martedì 13 gennaio 2015

GLI ANNI D'ORO DELLA GRANDE REAL SOCIEDAD

Storicamente la Liga spagnola è caratterizzata dall'alternanza al vertice tra Barcellona e Real Madrid, in grado di vincere 54 delle 83 edizioni finora disputate.
Altra caratteristica di tale torneo è la presenza di sporadici cicli aperti da qualche altra squadra, solo in apparenza di livello minore a quello delle due "superpotenze".
Scorrendo l'albo d'oro è possibile rendersi conto di tale fenomeno, dove alcune compagini sono riuscite ad iscriverci il proprio nome, sfruttando al meglio un momento di smalto tecnico quasi irripetibile.
Nelle stagioni 1980/1981 e 1981/1982 troviamo come campione nazionale la Real Sociedad, squadra di San Sebastian alle prime e finora uniche vittorie nella suddetta competizione.


Artefice di queste doppia impresa è il tecnico Alberto Ormaetxea che viene nominato allenatore del club nel 1979, dopo aver giocato con "La Real" fino al 1974 ed esserne stato vice allenatore dallo stesso anno.
Nella sua prima stagione la squadra arriva ad un soffio dal titolo, anche se sarebbe meglio asserire che il titolo lo butti davvero via: imbattuta fino all'ultima giornata, la squadra basca subisce la sua unica sconfitta proprio in tale giornata ad opera del Siviglia, venendo superata dal Real Madrid. Nell'ultima giornata risulta inutile la vittoria sull'Atletico Madrid, lasciando invariata la classifica finale, con la Real Sociedad che termina seconda per un punto, con una sola sconfitta subita e solo 20 reti al passivo.
Da questi freddi numeri si possono già intuire i dettami tattici dell'allenatore di San Sebastian, che risulta altresì bravo nel far smaltire la delusione della beffa subìta in costruttiva rabbia agonistica.


Ritenuto un difensivista, Ormaetxea è in realtà un allenatore pragmatico ed attento, in grado di impostare la squadra in modo perfetto, distinguendosi dal punto di vista tattico per una preparazione maniacale delle partite.
Inoltre riesce ad ottenere il massimo dai suoi giocatori, grazie alle sue capacità motivazionali, che inducono anche atleti non di massimo livello a dare tutto in campo ed a sentirsi coesi con l'obiettivo comune.
Le sue squadre sono particolarmente attente nelle fasi di contenimento, tanto da risultare sempre tra le meno battute del torneo. 
In un certo senso è come se capisse di avere un certo gap tecnico con i più blasonati club, riuscendo a sopperirvi con una spiccata attitudine difensiva ed a movimenti offensivi collaudati e mai banali.
In assoluto è possibile rappresentare le sue scelte abituali con lo schema sottostante, rimasto praticamente invariato nel periodo considerato.


La rosa è composta quasi esclusivamente da giocatori di origine basca, fattore che rende ancora più forte l'attaccamento alla maglia, tenuto conto che l'ossatura base della squadra è la stessa da alcuni anni.
Inoltre molti dei componenti della rosa sono cresciuti calcisticamente nel club, completando tutta la trafila giovanile ed esordendo nel San Sebastian, squadra satellite della Real Sociedad.
Il grande senso di appartenenza ed il grande sostegno del pubblico sono le armi in più dei ragazzi di Ormaetxea, che riesce realmente a fare la differenza quando gioca allo stadio Atotxa.
Trai i pali troviamo Arconada, uno dei portieri più forti della storia calcistica spagnola e titolare inamovibile della relativa nazionale dal 1977 al 1985.
La sua abilità tra i pali e la sua capacità di comandare il reparto sono una delle chiavi dell'impenetrabilità della retroguardia dei "Los Txuri-Urdin", dei quali è un vero e proprio simbolo ed indiscusso capitano.
I difensori fanno dell'attenzione nelle marcature il loro punto di forza, distinguendosi per tignosità e per l'affiatamento con il quale si oppongono alle punte avversarie.
Curiosamente sono quasi sempre esclusi dalla selezione spagnola, eccezion fatta per Gorriz, che in carriera vi gioca per 12 volte, anche se solo a partire dal 1988.
Kortabaria dimostra invece spiccate doti offensive, trovando con buona regolarità la via della rete. Il suo rapporto con la nazionale si incrina già nel 1977, a causa di ragioni politiche.
Indubbiamente il lavoro svolto dal tecnico li ha portati a notevoli miglioramenti individuali e ad una maggior sicurezza, derivante anche dalla grande copertura che ricevono dal resto della squadra.
Il trio di centrocampo riesce perfettamente in tale funzione, garantendo un filtro perfetto e garantendo una corsa infinita a sostegno della squadra.
Ma il loro compito non si limita alla quantità, essendo tutti abili negli inserimenti e nel trovare la soluzione offensiva vincente. Nella Liga 1980/1981 realizzano in tre ben 13 reti, con Zamora addirittura autore di 7 centri.
Quest'ultimo ha inoltre un'ottimo feeling con la nazionale, così come  Perico Alonso, mentre Diego Alvarez può contare solo su una presenza con la "Selecçion".
Perico Alonso avrà successivamente l'occasione di rimpinguare il suo palmares passando al Barcellona nel 1982, l'unico a "tradire" la causa bianco-blu negli anni a venire.
Futuro che avrà anche Josè Maria Bakero, altro talento della "cantera" ed in assoluto uno dei profili più interessanti dell'epoca, tenuto conto dei soli 17 anni.
Il tridente offensivo è quanto di più eterogeneo si possa presentare in un reparto avanzato e le posizione assegnate nello schema sono puramente indicative.
Satrustegui è il giocatore più prolifico, confermandosi nelle stagioni considerate come uno dei principali realizzatori della Liga.
Lopez  Ufarte, nato in Marocco da genitori spagnoli, è un giocatore rapido e tecnico, non esattamente un "cannoniere", ma in grado di assicurare giocate ed un movimento continuo.
Idigoras è invece un attaccante in grado di giocare al meglio per la squadra, dimostrando una grande duttilità ed una grande completezza dal punto di vista tecnico-tattico. 
In fase di non possesso la Real Sociedad si chiude perfettamente a riccio, iniziando a difendere con gli attaccanti, ma il tutto viene fatto con metodo, riuscendo al meglio a distendersi con profitto una volta riconquistata la palla.
La Liga 1980/1981 vede la squadra di San Sebastian terminare il campionato con gli stessi punti del Real Madrid, ma sono gli uomini di Ormaetxea ad aggiudicarsi il titolo, in virtù dei migliori risultati negli scontri diretti.
La Real Sociedad costruisce il suo successo sul suo proverbiale ordine tattico, che le consente di subire solo 29 reti, dimostrandosi la difesa meno battuta del campionato.
A livello di singoli spiccano le 16 reti di Satrustegui, miglior marcatore della squadra e decisivo nello sbloccare più di una partita.


