L'Argentina è storicamente una nazione che ha dato i natali ad alcuni tra i più grandi talenti della storia del calcio, con specifico riferimento al ruolo del centravanti.
A tal proposito sembra incredibile come in ogni epoca calcistica sia presente un grande attaccante argentino, partendo dalla fase pioneristica fino ad arrivare ai nostri giorni.
Si può propriamente parlare di una vera e propria scuola argentina, atta a creare attaccanti dal gol facile dotati di ottima tecnica e di grande grinta.
L'elenco dei nomi sarebbe lunghissimo ed ognuno di loro rappresenta quanto di meglio si possa trovare a livello mondiale nel periodo considerato.
Nel 1938 a Mendoza viene al mondo quello che può essere considerato uno dei simboli della sua generazione, caratterizzando la sua carriera con un numero altissimo di gol.
Luis Artime è ricordato come un centravanti in grado di segnare e vincere in ben tre nazioni diverse, oltre per quanto da lui fatto con la maglia dell'Albiceleste.
A livello giovanile cresce dapprima nell'El Ciclon, prima di passare all'Independiente de Junin dove viene notato da alcuni osservatori dell'Atlanta, che lo tesserano nel 1959.
Con la squadra di Buenos Aires scende in campo 67 volte in Primera Division, segnando ben 50 reti . In particolare nel campionato del 1961 realizza 25 reti in 30 partite, attirando su di sé le attenzione del River Plate, che al termine della stagione lo acquista a titolo definitivo.
Con i Los Milionarios gioca tra stagioni condite da 70 reti nelle 80 partite disputate, che gli valgono due titoli di capocannoniere e due secondi posti nella massima serie argentina.
Proprio la Seleccion inizia a convocarlo con costanza a partire dal 1961, credendo fortemente nelle sue eccelse doti di realizzatore.
Artime è un tipico attaccante d'area di rigore, nella quale dimostra un tempismo perfetto per deviare alle spalle del portiere qualsiasi tipo si suggerimento.
Pur non essendo alto è valido nel gioco areo ed il baricentro basso gli permette di proteggere al meglio il pallone, sfruttando tale dote per liberarsi al tiro con facilità.
In campo sembra non temere nessun tipo di contatto e sembra maggiormente esaltarsi quando il gioco si fa duro, mostrando una notevole malizia nel trarre profitto da ogni contrasto.
Un simile talento diviene ben presto appetibile anche per il contesto europeo e nel 1965 il forte attaccante passa a sorpresa al Real Jaen, squadra spagnola militante in terza serie.
La mai chiarita scelta non si rivela azzeccata ed il giocatore torna ben presto in patria, per militare con reciproca soddisfazione nell'Independiente a partire dal 1966.
Sempre in tale annata ha la possibilità di disputate il suo primo Mondiale, volando con l'Argentina in Inghilterra.
Artime dimostra il suo proverbiale fiuto del gol segnando una doppietta nel match d'esordio con la Spagna, vinto dall'Argentina per 2-1.
Nella terza partita contro la Svizzera va nuovamente in rete al 52° aprendo le marcature, prima che Onega chiuda i conti sul definitivo 2-0.
L'avventura per la compagine Albiceleste termina ai quarti di finale per mano dell'Inghilterra, in una partita passata alla storia per la il cartellino rosso a Rattin, il quale espulso senza un giustificato motivo impiega ben 11 minuti per lasciare il terreno di gioco.
Il gol di Hurst, peraltro in fuorigioco, costringe l'Argentina a lasciare il torneo, pur senza alcun demerito.
Artime tramuta la delusione in grande determinazione e riesce finalmente a vincere il titolo nel 1967 anno dove conquista anche il titolo di miglior realizzatore, bissando il successo dell'anno precedente in tale classifica.
Le sue realizzazioni in maglia El Rojo gli valgono il ruolo di centravanti titolare anche durante la Copa America da disputarsi in Uruguay, dove la nazionale argentina parte come una delle favorite.
Artime va subito a segno nella prima gara contro il Paraguay nel 4-1 finale, per poi superarsi realizzando una bella tripletta nel match contro il Venezuela.
L'ispirato attaccante segna anche nel 2-0 contro il Cile nella penultima partita, permettendo all'Argentina di presentarsi all'ultima gara contro l'Uruguay con un punto di vantaggio sugli stessi padroni di casa.
