venerdì 23 gennaio 2015

VICENZA BY NIGHT

Quante volte negli ultimi anni ci siamo posti la domanda: "Ma che sta succedendo al calcio italiano?" Una frase magari detta dopo una pesante sconfitta o ad una clamorosa imbarcata delle squadre italiane in Europa o semplicemente quando concentriamo la nostra attenzione sui campionati esteri.
Le risposte a questo quesito sono innumerevoli e di certo non è questo il luogo adatto per discuterne.
Molto spesso colleghiamo un pensiero alle nostre risposte e suona più o meno così: "Ah come eravamo forti negli anni 90"; eh sì, negli anni 90 eravamo davvero forti ed i numeri non mentono mai: 18 trofei vinti a livello europeo (Coppa Campioni, Coppa UEFA, Coppa Coppe e Supercoppa Europea) più 14 volte una squadra italiana è arrivata in finale in una di queste competizioni. Sono numeri d'alta classe, ma sono anche numeri che ci fanno provare un senso di malinconia se pensiamo invece agli ultimi 10 anni del nostro calcio.
Pensare che in quegli anni c'era anche chi "poteva permettersi" di partecipare ad una competizione europea contro ogni pronostico, così come fece, nella stagione 1997/1998, il Vicenza allenato da Francesco Guidolin, storico allenatore abituato ad allenare in provincia e transitato anche da Udinese e Palermo.


Ma come fece il Vicenza ad accedere all'allora Coppa delle Coppe? Semplice, vinse la Coppa Italia nell'anno precedente, una specie di mosca bianca in mezzo alle vittorie di Fiorentina, Juventus, Milan e Parma, squadre molto più quotate dei biancorossi.
Negli ultimi vent'anni la Coppa Italia è poco considerata nel panorama calcistico italiano, spesso si tende a far giocare chi gioca meno, ma poi alla fin fine finisce per trionfare quasi sempre una squadra abituata a palcoscenici da finale.
Ma quel Vicenza aveva una marcia in più, regalandoci anche quell'alone di malinconia se pensiamo a che fine abbia fatto la squadra veneta.
Guidolin disponeva i suoi con il classico 4-4-2 dove tra i pali era titolare il fedelissimo Pierluigi Brivio, 7 stagioni passate con la maglia vicentina dopo la "promozione" dal più modesto Palazzolo.
La fascia sinistra era presidiata da Luigi Sartor, onesto terzino destro che non ha avuto troppe fortune con le maglie di Juventus ed Inter. Sulla sinistra Massimo Beghetto, uno dei primi italiani ad emigrare nel Regno Unito all'inizio del secolo; Beghetto vanta anche un'esperienza nello Sliema Wanderers, squadra maltese.
I due centrali, entrambi con un ottimo senso della posizione ed una coesione davvero invidiabile erano Giovanni Lopez, allenatore per altro del Vicenza nella scorsa stagione e Fabio Viviani, spesso impiegato anche a centrocampo (suo ruolo naturale) essendo dotato di una spiccata propensione alla corsa.
Sulla fascia destra Giuliano Gentilini, autentico gira-Italia avendo vestito ben 19 maglie diverse nel nostro paese; sulla sinistra corsa e polmoni ce li metteva Gabriele Ambrosetti, cresciuto calcisticamente nel Varese e transitato (solo 16 presenze ufficiali) al Chelsea pre-Abramovich tra il 1999 ed il 2001.
Nella parte centrale Domenico Di Carlo, mediano con un gran senso della posizione ed autentica bandiera dei biancorossi con cui ha vissuto gioie e dolori per 10 anni, intraprendendo negli ultimi tempi una poco prolifica carriera da allenatore.