Considerando il reparto offensivo non si può non citare anche Pedro Uralde, il quale partendo spesso dalla panchina si è dimostrato attaccante dal notevole fiuto per il gol.
Nella stagione successiva l'unica mossa di mercato significativa riguarda la cessione di Idigoras, con la "promozione" a titolare fisso proprio di Pedro Uralde.
Ancora una volta un'ottima impostazione tattica consente alla Real Sociedad di essere la difesa meno battuta della Liga, migliorando anche il passivo rispetto al campionato precedente (solo 26 le reti subite in 34 partite).
La squadra basca ha la meglio su Barcellona e Real Madrid, al termine di un'appassionante lotta che la vede prevalere di due punti sui "Blaugrana" e di tre sulle "Merenguses" (clamorosamente sconfitti nell'ultima giornata a Santander contro il Racing).
Se la difesa ha fatto al solito il proprio dovere, l'attacco è stato il vero fattore determinante per il successo: il tridente Satrustegui-Ufarte-Uralde mette a segno complessivamente 38 reti sulle 58 complessivamente realizzate, dimostrando doti rilevaneti, ma anche movimenti e sincronismi perfettamente applicati in campo.
Tutto ciò a riprova del fatto che sia riduttivo e forse oltraggioso tracciare Ormaetxea di essere un totale difensivista.
La gioia per il successo nazionale è in parte mitigata dalla delusione per la precoce eliminazione dalla Coppa dei Campioni, avvenuta per mano dei bulgari del CSKA Sofia nel primo turno.
Alla luce di questo risultato, nella stagione 1982/1983, il club tenta di cogliere soddisfazioni in campo europeo, tanto da tralasciare in parte il campionato, terminato solo al settimo posto. 
Il progetto riesce al meglio, tanto che la Real Sociedad viene eliminata solo in semifinale dall'Amburgo, futuro vincitore della competizione.
Nei turni precedenti i ragazzi di Ormaetxea danno grande prova di se, eliminando Vikingur, Celtic e Sporting LIsbona, destando in un contesto internazionale un'ottima impressione per affiatamento e perizia tattica.
L'eliminazione arriva esattamente all'84° della partita del girone di ritorno, quando una rete di von Heesen regala il 2-1 ai tedeschi, dopo il pareggio per 1-1 avvenuto in Spagna.
Contro i futuri campioni europei la compagine basca si dimostra pienamente all'altezza, mettendo con merito il proprio nome nelle squadre più forti del periodo.
Se la Liga non porta grandi soddisfazioni, la neonata Supercoppa Spagnola regala invece una gioia immensa ai tifosi del "Txapeldun".
Nella doppia sfida viene infatti battuto il Real Madrid, vincitore della precedente Coppa del Re. Dopo la sconfitta per 1-0 al Santiago Bernabeu, Arconada e compagni giocano la gara perfetta al ritorno, rifilando un 4-0 storico al Real, allenato dalla leggenda Di Stefano.


Una rete di Uralde al 53° impatta le sorti della sfida e nei supplementari arrivano le reti di Lopez Ufarte e ancora di Uralde, prima dell'autorete di Salguero.
Tale storico successo è l'ultimo atto messo in scena dalla Real Sociedad di Ormaetxea, appena prima che il logorio fisico e motivazionale ponesse fine ad una squadra davvero leggendaria.
Ancora una volta il calcio ci insegna che non sempre i campioni ed i soldi sono sufficienti per ottenere i risultati; a volte occorre trovare un allenatore bravo e preparato ed un gruppo di atleti di ottimo livello, perfettamente amalgamati in una macchina tattica davvero vicina alla perfezione.



Giovanni Fasani

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