalutato nell'ambito della nazionale brasiliana e sicuramente limitato definitivamente da un brutto infortunio.

"Sai chi e quel giocatore che assomiglia al magico pelè paolo joao paolo joao paolo joao paolo"



Giovanni Fasani




Fonti: (cristianocarriero.me)


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