Giampiero Maini abbinava corsa ed impostazione, senza eccellere nel secondo fondamentale, ma comunque prezioso per la manovra che prevedeva spesso la soluzione larga per mettere in moto soprattutto Ambrosetti.
Davanti la coppia Roberto Murgita, attuale assistente di Giampiero Gasperini al Genoae Giovanni Cornacchini garantivano gol e soluzioni diverse. Il primo più abile nel gioco di sponda, il secondo più ficcante e sempre pronto ad inserirsi negli spazi lasciati liberi dalle difese.


L'avventura in Coppa Italia (doveroso ricordare come dopo 10 giornate il Vicenza fosse da solo in testa alla classifica) inizia con la vittoria sulla Lucchese dove protagonisti dei gol sono Maurizio Rossi, "riserva di lusso" e classica ala vecchio stampo in grado di percorrere tutta la fascia e Cornacchini; mentre nel secondo turno i biancorossi si guadagnano il quarto di finale contro il Milan dopo aver sconfitto il Genoa nello spareggio grazie ancora ad un gol dell'attaccante classe 1965, in barba a chi lo credeva finito dopo l'opaca stagione al Bologna.
Mentre tutti credono in uno stop della mina vagante Vicenza, la squadra di Guidolin impone la sua legge anche contro il Milan, pareggiando 1-1 a San Siro (Ambrosetti e Baggio) e tirando giù la saracinesca al Menti due settimane dopo chiudendo sullo 0-0 al termine dei 90 minuti.
A questo punto l'ambiente inizia a credere nell'impresa ed il Menti diventa un vero e proprio fortino da tutto esaurito, come nella semifinale di andata dove a cadere sotto i colpi di capitan Di Carlo e soci è il Bologna di Renzo Ulivieri che se ne torna in Emilia sconfitto dalla rete di Murgita a fine primo tempo.
Il ritorno si gioca al Dall'Ara ed un gol di Scapolo sembra indirizzare la gara ai supplementari, ma i rossoblu non hanno fatto i conti col gol dell'ex, sarà infatti Cornacchini a regalare la finale al minuto 89 con un sinistro al volo da pochi passi.
Arriva così la doppia finale da contendere al Napoli. Pecchia regala la gara di andata ai partenopei siglando l'unica rete della partita al minuto 21 con Brivio che evita almeno un paio di gol che sarebbero stati letali; mentre il ritorno in un Menti completamente biancorosso vede la squadra di casa passare (ironia della sorte al 21') in vantaggio grazie al gol in mischia di Maini. Fino al 90' non vengono realizzati altri gol e viene espulso Caccia nel Napoli. Il resto lo commentano le immagini.


A questo punto per il Vicenza si aprono le porte dell'Europa, quell'Europa conquistata già nella stagione 1977/1978 ma che si interruppe l'anno dopo nei trentaduesimi a seguito della sconfitta contro il Dukla Praga. L'approdo in Europa (alla terza stagione consecutiva in serie A) richiede ovviamente una rosa all'altezza. Dopo la conquista della Coppa Italia Murgita passerà al Piacenza, mentre Maini andrà a vestire la magia del Milan senza troppe fortune. Cornacchini ha invece preso la via di Padova. La società passa dalle mani dell'imprenditore Pieraldo Dalle Carbonare a quelle di Paolo Scaroni con la complicità del gruppo inglese ENIC. Arrivano numerosi acquisti, su tutti Pasquale Luiso (FOTO), il toro di Sora, classico bomber rapido in grado di tenere in allerta le difese avversarie. Nella sua carriera non ha mai segnato molto, ma Luiso sta andando incontro alla sua stagione migliore, trascinando il Vicenza soprattutto in Europa. Alla corte di Guidolin arrivano anche un giovanissimo Francesco Coco, il talento puro e cristallino di Lamberto Zauli. Marco Schenardi preziosissimo a centrocampo ed un Massimo Ambrosini in prestito dal Milan che lo ha prelevato dal Cesena. Gustavo Mendez e Ricardo Canals danno più peso alla difesa ed al centrocampo impreziosito dalla presenza di Roberto Baronio.
Marcelo Otero ed Arturo Di Napoli completano il reparto avanzato alternandosi una maglia da titolare.


