Se si pensa al calcio colombiano spesso tornano alla mente immagini di allegria, di festa. Da Asprilla a Valderrama fino al più recente Cuadrado ci si può accorgere di aver di fronte giocatori di immenso talento con un'estrema voglia di divertirsi, far divertire e di sorridere. Non tutti però, sono così.
Ad Ebéjico, un comune montano nella provincia di Antioquia, il 26 settembre del 1975 nasce Gerardo Bedoya, definito da più fonti nel Regno Unito, nel 2012, "World's dirtiest footballer" ossia il giocatore più sleale del mondo. Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo la carriera di "El General".
Passa tutta la trafila delle giovanili come difensore centrale e talvolta terzino sinistro nel Deportivo Pereira squadra dell'omonima città non molto lontano da casa sua. Nonostante un fisico non proprio da centrale (175 cm per 70 Kg) con la sua proverbiale grinta riesce a sopperire alle carenze di fisico.
Con buone prestazioni attira su di se i fari di una delle più famose società colombiane, i biancoverdi del Deportivo Cali dove, nonostante una falsa partenza, grazie all'arrivo in panchina di Josè "El Cheche" Hernandez e un compagno di reparto del calibro di Mario Yepes, riesce a vincere il Campeonato Colombiano.
Viste le buone prestazioni ottenute con la maglia dei Los Azucareros viene convocato in nazionale dal CT Francisco Maturana per disputare la Copa America del 2001. Segna una rete fondamentale all'Honduras in semifinale, risultando pedina inamovibile della formazione e, complici compagni di squadra come Cordoba, Yepes e Aristizàbal, diventa capocannoniere con 6 gol, portando per la prima volta al trionofo la Colombia. In finale viene sconfitto per una rete a zero il Messico (immancabile cartellino di Bedoya, stavolta giallo).
La rete di Bedoya contro Honduras
Bedoya sembra pronto ad un'avventura lontano da casa e passa così
agli argentini del Racing Club di Avellaneda. E' in questa squadra che
inizia a mostrare i primi segnali di cedimento caratteriale.
Nel
Torneo Apertura del 2001/2002 in 12 presenze si porta a casa 2
cartellini rossi (nonostante questo il Racing vincerà il titolo) mentre
nel Torneo Clausura collezionerà un'espulsione su 17 partite.
Rientra al Deportivo Calì dove, durante un match, in preda alla pazzia, aggredisce un avversario con una ginocchiata.
Dopo alcune stagioni travagliate per via del suo carattere particolare, passate tra Argentina al Colon de Santa Fè (33 presenze e un paio di espulsioni), Messico al Puebla (15 presenze e un rosso) e di nuovo Argentina con il Boca (solo 3 misere presenze), c'è chi in patria è di nuovo disposto a scommettere su di lui. Per le due annate 2005 e 2006 gioca per l'Atletico Nacional de Medellìn. Non lascerà il segno nel suo nuovo team, lo lascerà invece addosso ad un giocatore avversario visto che, in preda ad un raptus, lo colpirà prima con una testata e successivamente con un bel gancio destro allo stomaco. Sarebbe una mossa vincente per un incontro di lotta libera, peccato che qui non siamo su un ring, ma su un campo da calcio. Risultato: 15 giornate di squalifica. Non male...
Passa quindi ai Millionarios di Bogotà e vi rimane per quattro stagioni. La squadra non è certo delle più competitive e il miglior risultato ottenuto è l'approdo alle semifinali di Copa Sudamericana nel 2007, eliminata poi dai messicani del America.
Il 2010 è tempo ancora di fare le valige. A stagione iniziata viene ceduto al Envigado dove gioca il Torneo Apertura (anche qui un paio di espulsioni) mentre passa per il Clausura al Boyacà Chicò (incredibilmente senza sanzioni).
L'ultimo atto ed anche il più conosciuto della sua carriera da "picchiatore" ha luogo il 23 settembre del 2012. Siamo allo stadio Nemesio Camacho, El Campìn per i più affezionati, esaurito in tutti i suoi quasi cinquantamila posti. Si sta giocando il derby di Bogotà tra Santa Fè e Millonarios, curiosamente ex squadra di Bedoya. Al minuto 33 la follia. Volano spintoni in area biancorossa e Bedoya, carico di tensione anche per colpa di qualche "numero" di troppo dell'avversario, colpisce con un pugno dritto in faccia il numero 10 del Millonarios Johnny Ramirez che cade a terra e si rotola dal dolore. El General, freddo come un ghiacciolo lo osserva. L'arbitro di corsa si avvicina ai due e mentre estrae il cartellino rosso Bedoya, con tranquillità, calpesta il viso del malcapitato attaccante. Portato fuori a forza dal campo si beccherà la bellezza di 15 e dico 15 giornate di squalifica in campionato.
Nel dopo partita pare che abbia rilasciato la seguente dichiarazione: "In Colombia si gioca duro". Giorni dopo quasi pentito disse " la cosa più difficile è stato spiegarlo a mia figlia". Onesto.
Conclude la carriera transitando in un altro paio di compagini colombiane ma soprattutto con un poco invidiabile record: la bellezza di 45 cartellini rossi in carriera. Neanche il mio macellaio saprebbe fare meglio.
Ma perchè nel titolo si parla di due record? Perchè attualmente Bedoya è vice-allenatore di Santa Fè ed a fine marzo, nella partita di debutto nel suo nuovo ruolo, indovinate un po'? Esatto: espulso per lamentele e insulti rivolti al quarto uomo.
Con buona pace di sua figlia.
Simone "Montiz" Montagna
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