martedì 7 aprile 2015

JOZSEF BOZSIK

Ogni era del calcio ha la sua squadra di riferimento e se ci focalizziamo sulle rappresentative nazionali degli anni '50 non possiamo non considerare come tale la grande Ungheria di Gusztav Sebes.
La compagine magiara del tempo è generalmente indicata come una delle squadre più forti di sempre, grazie alla qualità del gioco espresso e, soprattutto, per il talento dei grandi campioni che la compongono.
A livello di singoli non si possono non citare autentici fenomeni come Hidegkuti, Ferenc Puskas, Sandor Kocsis o il primo portiere "moderno" della storia, Gyula Grosics.
A parte quest'ultimo il riferimento va quasi inevitabilmente ai componenti del reparto offensivo, in quanto la rappresentativa ungherese può essere definita un'autentica macchina da gol.
Ma le trame del calcio danubiano sono molto più complesse e se gli attaccanti segnano con medie sbalorditive lo devono al lavoro ed alle geometrie di chi, in modo più oscuro, permette loro di mettere in mostra tutta la loro abilità.
Proprio per questo motivo Jozsef Bozsik è ricordato in patria come uno dei giocatori più importanti del periodo, essendo un'autentica colonna del centrocampo della squadra ed elemento cardine del gioco voluto da Sebes.


Nasce a Budapest nel 1925 ed ironia della sorte è vicino di casa proprio della famiglia Puskas, sviluppando con il giovane Ferenc una profonda amicizia.
L'amore per il calcio li porta ad approdare insieme nella giovanili del Kispest AC, dove iniziano la loro grande carriera agonistica.
A soli 18 anni Bozsik approda al blasonato Honved, trovando immediatamente spazio in prima squadra, grazie alle innate qualità tecnico-tattiche ed alla spiccata personalità.
Sembra il prototipo perfetto del perfetto mediano di scuola danubiana, distinguendosi per un'intelligenza calcistica di grande livello, corredata da una notevole tecnica di base.
Dotato di grande classe, è perfetto nella costruzione di gioco, alla quale si dedica con precisi passaggi, diventando in fretta il fulcro della manovra.
In campo predilige giocare sul versante destro della mediana, in una posizione leggermente abbassata per meglio sfruttare le sue indispensabili caratteristiche.
I dettami del calcio magiaro gli impongono anche un massiccio lavoro di copertura al quale assolve con determinazione e sagacia tattica; in fase di non possesso diventa un'autentica diga e si dimostra molto solido in fase di contrasto.
A livello assoluto non è esattamente velocissimo, ma sopperisce con la capacità di dare ritmo alla squadra, la quale ben presto si adatta alle sue caratteristiche e viene impostata per dargli il giusto sostegno agonistico.
L'Ungheria ha in pratica trovato uno dei primi playmaker della storia del calcio e tale ruolo diventa fondamentale anche per la forte rappresentativa nazionale.
A livello di club vince per 5 volte il titolo nazionale, con l'aggiunta delle storica Mitropa Cup vinta dall'Honved nel 1959, dopo una doppia finale con i connazionali dell'MTK.
Con i "Mighty Magiars" gioca per tutta la carriera, disputando nel solo campionato 447 partite.
I successi con la squadra lo gratificano come professionista, ma per avere accesso alla fama internazionale è decisiva la sua esperienza con la nazionale magiara.
Con quest'ultima esordisce nel 1947 in una vittoria per 9-0 contro la Bulgaria e da quel momento non abbandona i "Magyarok" fino al 1962, stabilendo con 101 partite il record ancora imbattuto di presenze per l'Ungheria.
Con la maglia del suo paese conquista la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1952, in un torneo letteralmente dominato dai giocatori di Sebes, che proprio ad Helsinki sbalordiscono tutti per tecnica ed affiatamento collettivo.
Nel 1953 l'Ungheria batte per 3-6 l'Inghilterra a Wembley, infliggendo ai maestri inglesi la prima sconfitta casalinga contro una squadra non appartenente al contesto britannico.
Bozsik gioca un'eccelsa partita e si toglie la soddisfazione di segnare una delle reti della propria squadra.