Come fosse abituato a palcoscenici di un certo livello, i veneti abbattono già nel primo tempo il Legia Varsavia al Menti nei sedicesimi grazie a Luiso ed Ambrosetti.
Nella gara di ritorno il muro biancorosso resiste fino al 56' quando Kacprzak accorcia lo svantaggio, ma a pochi minuti dalla fine Zauli approfitta di un contropiede con il Legia riversato in avanti alla ricerca del gol che avrebbe spedito tutti ai supplementari.
Venisse giocata ora la partita sarebbe a senso unico, ma nel 1997 Vicenza-Shakhtar Donetsk era più che una partita equilibrata, un degno ottavo di finale che la corazzata di Guidolin risolse già in Ucraina grazie alla doppietta di Luiso ed al gol di Massimo Beghetto, altro rinforzo "di lusso" della nuova proprietà per un 3-1 finale che non lascia scampo ai malcapitati ucraini. Nella gara di ritorno vanno in gol ancora Luiso e Viviani, nel mezzo il momentaneo pareggio di Serhey Atelkin, transitato in Italia con la maglia del Lecce.
Quando il gioco dovrebbe farsi più duro ecco che i temibili vicentini annientano con un secco 4-1 il Roda in terra olandese e manco a dirlo è Luiso ad aprire i conti realizzando poi una doppietta impreziosita da Belotti ed Otero. Dell'ariete Peeters l'unica marcatura giallonera.
Il match di ritorno è ancora più roboante. In un Menti tirato a lucido gli uomini di Guidolin scatenano un uragano che si abbatte sui poveri olandesi. Un pokerissimo che porta le firme di cinque marcatori diversi complice una difesa avversaria da brividi.



A questo punto, senza quasi accorgersene, si arriva alle semifinali. L'urna oppone il Vicenza al Chelsea; ovviamente non sono i Blues che abbiamo conosciuto nell'ultimo decennio, ma annoveravano tra le proprie fila giocatori del calibro di Gianfranco Zola, Gianluca Vialli e Roberto Di Matteo, nonché Ed De Goey, portiere della nazionale olandese.
Il Vicenza torna a giocare in casa la gara di andata, il modulo è sempre il 4-4-2 con Ambrosini ancora una volta al fianco di Di Carlo e con Luiso e Zauli a formare il tandem d'attacco. E proprio Zauli dopo un quarto d'ora compie una magia agganciando un difficile pallone e girandosi per infilare la porta di De Goey all'angolino basso, un gol che merita di essere visto e rivisto più volte.


Fino al 90' non accade più nulla e si arriva quindi alla sfida dello Stamford Bridge in programma il 16 aprile. Guidolin ripropone la stessa formazione ed a testimonianza di un carattere davvero solido il Vicenza passa in vantaggio col suo bomber più prolifico, Pasquale Luiso che poco dopo la mezzora zittisce il pubblico londinese con un potente destro che non lascia scampo a De Goey; con l'andare della partita la maggior attitudine a certe sfide fa uscire il Chelsea che troverà il pareggio con Poyet prima del 45' e nella ripresa i gol di Zola e Hughes metteranno la parola fine alla bellissima avventura vicentina.



Nel finale l'espulsione di Ambrosini ed un'occasione d'oro non sfruttata da Di Napoli calano il sipario su una delle più belle cavalcate europee che l'Italia intera ricordi; perché se è vero che quando scendono in campo le rivali della propria squadra si propende per la straniera, col Vicenza di Guidolin un pò tutti abbiamo sognato che i veneti conquistassero la coppa.
Nell'albo d'oro sarà presente ovviamente il Chelsea, ma nella memoria degli sportivi sarà ben impressa una squadra d'oro, composta da giocatori essenziali con nessuna primadonna a pretendere le luci della ribalta.


Matteo Maggio

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