domenica 24 giugno 2018

L'ALLENATORE ARBITRO

Durante la prima edizione del Mondiale disorganizzazione e situazioni grottesche la fanno da padrone, in un torneo dove i tempi tirati e l'omerica traversata delle squadre europee per raggiungere Montevideo hanno intralciato non poco i piani di Jules Rimet.
Il calcio è a poco uscito da una fase pioneristica, cosicché ci sono ancora dubbi sull'interpretazione del regolamento e sugli strumenti utilizzati per veder rispettato lo stesso, con l'inevitabile conseguenza che l'improvvisazione ed un bonario dilettantismo trovino uso durante le partite.
Difficile parlare di "classe arbitrale" nel periodo, laddove accanto al mitico direttore di gara John Langenus operano anche una serie di più o meno credibili colleghi, alcuni dei quali qualificati anche come allenatori.
Uno di questi è Ulises Saucedo, arbitro boliviano designato per la partita tra Argentina e Messico, ma al tempo stesso anche commissario tecnico della Bolivia, anch'essa presente al via del Mondiale.
 
Con quest'ultima compagine si presenta al via senza che la stessa possa vantare una copiosa storia calcistica, essendo il calcio poco sviluppato ed in voga nel paese andino.
In molti leggono nella scelta di fungere quale "vittima sacrificale" al torneo motivazioni politiche, con particolare riferimento all'aspra contesa in essere con il Paraguay per la regione del Chaco, particolarmente ricca di petrolio.
La Bolivia, già pronta all'inevitabile guerra con nuovi armamenti, cerca consenso nei paesi confinanti, sfruttando la popolarità del Fútbol in terra Sudamericana e la risonanza che il neonato Mondiale può creare.
Con questo fine è da leggere la particolare scelta di porre una lettera su ciascuna maglia dei calciatori, arrivando a formare la scritta "Viva Uruguay"; l'intento di guadagnarsi la simpatia e, perché no, l'appoggio nella disputa con il Paraguay è oltremodo palese.




Sul campo La Verde, come sarà soprannominata in seguito,  rispecchia il negativo pronostico subendo due sconfitte per 4-0 contro Jugoslavia e Brasile, finendo dopo solo sei giorni la propria prima esperienza in una fase finale di un campionato del mondo.
Il giorno prima della sfida contro il Brasile il suo commissario tecnico è invece impegnato quale arbitro della citata sfida tra Argentina e Messico, sempre giocata all'Estadio Centenario di Montevideo.
Non si può certo dire che il fischietto boliviano abbia paura di prendere decisioni pesanti, dal momento che arriva a fischiare ben cinque calci di rigore, finendo agli annali per aver decretato il primo storico penalty della storia del Mondiale.
Le cronache dell'epoca parlano di decisioni quantomeno contestabili, per lo meno in tre dei rigori assegnati, ma, soprattutto, segnalano come solo uno dei cinque totali sia stato realizzato.
La ragione? Il dischetto del rigore risulta poco visibile dal campo e l'arbitro boliviano non trova altra maniera che contare con i passi la distanza degli undici metri; non si sa se la falcata di Saucedo sia troppo ampia o se lo stesso perda il conto durante la misurazione, fatto sta che le relative massime punizione vengono calciate a quindici metri dalla porta!
Sembra palese come un tale manchevole comportamento possa comportare una sua sospensione per il torneo in questione, essendo davvero impensabile vederlo dirigere le semifinali o addirittura la finalissima.
Il trafelato Jules Rimet ha però ben altri problemi, dal momento che la finale tra Uruguay e Argentina si preannuncia molto più che una partita di calcio, tra minacce di morte, intimidazioni di vario genere ed un astio generale che trova le proprie radici nell'atavica rivalità tra le due sponde del Rio de la Plata.
Dopo aver convinto Langenus ad arbitrare il match, dopo varie insistenze e la sottoscrizione di una polizza vita, non c'è tempo per una completa e meritocratica scelta dei collaboratori di linea.
Saucedo si trova ancora a Montevideo ed è quindi inevitabile la scelta di inserirlo nella terna, nonostante la sua direzione nella partita tra Argentina e Messico sia stata a dir poco rivedibile.


La sua prestazione non influisce sull'esito della contesa, vinta dall'Uruguay per 4-2, essendo Langenus a prendersi la responsabilità di convalidare la seconda rete argentina di Guillermo "El Filtrador" Stábile in palese fuorigioco.
Al termine della partita il pubblico uruguagio festeggia la storica vittoria, mentre Saucedo può fare ritorno nella natia Boliva, continuando a disimpegnarsi nel doppio ruolo di allenatore e di arbitro.
La sua non è certo una figura rilevante per lo sviluppo del calcio boliviano, ne tantomeno un punto di riferimento per l'evoluzione del ruolo del direttore di gara; tuttavia rappresenta un chiaro e pittoresco esempio di come il calcio all'inizio degli anni'30 cercava di darsi una direzione univoca e di ottenere universale credibilità.
Ai nostri giorni la figura di un allenatore/arbitro va sorridere, quasi degna di un film demenziale più che consona al contesto di un campionato del mondo.
Meno divertente è la constatazione che anche ai tempi la politica fosse connessa al calcio, laddove la presenza della Bolivia al suddetto Mondiale trovi spiegazione solamente andando nei meandri della complesse relazioni politiche tra nazioni.
Restando ancorati il più possibile all'ambiente calcistico, non si può non ricordarsi della figura di Ulises Saucedo, davvero sui generis e senza dubbio pittoresca.






Giovanni Fasani


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