sabato 6 gennaio 2018

L'INTER DEI RECORD

Tra le tante imprese compiute dal grande Giovanni Trapattoni come allenatore vi è sicuramente lo scudetto della stagione 1988/1989, ottenuto battendo il record di punti relativamente ai campionati a 18 squadre.
I 58 punti conquistati sui 68 disponibili la dicono lunga su una stagione letteralmente dominata, dove l'acume tattico del tecnico di Cusano Milanino ben si sposa con un gruppo di giocatori di eccelso valore e perfettamente coeso sotto tutti i punti di vista.
Tacciato molte volte a torto come un mero difensivista, il Trap mette in campo una squadra tatticamente ineccepibile dove l'estro ed il talento individuale si amalgamano al meglio con il quadro tattico da lui disegnato.
Ne esce una squadra quasi impenetrabile dal punto di vista difensivo (solo 19 reti subite) e dal potenziale offensivo dirompente, laddove le 67 reti messe a segno spiegano solo in modo parziale le variabili realizzative della squadra.
Il credo calcistico di Trapattoni viene perfettamente sposato dal gruppo, il quale mai come nell'annata in questione esprime al 100% un valore tecnico/agonistico di altissimo livello.
 



Per quanto riguarda l'estremo difensore siamo già nel campo dell'assoluta eccellenza, essendo Walter Zenga uno dei migliori portieri del periodo, se non addirittura il migliore.
 



Agile e spettacolare tra i pali, il numero uno nerazzurro rende perfettamente onore al suo soprannome di Uomo Ragno, grazie ad interventi portentosi al limite del miracoloso.
Più volte i tifosi avversari vedono strozzarsi in gola l'esultanza a causa di un suo balzo felino o di strepitose respinte quando ormai il gol sembrava fatto.
Anche grazie alle grandi doti di leader, Zenga è uno dei fuoriclasse della squadra ed in assoluto uno dei migliori portieri della storia del calcio.
Il sistema difensivo verte sulla presenza di due marcatori fissi, deputati alla marcatura a uomo delle punte avversarie, ma con la facoltà di scambiarsi in fase di controllo l'avversario di riferimento.
Dei due Giuseppe Bergomi si posiziona sulla destra, coprendo tatticamente il ruolo di terzino destro soprattutto in fase di possesso palla. L'arcigno e potente Riccardo Ferri presidia invece la zona centrale della difesa, rendendosi meno propositivo del compagno in fase di costruzione.
 

Entrambi sono punti di forza della nazionale ed in campo mostrano un'intesa perfetta che permette loro di alternarsi nella marcatura specifica degli attaccanti avversari.
Bergomi, per tutti lo Zio, dimostra anche buona predisposizione al gol, sfruttando fisico e tempismo nei calci piazzati e buona falcata con capacità di inserimento sull'out destro.
A coprire le spalle alla coppia di marcatori troviamo Andrea Mandorlini, impostato come libero da un'intuizione di Trapattoni, che proprio all'inizio della stagione lo propone in tale ruolo dopo l'addio di Daniel Passarella.
Il recente passato da centrocampista permette all'ex giocatore dell'Ascoli buone doti di costruzione di gioco, così come una certa disinvoltura negli sganciamenti offensivi.
Sin dalle prime uscite Mandorlini dimostra di essere a suo agio nella nuova mansione, interpretata con efficacia ed apprezzabile classe.
Sulla corsia di sinistra si disimpegna il tedesco Andreas Brehme, formalmente il fluidificante di sinistra della squadra, ma in pratica un regista aggiunto.


Praticamente ambidestro è in possesso di una tecnica di base notevole abbinata a grande corsa e perizia tattica. I compagni si affidano a lui in fase di impostazione della manovra, spesso da lui conclusa in un secondo momento da calibrati cross per gli attaccanti.
La possibilità di far partire l'azione sulla fascia sinistra sorprende di fatto gli avversari e rappresenta un preziosa alternativa, soprattutto quando la corsia centrale è congestionata.
Come descritto in un nostro precedente articolo, Brehme è temibilissimo in fase di conclusione, anche sui calci piazzati, da lui tirati indistintamente con entrambi i piedi.
Trapattoni è una dei padri della cosiddetta zona mista, che trova nell'organizzazione difensiva nerazzurra una delle migliori applicazioni storiche.
Vertice basso del centrocampo è Gianfranco Matteoli, giocatore sardo abilissimo in fase di palleggio ed in possesso di notevole dinamismo.
Anche in questo caso è decisiva un'intuizione del Trap che ne arretra il raggio di azione, impostandolo come una sorta di playmaker, quale uno dei riferimenti per la costruzione della manovra.
Pur arretrando la posizione, Matteoli non lesina giocate offensive, finalizzate talvolta con conclusioni potenzi e precise.
In fase di calciomercato la società milanese ha l'intuizione di prendere dalla Fiorentina
Nicola Berti, centrocampista dalla corsa infinita e dallo spirito indomito, che rappresenta uno dei massimi protagonisti della stagione nerazzurra.




