Quanto volte nel mondo del calcio abbiamo assistito a giocatori tanto geniali quanto sregolati, oppure ad eccelsi talenti oppressi da regimi biechi in grado di tarparne le ali del meritato successo?
L'elenco in entrambi i casi è purtroppo lungo, ma nel caso di Titus Ozon le due casistiche si fondono in un unico esempio, magico in campo quanto tormentato al di fuori.
Dal punto di vista calcistico sono due le cose che meritano di essere evidenziate: Nas, così chiamato per la lunghezza del suo naso, è un talento cristallino dotato di tecnica e gusto per la giocata, rivelandosi soprattutto un fanatico del dribbling, da lui provato con insistenza ed impressionante efficacia. Chi pensa sia solo un effimero giocoliere è in evidente errore, essendo il campione di Bucarest un eccellente realizzatore, tanto da segnare 161 gol in campionato alla notevole media di 0,58 reti a partita. I titoli di capocannoniere vinti nel 1952 e 1953 la dicono lunga sulla sua incisività nei pressi della porta.
La seconda evidenza della sua carriera è di non essere legato stabilmente alla squadra più importante con la quale ha giocato, la Dinamo Bucarest, con la quale giocherà in due momenti diversi e a causa della quale passerà diversi guai e patirà pesanti tormenti.
Sin dagli esordi nell'Unirea Tricolor si mostrerà un fervente anticomunista. facendosi trascinare dal estroverso carattere nel rendere palese tale avversione politica, anche quanto passa alla Dinamo Bucarest, la squadra del Ministero degli Interni. Quest'ultimo inizia ben presto a tormentarlo con vari giorni di gattabuia ed addirittura una deportazione.
In cuor suo sembra privo di timore, forse a causa dell'infanzia spesa nella baraccopoli del quartiere di Oborul, dove ha imparato a giocare a pallone, ma dove ha anche imparato sulla sua pelle l'iniquità della società rumena. Prendere ordini e assumere un basso profilo non rientrano decisamente nelle sue abitudini.
Prima di procedere con le pene sofferte, vale la pena ricordare un episodio simpatico avvenuto al termine di una partita giocata a Timisoara nel 1956, quando segna quella che a memoria è il suo unico gol di testa in carriera (di naso per i compagni più burloni); al rientro negli spogliatoi uno spettatore decide di dargli una gallina, che Nas decide di portare con se, salvo accorgersi al termine della doccia che la stessa fosse scappata dalla finestra.
Molto più grottesco e per certi versi incredibile quello che successe in un'amichevole contro la Dinamio Tbilisi: in un clima ovattato dalla propaganda e dal reciproco rispetto si permette di fare un tunnel alla stella avversaria Avtandil Gogoberidze, finendo per essere etichettato come "nemico del popolo" dal regime, incolpato di voler deridere il popolo sovietico e punito con un decurtazione dello stipendio e con un giorno di prigione.
Sono in molti però, lui compreso, ad imputare tale persecuzione alla decisione di passare all'FC Progresul Bucarest, squadra non esattamente di prima fascia nella quale decide di approdare nel 1955, non potendo più sopportare il clima intorno al Rapid Bucarest
Nonostante i due titolo di capocannoniere e le magie regalate, non si sente a proprio agio nel contesto della Dinamo, austero e troppo legato al regime politico ed alla cerchia governativa rappresentata.
Dal punto di vista tecnico il suo impatto con i Bancarii è prorompente, con le 41 reti in 58 partite ad ulteriore conferma di essere a tutti gli effetti di fronte ad un fenomeno, in grado tra l'altro di garantirsi il favore del pubblico e di qualche pezzo grosso all'interno del partito.
Lontano dai guai non riesce però a stare, anche se a volte sembrano che siano i guai a cercare lui; la Securitate non gli toglie gli occhi di dosso, anche in virtù del suo trascorso con l'Unirea Tricolor dalla quale deriverebbe una certa sua simpatia legionaria, che gli vale anche un procedimento di deportazione.
Nas, guidato dalla sua forte indole, sfugge al provvedimento e nascosto in una macchina di un conoscente raggiunge la sede della federazione, dove presenta ricorso e, forzatamente, anche perdono. La leggenda narra che per architettare la rocambolesca fuga abbia abbia ingannato una guardia armata che sorvegliava l'edificio dov'era confinato, eludendo poi le squadre di poliziotti sguinzagliati alla sua ricerca.
L'accusa viene ritirata, a conferma della bontà di certe sue conoscenze, ma il suo nome rimane per sempre segnato a caratteri cubitali nel libro nero della polizia governativa.
Ormai è un nemico del popolo a tutti gli effetti ed il governo mai gli perdonerà di aver fatto di testa sua nel 1955, sfidando autorità, partito e buon senso.
Nel 1958 avviene un nuovo fatto che mette fine alla sua esperienza con il Progresul e con la nazionale rumena, finendo addirittura nel campo del codice penale. Di ritorno da una trasferta in Albania viene fermato alla dogana con 3000 bottoni d'avorio, a suo dire parziale compenso per le sue prestazioni, finendo per essere accusato di contrabbando e punito con la sospensione dall'attività agonistica a tempo indeterminato.
Disperato si rivolge al segretario generale del Partito dei Lavoratori, Gheorghe Gheorghiu-Dej, supplicandolo affinché gli permetta di tornare a giocare: il noto politico, grande appassionato di calcio, decide di intercedere, a patto che Ozon si trasferisca immediatamente al Rapid Bucarest, squadra per la quale Dej fa un tifo sfegatato. Inutile dire come Nas accetti di buon grado la proposta di giocare con i Giuleșteni.
Con la nuova maglia regala gli ultimi lampi della sua immensa classe, vincendo tra l'altro il suo unico trofeo ufficiale in carriera, vale a dire la Coppa dei Balcani 1963/1964, proprio nell'ultima stagione agonistica, prima di consegnare il suo nome alla leggenda e, forse, alla futura scenografia di un film.
Non riuscirà invece a continuare la sua esperienza con la nazionale del suo paese, terminata con 22 presenze e 7 go e con la partecipazione ai Giochi Olimpici del 1962.
La statua dedicatagli vicino alla stazione ferroviaria di Bucarest e la sezione del circondante parco a lui intitolata restano ad immortale memoria di un campione unico, geniale in campo quanto vessato fuori.
Giovanni Fasani
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