Tale prodezza gli consente di inserire il suo nome nel tabellino della storica vittoria, cosa particolarmente inusuale per lui, non essendo particolarmente avvezzo al gol: nell'Honved segna 33 in 19 stagioni, mentre in nazionale segna in totale 11 reti.
Alla luce di questo successo tutto il Mondo attende la performance dell'Ungheria all'imminente Mondiale del 1954, da giocarsi in Svizzera.
Le previsioni sono ovviamente molto positive, anche alla luce di un'amichevole giocata nel maggio dello stesso anno a Budapest: questa volta è l'Inghilterra a fare visita alla squadra magiara, la quale domina la rappresentativa inglese vincendo clamorosamente per 7-1.
Sebes dispone di una squadra collaudata. schierata con la sua variante del Sistema, mantenendo comunque la classica coppia di mediani composta da Bozsik e da Joszef Zakarias. A quest'ultimo spetta il compito di garantire agonismo al reparto e di supportarlo al meglio dal punto di fisico.
L'Ungheria batte per 9-0 la Corea del Sud e per 8-3 la Germania nel girone, dimostrandosi davvero di un altro livello rispetto alle concorrenti. Bozsik è uno dei migliori centrocampisti della rassegna, guadagnandosi l'unanime stima di stampa e pubblico.
Nei quarti di finale il Brasile viene battuto per 4-2, in una partita che sfocia in una rissa finale con massiccio intervento delle forze dell'ordine. A rendere aspro il confronto contribuisce stranamente proprio Bozsik, espulso al 71° con Nilton Santos per reciproche scorrettezze.
Il regolamento non prevede una squalifica ed il numero 5 magiaro è regolarmente in campo nella semifinale, dove l'Uruguay viene battuto solo ai supplementari, dopo che i tempi regolamentari si chiudono sul 2-2.
La finale mette di fronte l'Ungheria alla Germania, in una sorta di rivincita della partita giocata nel girone preliminare: la squadra di Sebes passa subito in vantaggio per 2-0, ma subisce la clamorosa rimonta tedesca e perde per 3-2.
In merito a questa partita si è detto e scritto di tutto: dal fatto che il campo fosse inzuppato per ostacolare il gioco magiaro, alle accuse di doping alla Germania fino a sospettare un preciso disegno della federazione ad impedire la vittoria dell'Ungheria, esemplificato da un gol annullato a Puskas nella finale.
Al di là dei sospetti, per la squadra ungherese è una cocente quanto inaspettata delusione, che non ha modo di essere successivamente sanata.
Nel 1956 la rivoluzione sociale ungherese ha conseguenze anche sugli equilibri della nazionale e su quelli delle squadre di club. Parecchi giocatori approfittano delle trasferte con quest'ultima per chiedere asilo politico alle nazioni ospitanti, decidendo di non fare ritorno in patria.
Solo Bozsik, Grosics ed Hidegkuti decidono di restare in patria, mentre tutti gli altri vengono per sempre esclusi dalla rappresentativa ungherese, anche nel periodo di attività calcistica.
La scelta di Bozsik è perfettamente in linea con il suo credo politico, che lo vede anche come parlamentare nelle file del partito socialista.
L'Honved è una delle squadre che più risentono di questa "fuga", tanto che dopo quest'anno non riuscirà a vincere il titolo fino al 1979.
A livello assoluto resta un'Ungheria parecchio indebolita, tanto da essere eliminata al primo turno al Mondiale del 1958, dopo un necessario spareggio contro il Galles perso per 2-1 al termine del girone iniziale. Le prestazioni del mediano ungherese risentono delle tensioni e della difficoltà della squadra, nonostante vada anche a segno nel primo match giocato contro la squadra gallese e terminato 1-1.
Nel 1962 decide di chiudere con la nazionale, proprio alla vigilia del Mondiale in Cile, quando gli acciacchi ed una condizione fisica scadente non gli consentono di proporsi ancora a grandi livelli. Per questo motivo nello stesso anno chiude definitivamente con il calcio giocato, lasciando un vuoto importante in tutto il movimento calcistico ungherese.


Dopo una non fortunata avventura come allenatore, muore nel 1978 a seguito di un arresto cardiaco.
Nella memoria di tutti resta il ricordo di un grande mediano, che per tutta l'Ungheria resterà per sempre "il Mediano".
Accanto a grandi campioni che con il pallone possono fare quello che vogliono, Bozsik si ritaglia un suo importante spazio, essendo in assoluto uno dei centrocampisti più forti del suo periodo ed uno dei più moderni, considerata l'evoluzione del ruolo da lui intepretato.


Giovanni Fasani

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