Sotto la sapiente guida di Trapattoni il giocatore ventunenne completa velocemente il suo processo di maturazione, lasciando perdere fronzoli e corse a vuoto per imporsi per concretezza.
Nel corso del campionato segna 8 reti, bottino non indifferente per quello che sulla carta è un mediano, ma in realtà giostra su tutta la trequarti, grazie ad una condizione fisica eccezionale.

I suoi ficcanti inserimenti in aerea e la grande efficacia nel gioco aereo sono armi offensive determinanti nella vincente annata interista.
Sulla fascia destra il moto perpetuo di Alessandro Bianchi rappresenta un valore aggiunto per gli equilibri della squadra, in quanto l'ex cesenate non sembra conoscere fatica.
Nella sua posizione di ala tornante rappresenta l'alter ego di Brehme, spingendo con continuità sulla corsia di riferimento, non disdegnando sagaci inserimenti per concludere in prima persona.
Ovviamente i suoi compiti sono anche difensivi, tant'e che quando la squadra si trova in fase difensiva, Bianchi abbassa la sua posizione per coprire il compagno Bergomi passato alla marcatura diretta.
Leader assoluto della squadra è il tedesco Lothar Matthäus, giocatore a tutto campo dalla classe cristallina e dalla potenza impressionante.



 
Il suo calcio con il piede destro è realmente devastante ed anche dalla lunga distanza diventa da subito un pericolo per ogni portiere.
Dotato di un naturale carisma, in campo l'ex Bayern Monaco trascina letteralmente la squadra, abbassando ed alzando la propria posizione a seconda delle esigenze, dimostrando in tal senso un acume tattico molto sviluppato.
Il Trap stravede per lui, tanto da farne il cardine della squadra, non risparmiandogli lavate di testa, pur sapendo che il tedesco è l'elemento in grado di far compiere il salto di qualità.
A tal proposito è bene citare un curioso fatto, legato alla stagione precedente: all'indomani dell'acquisto del belga Vincenzo Scifo, Trapattoni viene interrogato dai giornalisti sulle possibilità dell'Inter di vincere il campionato.
L'esperto tecnico risponde sicuro:" Scifo è un ottimo giocatore, ma lo scudetto lo vinceremo l'anno prossimo, quanto prenderemo Matthäus".
Un attestato di stima che rappresenta un'iniziale investitura che troverà ampia conferma sul rettangolo di gioco.
Il reparto offensivo è composto da una coppia ancora oggi ricordata quale esempio di perfetta intesa ed ottimale amalgama di caratteristiche eterogenee.
Dalla Fiorentina viene ingaggiato in prestito l'argentino Ramon Diaz, per ovviare alla rinuncia all'algerino Rabah Madjer a causa di un infortunio.
Quella che sembra una soluzione di ripiego diventa invece una delle ragioni del successo, dal momento che Diaz assolve al meglio il compito di seconda punta, mettendosi a disposizione della squadra dal punto di vista tattico.
Come raccontato in un nostro precedente articolo, El Pelado dispone di grande classe e tecnica, applicandosi con costanza all'apertura di varchi per i compagni, dimostrandosi decisivo in più di una realizzazione (12 quelle in prima persona).
Del suo prezioso lavoro approfitta alla grande Aldo Serena, che arriva a ventinove anni a giocare la sua miglior stagione in carriera, segnando come mai prima.




L'attaccante di Montebelluna diventa il terminale offensivo di riferimento, arrivando a mettere a segno 22 reti, che gli valgono il titolo di capocannoniere del campionato.
Oltre al formidabile colpo di testa, da sempre sua specialità, Serena è implacabile per tutta la stagione, finalizzando con freddezza la mole di gioco costruita dalla squadra.
Lui e Diaz si trovano ad occhi chiusi e grazie ai continui e precisi rifornimenti dalla fasce l'attacco dell'Inter diventa letale per ogni difesa avversaria.



 
Una cavalcata inarrestabile che vede in Trapattoni l'artefice di una meticolosa costruzione di squadra implementata giornata dopo giornata.
La fame di vittorie di giocatori ed ambiente (l'ultimo scudetto risaliva alla stagione 1979/1980) ha completato il quadro, rendendo la squadra milanese famelica in campo e concentrata in ogni partita (solo due le sconfitte, una delle quali patita a campionato già vinto).
Vista la concorrenza agguerrita del Napoli di Maradona e del Milan di Arrigo Sacchi, solo con una storica impresa i nerazzurri avrebbero potuto prevalere in classifica.
E grazie alla guida del Trap, ad un gruppo di giocatori italiani tra i migliori in circolazione ed a tre campioni stranieri, tale è realmente stata.






Giovanni Fasani



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