Spinta dal pubblico amico, la Celeste ha la meglio grazie ad un gol Rocha e per Artime rimane solo la parziale soddisfazione di essere il miglior marcatore del torneo.
La delusione è per lui grandissima e nello stesso anno mette fine alla sua esperienza con la nazionale, chiudendo con il significativo bilancio di 24 reti in 25 apparizioni.
Nel 1969 decide, anche in questo caso clamorosamente, di lasciare l'Independiente dopo 45 reti in 72 di partite di campionato. In tale frangente sceglie di tentare l'avventura nel campionato brasiliano, accettando l'offerta del Palmeiras.
La nuova esperienza viene vissuta in modo particolare, tanto da scendere in campo solo 8 volte, riuscendo comunque a vincere il campionato nazionale dove segna 2 reti.
Al termine della stagione cambia nuovamente casacca e nazione, trasferendosi in Uruguay per giocare con il Nacional.
Nella nazione storicamente "nemica" per gli argentini Artime fa incetta di gol e trofei, diventando un vero e proprio idolo per i tifosi dei Tricolores.
La squadra vince per tre volte consecutive il titolo
nazionale (dal 1969 al 1971) grazie soprattutto ai gol del centravanti
argentino, che si laurea capocannoniere in tutti e tre i campionati,
realizzando complessivamente la bellezza di 61 reti.
Nel 1971 il Nacional vince per la prima volta la Copa
Libertadores e grande merito va proprio ad Artime, che con i suoi gol trascina
letteralmente la squadra fino alla finale contro l’Estudiantes.
Per avere la meglio dei rivali argentini serve addirittura
uno spareggio, dopo che le gare di andata e ritorno si sono chiuse con la
vittoria per 1-0 della squadra di casa: nella sfida decisiva giocata a Lima il
Nacional vince per 2-0 ed Artime realizza la seconda rete che chiude i conti.
Tale successo apre le porte per la disputa della Coppa
Interamericana (vinta contro il Cruz Azul) e della prestigiosa Coppa
Intercontinentale, da disputarsi contro il Panathinaikos, vista la rinuncia
dell’Ajax campione d’Europa in carica.
Artime è l’assoluto protagonista della doppia sfida, realizzando
il gol del pareggio nella partita di andata in Grecia e segnando una doppietta
in quella di ritorno, regalando la coppa alla squadra di Montevideo.
Dopo aver vinto tutto con la compagine uruguagia decide di
ritentare l’avventura in terra brasiliana, accettando nel 1972 l’offerta della
Fluminense. Tale scelta è dettata dalla sua ferma volontà di essere decisivo anche in Brasile e di vincere davvero da protagonista dopo il precedente successo con la maglia del Palmeiras.
Ancora una volta, però, in Brasile non riesce a rendere al meglio, collezionando solamente 9 presenze in stagione, ma mantenendo una notevole media realizzativa segnando 4 gol.
Nel 1973 decide di ritornare al Nacional per rinverdire i fasti delle precedenti vittorie; tuttavia il suo stato di forma non è più ottimale e le solo 10 presenze (con 4 reti) raccolte lo inducono a mettere fine alla sua carriera l'anno successivo.
L'aver vinto in tre paesi diversi lo rende un'autentica leggenda, anche se sicuramente le sue gesta in patria e, specialmente col Nacional, sono in assoluto l'apice della sua prolifica carriera.
A completare un percorso quasi perfetto ci sarebbe potuta essere l'affermazione con la maglia dell'Argentina, da lui fortemente voluta e probabilmente meritata, ma di fatto sfuggita anche per questioni "ambientali".
Resta il ricordo di uno dei più grandi centravanti del calcio sudamericano, così come ricordano anche le statistiche più o meno ufficiose: parte di esse gli attribuiscono grosso modo 1000 gol tra partite ufficiali e non.
Senza dilungarci in inutili quantificazioni, sembra palese che siamo di fronte ad un straordinario realizzatore, abile a rendere al meglio in contesti altamente competitivi.
Per chi ne ha apprezzato da vicino le gesta, il nome di Artime farà sempre rima con gol e vittorie.
Giovanni Fasani
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